Ilva, tutti gli errori di Mittal
Ecco le osservazioni di Legambiente sulla nuova Aia
TARANTO
- “La mancanza di innovazioni nel processo produttivo del Piano
ambientale Ilva targato Mittal ripropone drammaticamente il conflitto
tra lavoro e salute: in loro assenza solo un forte contenimento della
capacità produttiva potrà infatti consentire l’esercizio degli impianti
senza che si ripropongano in futuro scenari nefasti in termini di morti e
malattie. Riservandosi la possibilità di tenere in esercizio entrambe
le linee di sinterizzazione e di riavviare due delle quattro batterie
fermate AM InvestCo adombra invece una configurazione produttiva in
antitesi con la tutela della salute di cittadini e lavoratori.
Una sorta di cavallo di Troia foriero di possibili ricatti occupazionali nel momento in cui la trattativa con i sindacati entrerà nel vivo della discussione e si affronterà la definizione
dell’effettivo Piano Industriale sul quale permangono, allo stato, ampi margini di indeterminatezza”. è quanto si legge in un documento di Legambiente. “Riteniamo perciò essenziale giungere alla definizione di un nuovo Piano Ambientale rigoroso, a maglie strette, che non lasci spazio a trattative eventualmente condotte con la volpe sotto l’ascella. Per questo ci sembra innanzitutto necessario subordinarne la determinazione alle risultanze della Valutazione del Danno Sanitario, a partire da quella già effettuata da ARPA Puglia e ASL che ha evidenziato la persistenza di rischi sanitari anche ad A.I.A. del 2012 pienamente attuata. Da qui, in assenza di innovazioni di processo, la necessità, che ribadiamo con nettezza, di ridurre la capacità produttiva complessiva autorizzata ben al di sotto degli 8 milioni di tonnellate/anno. Arpa Puglia, nelle sue Osservazioni, indica in 6 milioni la soglia da non superare per non esporre la popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto ad un rischio cancerogeno non accettabile. I gravi ritardi sin qui registrati nella piena attuazione dell’A.I.A. rendono oltremodo intollerabili gli annacquamenti dei tempi e delle misure previsti dal Piano targato Mittal che vanno, al contrario, rafforzati per meglio tutelare la salute di cittadini e lavoratori. Appaiono quindi necessarie altre misure, a partire da quelle sui wind days, indicate nelle nostre Osservazioni di cui riportiamo, di seguito, alcune delle principali richieste e notazioni.
TEMPI DI ATTUAZIONE - Il nuovo piano targato Mittal si caratterizza per una generalizzata richiesta di dilatazione dei tempi di attuazione degli interventi disposti, priva di giustificazioni, portando da 28 a 70 i mesi necessari per la realizzazione delle prescrizioni previste. Legambiente chiede che tutte le previsioni temporali siano ricondotte alle tempistiche di attuazione indicate nel Piano delle misure in vigore con particolare riferimento alla copertura dei Parchi Minerali, alla fermata della Batteria 11, alla installazione del sistema di controllo della pressione dei singoli forni nell’area Cokerie, all’adeguamento ai limiti normativi per le sostanze pericolose degli scarichi degli impianti produttivi, alla Certificazione prevenzione incendi
PARCHI MINERALI - La copertura dei parchi primari rientra tra gli interventi più urgenti da espletare e più attesi dalla popolazione; ad essa va attribuita la massima priorità considerando l’opportunità di creare aree verdi in grado di mitigarne l’ impatto paesaggistico. Per i parchi minori AM InvestCo chiede l’approvazione di un progetto alternativo alla copertura mediante l’installazione di barriere frangivento e procedure di bagnatura dei cumuli. Riteniamo irricevibile il progetto che comporta il ricorso a sistemi di contenimento delle polveri che l’esperienza pregressa ha dimostrato non adeguati.
Esprimiamo forti perplessità sulla richiesta di non coprire i nastri trasportatori posti all’interno delle aree per le quali è prevista la copertura.
FOG CANNON - Il rumore prodotto dai fog cannon impatta negativamente, specialmente nelle ore notturne dei mesi estivi, sulla popolazione residente nei quartieri limitrofi all’area industriale. Legambiente richiede che tutti i fog cannon vengano dotati di apparecchiature atte ad abbattere le emissioni sonore
COMPARTO ARIA - Si richiede: l’emissione di fideiussione di importo adeguato a coprire futuri interventi di dismissione e bonifica - il confinamento / incapsulamento, salvo difficoltà tecniche insormontabili, degli impianti e delle parti del processo produttivo responsabili delle emissioni diffuse e fuggitive - l’adozione generalizzata di filtri a tessuto per le varie fonti di emissione - il monitoraggio e/o campionamento in continuo di macro e micro inquinanti e l’implementazione del sistema di videosorveglianza . Si sollevano perplessità circa la sostituzione del sistema BSSF con un altro a cappe mobili nelle aree GRF ed IRF.
WIND DAYS - Per attenuare i rischi sanitari a carico della popolazione Legambiente propone di incrementare il contributo dell’azienda volto a ridurre le emissioni di polveri rispetto ad una giornata tipo, più specificatamente si richiede di ridurre del 20% la quantità totale di minerali e fossili ripresi da parchi primari, garantire una filmatura tripla dei cumuli di materie prime stoccati nei parchi primari, ridurre almeno del 20% il numero delle operazioni di caricamento/ sfornamento e spegnimento del coke, l’allungamento dei tempi di distillazione da 24 a 28 ore, il rallentamento della produzione della cokeria in rapporto ai dati del monitoraggio in continuo, il rallentamento del processo di sinterizzazione.
COKERIA - Si richiede la chiusura di almeno quattro delle batterie dal maggior impatto ambientale e dalla minore efficienza tecnologica. AM InvestCo si riserva invece la possibilità di riavvio per due batterie attualmente ferme senza fornire informazioni circa le maggiori emissioni ad esse collegate, quantificando in 199 tonnellate/anno di polveri nel 2023 il contributo emissivo per sei batterie in esercizio. Appare plausibile supporre che la messa in esercizio di altre due batterie comporterebbe un incremento di circa 60 tonnellate/anno di polveri. Ritenendo non accettabili tali incrementi delle emissioni inquinanti Legambiente chiede che le cokerie 3, 4, 5 e 6 vengano tutte demolite. Si esprime contrarietà alla proposta di riduzione da 24 a 20 ore dei tempi di distillazione del carbone.
ALTIFORNI - Per l’abbattimento della CO2, di cui l’Ilva è tra le maggiori responsabili nel Paese, si richiede l’adesione alle varie proposte formulate nel Programma europeo ULCOS, al cui consorzio sia Ilva che ArcelorMital aderiscono. Si richiede la copertura dei canali di colata per tutti gli altiforni ritenendo insufficienti gli impianti di captazione delle emissioni.
AGGLOMERATO - AM InvestCo si riserva la possibilità di tenere in esercizio la seconda linea di sinterizzazione. In alcuni recenti report Ilva si calcola che utilizzando una sola linea si otterrebbero rilevanti risultati in termini di minori emissioni pari, in tonnellate/anno, a 2956 per gli ossidi di azoto, 4114 per l’anidride solforosa e 250 per le polveri. Considerata la rilevanza delle minori emissioni ottenibili Legambiente chiede che venga autorizzato l’esercizio di una sola linea dell’impianto di sinterizzazione Si ribadisce l’importanza del campionamento in continuo delle emissioni di diossina dal camino E 312 e l’adozione di adeguate modalità di gestione e smaltimento delle pericolose polveri degli elettrofiltri MEEP dell’agglomerato e dei altri filtri installati sui vari impianti.
ACCIAIERIE - Nonostante l’implementazione della procedura operativa di tipo RAMS volta ad eliminare il fenomeno dello “slopping” occorre rilevare come il fenomeno continui a manifestarsi in maniera consistente, seppure in forma ridotta rispetto al passato. Occorre affrontare le problematiche relative alla combustione in torcia del gas di acciaieria: non a caso in un suo rapporto del 2011 il NOE denuncia un uso continuato delle torce del tutto distorto, di fatto assurto a pratica di smaltimento e non legato ad eventi eccezionali.
DIRETTIVA “SEVESO” - E’ del tutto intollerabile che l’azienda sia ancora sprovvista del Certificato di Prevenzione Incendi e sono inaccettabili i tempi richiesti per il suo ottenimento. Occorre che si provveda ad un’analisi circa l’effetto domino conseguente ad incidente rilevante nell’Ilva. Il 28 novembre 2012 un tornado ha provocato una vittima e gravi danni alterritorio: appare necessario effettuare un’analisi specifica anche su questo tipo di rischio. Si ritiene che Taranto debba rientrare tra le aree “ad elevata concentrazione di stabilimenti”: ciò consentirebbe l’elaborazione di un unico Piano di Emergenza Esterno di area.
ACQUE DI RAFFREDDAMENTO - L’AIA del 2011 ha prescritto all’azienda l’uso dei reflui depurati ed affinati provenienti dai depuratori Gennarini e Bellavista in luogo delle acque del Sinni attualmente impiegate per il processo produttivo. Legambiente chiede la conferma del reimpiego per scopi industriali dei reflui depurati dagli impianti di Gennarini e Bellavista con attuazione della prescrizione nel più breve tempo possibile senza ulteriori rinvii.
ACQUE E SCARICHI A MARE - I prelievi per le analisi devono essere effettuati nella parte terminale dei canali di scarico a “piede” di ogni impianto prima della loro confluenza nei canaloni principali. Gli scarichi dei diversi impianti prima della loro confluenza nei canaloni principali devono essere controllati con un monitoraggio in continuo e dotati di misuratori di portata. I valori di concentrazione devono essere rispettati anche dagli scarichi dei singoli impianti prima della loro miscelazione con le acque affluenti nei canaloni.
DISCARICHE E BONIFICHE - Si ritiene che in nessun modo, per le nuove discariche, si debba derogare dalle procedure previste dalle leggi in materia e dai requisiti tecnici richiesti dalle BAT per la costruzione di impianti di smaltimento. Il piano ambientale deve confermare il piano di recupero paesaggistico di tutto il fronte delle discariche dimesse o attualmente in esercizio.
I dati attualmente a disposizione riferiti allo stato di contaminazione della falda superficiale e profonda sono stati ritenuti a livello di emergenza dalla conferenza nazionale sul SIN. Si richiedono, nel merito, urgenti provvedimenti di bonifica
Una sorta di cavallo di Troia foriero di possibili ricatti occupazionali nel momento in cui la trattativa con i sindacati entrerà nel vivo della discussione e si affronterà la definizione
dell’effettivo Piano Industriale sul quale permangono, allo stato, ampi margini di indeterminatezza”. è quanto si legge in un documento di Legambiente. “Riteniamo perciò essenziale giungere alla definizione di un nuovo Piano Ambientale rigoroso, a maglie strette, che non lasci spazio a trattative eventualmente condotte con la volpe sotto l’ascella. Per questo ci sembra innanzitutto necessario subordinarne la determinazione alle risultanze della Valutazione del Danno Sanitario, a partire da quella già effettuata da ARPA Puglia e ASL che ha evidenziato la persistenza di rischi sanitari anche ad A.I.A. del 2012 pienamente attuata. Da qui, in assenza di innovazioni di processo, la necessità, che ribadiamo con nettezza, di ridurre la capacità produttiva complessiva autorizzata ben al di sotto degli 8 milioni di tonnellate/anno. Arpa Puglia, nelle sue Osservazioni, indica in 6 milioni la soglia da non superare per non esporre la popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto ad un rischio cancerogeno non accettabile. I gravi ritardi sin qui registrati nella piena attuazione dell’A.I.A. rendono oltremodo intollerabili gli annacquamenti dei tempi e delle misure previsti dal Piano targato Mittal che vanno, al contrario, rafforzati per meglio tutelare la salute di cittadini e lavoratori. Appaiono quindi necessarie altre misure, a partire da quelle sui wind days, indicate nelle nostre Osservazioni di cui riportiamo, di seguito, alcune delle principali richieste e notazioni.
TEMPI DI ATTUAZIONE - Il nuovo piano targato Mittal si caratterizza per una generalizzata richiesta di dilatazione dei tempi di attuazione degli interventi disposti, priva di giustificazioni, portando da 28 a 70 i mesi necessari per la realizzazione delle prescrizioni previste. Legambiente chiede che tutte le previsioni temporali siano ricondotte alle tempistiche di attuazione indicate nel Piano delle misure in vigore con particolare riferimento alla copertura dei Parchi Minerali, alla fermata della Batteria 11, alla installazione del sistema di controllo della pressione dei singoli forni nell’area Cokerie, all’adeguamento ai limiti normativi per le sostanze pericolose degli scarichi degli impianti produttivi, alla Certificazione prevenzione incendi
PARCHI MINERALI - La copertura dei parchi primari rientra tra gli interventi più urgenti da espletare e più attesi dalla popolazione; ad essa va attribuita la massima priorità considerando l’opportunità di creare aree verdi in grado di mitigarne l’ impatto paesaggistico. Per i parchi minori AM InvestCo chiede l’approvazione di un progetto alternativo alla copertura mediante l’installazione di barriere frangivento e procedure di bagnatura dei cumuli. Riteniamo irricevibile il progetto che comporta il ricorso a sistemi di contenimento delle polveri che l’esperienza pregressa ha dimostrato non adeguati.
Esprimiamo forti perplessità sulla richiesta di non coprire i nastri trasportatori posti all’interno delle aree per le quali è prevista la copertura.
FOG CANNON - Il rumore prodotto dai fog cannon impatta negativamente, specialmente nelle ore notturne dei mesi estivi, sulla popolazione residente nei quartieri limitrofi all’area industriale. Legambiente richiede che tutti i fog cannon vengano dotati di apparecchiature atte ad abbattere le emissioni sonore
COMPARTO ARIA - Si richiede: l’emissione di fideiussione di importo adeguato a coprire futuri interventi di dismissione e bonifica - il confinamento / incapsulamento, salvo difficoltà tecniche insormontabili, degli impianti e delle parti del processo produttivo responsabili delle emissioni diffuse e fuggitive - l’adozione generalizzata di filtri a tessuto per le varie fonti di emissione - il monitoraggio e/o campionamento in continuo di macro e micro inquinanti e l’implementazione del sistema di videosorveglianza . Si sollevano perplessità circa la sostituzione del sistema BSSF con un altro a cappe mobili nelle aree GRF ed IRF.
WIND DAYS - Per attenuare i rischi sanitari a carico della popolazione Legambiente propone di incrementare il contributo dell’azienda volto a ridurre le emissioni di polveri rispetto ad una giornata tipo, più specificatamente si richiede di ridurre del 20% la quantità totale di minerali e fossili ripresi da parchi primari, garantire una filmatura tripla dei cumuli di materie prime stoccati nei parchi primari, ridurre almeno del 20% il numero delle operazioni di caricamento/ sfornamento e spegnimento del coke, l’allungamento dei tempi di distillazione da 24 a 28 ore, il rallentamento della produzione della cokeria in rapporto ai dati del monitoraggio in continuo, il rallentamento del processo di sinterizzazione.
COKERIA - Si richiede la chiusura di almeno quattro delle batterie dal maggior impatto ambientale e dalla minore efficienza tecnologica. AM InvestCo si riserva invece la possibilità di riavvio per due batterie attualmente ferme senza fornire informazioni circa le maggiori emissioni ad esse collegate, quantificando in 199 tonnellate/anno di polveri nel 2023 il contributo emissivo per sei batterie in esercizio. Appare plausibile supporre che la messa in esercizio di altre due batterie comporterebbe un incremento di circa 60 tonnellate/anno di polveri. Ritenendo non accettabili tali incrementi delle emissioni inquinanti Legambiente chiede che le cokerie 3, 4, 5 e 6 vengano tutte demolite. Si esprime contrarietà alla proposta di riduzione da 24 a 20 ore dei tempi di distillazione del carbone.
ALTIFORNI - Per l’abbattimento della CO2, di cui l’Ilva è tra le maggiori responsabili nel Paese, si richiede l’adesione alle varie proposte formulate nel Programma europeo ULCOS, al cui consorzio sia Ilva che ArcelorMital aderiscono. Si richiede la copertura dei canali di colata per tutti gli altiforni ritenendo insufficienti gli impianti di captazione delle emissioni.
AGGLOMERATO - AM InvestCo si riserva la possibilità di tenere in esercizio la seconda linea di sinterizzazione. In alcuni recenti report Ilva si calcola che utilizzando una sola linea si otterrebbero rilevanti risultati in termini di minori emissioni pari, in tonnellate/anno, a 2956 per gli ossidi di azoto, 4114 per l’anidride solforosa e 250 per le polveri. Considerata la rilevanza delle minori emissioni ottenibili Legambiente chiede che venga autorizzato l’esercizio di una sola linea dell’impianto di sinterizzazione Si ribadisce l’importanza del campionamento in continuo delle emissioni di diossina dal camino E 312 e l’adozione di adeguate modalità di gestione e smaltimento delle pericolose polveri degli elettrofiltri MEEP dell’agglomerato e dei altri filtri installati sui vari impianti.
ACCIAIERIE - Nonostante l’implementazione della procedura operativa di tipo RAMS volta ad eliminare il fenomeno dello “slopping” occorre rilevare come il fenomeno continui a manifestarsi in maniera consistente, seppure in forma ridotta rispetto al passato. Occorre affrontare le problematiche relative alla combustione in torcia del gas di acciaieria: non a caso in un suo rapporto del 2011 il NOE denuncia un uso continuato delle torce del tutto distorto, di fatto assurto a pratica di smaltimento e non legato ad eventi eccezionali.
DIRETTIVA “SEVESO” - E’ del tutto intollerabile che l’azienda sia ancora sprovvista del Certificato di Prevenzione Incendi e sono inaccettabili i tempi richiesti per il suo ottenimento. Occorre che si provveda ad un’analisi circa l’effetto domino conseguente ad incidente rilevante nell’Ilva. Il 28 novembre 2012 un tornado ha provocato una vittima e gravi danni alterritorio: appare necessario effettuare un’analisi specifica anche su questo tipo di rischio. Si ritiene che Taranto debba rientrare tra le aree “ad elevata concentrazione di stabilimenti”: ciò consentirebbe l’elaborazione di un unico Piano di Emergenza Esterno di area.
ACQUE DI RAFFREDDAMENTO - L’AIA del 2011 ha prescritto all’azienda l’uso dei reflui depurati ed affinati provenienti dai depuratori Gennarini e Bellavista in luogo delle acque del Sinni attualmente impiegate per il processo produttivo. Legambiente chiede la conferma del reimpiego per scopi industriali dei reflui depurati dagli impianti di Gennarini e Bellavista con attuazione della prescrizione nel più breve tempo possibile senza ulteriori rinvii.
ACQUE E SCARICHI A MARE - I prelievi per le analisi devono essere effettuati nella parte terminale dei canali di scarico a “piede” di ogni impianto prima della loro confluenza nei canaloni principali. Gli scarichi dei diversi impianti prima della loro confluenza nei canaloni principali devono essere controllati con un monitoraggio in continuo e dotati di misuratori di portata. I valori di concentrazione devono essere rispettati anche dagli scarichi dei singoli impianti prima della loro miscelazione con le acque affluenti nei canaloni.
DISCARICHE E BONIFICHE - Si ritiene che in nessun modo, per le nuove discariche, si debba derogare dalle procedure previste dalle leggi in materia e dai requisiti tecnici richiesti dalle BAT per la costruzione di impianti di smaltimento. Il piano ambientale deve confermare il piano di recupero paesaggistico di tutto il fronte delle discariche dimesse o attualmente in esercizio.
I dati attualmente a disposizione riferiti allo stato di contaminazione della falda superficiale e profonda sono stati ritenuti a livello di emergenza dalla conferenza nazionale sul SIN. Si richiedono, nel merito, urgenti provvedimenti di bonifica
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