martedì 19 dicembre 2017

Dal Processo Ilva - Gli accertamenti dei periti (che sono da base dell'inchiesta Todisco) - Ma sembrano limitate...

Riportiamo pochi stralci delle lunghe testimonianze dei periti per dare un'idea, soprattutto agli operai Ilva, su come sono stati fatti gli accertamenti (per chi volesse, sono consultabili i verbali delle ultime udienze della seconda metà di novembre e di dicembre - l'ultima di quest'anno si terrà venerdì 22 dicembre).
Ma dobbiamo dire, sinceramente, che ci aspettavamo molto di più.

1 - gran parte dei dati, in particolare sulle emissioni, polveri, interventi di manutenzione, ecc., sono quelli forniti dalla direzione Ilva; quindi i periti si sono soprattutto rapportati all'azienda (che chiaramente aveva tutto l'interesse a fornire dati di parte o a farli rientrare nella "normalità"), si sono basati su quello che diceva l'azienda, più che fare accertamenti in proprio. Gli operai che operano sugli impianti, che li conoscono bene nel loro (mal)funzionamento, per esempio, non sono stati sentiti.
2 - Anche questi dati (di parte) per analizzarli vengono comparati con i dati ufficiali dell'Aia o dei limiti stabiliti a livello europeo. Aia che è stata sempre analizzata criticamente da operai, associazioni, da noi stessi, perchè, anche lì dove fosse stata applicata, era molto insufficiente a rispondere alle esigenze di salute e al contrasto all'inquinamento.
3 - Per quanto riguarda le risposte agli interventi che si sarebbero dovuti fare per evitare le emissioni pericolose, vedi in particolare i parchi minerali, si dicono cose ovvie, che qualsiasi operaio ha già ampiamente detto - ma su questo si svolgono ore ed ore di interrogatorio...
4 - Il dubbio che non vi sia stato un effettivo lavoro dei periti di accertamento viene rafforzato anche perchè nelle ultime udienze di dicembre, a fronte di foto (già agli atti) di aree di impianti Ilva e di cavillose richieste da parte degli avvocati degli imputati su cosa queste rappresentassero o se vi erano stati interventi di verifica in loco, uno dei periti rispondeva all'80% "non so", "non ricordo"; fornendo peraltro un'arma alla controparte per mettere in discussione le stesse perizie.

OCCORRE BATTERSI PERCHE' SI ARRIVI AL PIU' PRESTO AD ASCOLTARE I TESTI OPERAI, PARTI CIVILI - perchè queste testimonianze inchioderanno Riva e i suoi complici.


Dalle dichiarazioni dei periti

Sulle emissioni incontrollate.
Acciaieria, Le polveri provengono dalle diverse fasi produttive, quindi da ogni singola fase produttiva - trasferimento, pretrattamento ghisa, affinazione ghisa e così via. Lo slopping è fenomeno che avviene all’interno dell’acciaieria in maniera non prevedibile, derivante da un malfunzionamento nella fase di affinazione della ghisa. E' stato richiesto nel 2011 a Ilva di fare una serie di attività in termini di monitoraggio del numero di queste fasi di slopping e nella predisposizione di un sistema che potesse prevenire il fenomeno dello slopping. In parole povere, lo slopping è uno sversamento che avviene dal recipiente all’interno del quale è presente la ghisa sottoposta a un soffiaggio con ossigeno, all’esterno. Questo sversamento produce quei fumi rossastri che tutti conosciamo: i materiali contenuti in questi fumi rossastri sono ossidi di ferro e polveri.
Nelle aree rivestimento tubi e lamiere, il gestore parla di 467 tonnellate di COV, Composti
Organici Volatili. E queste quantità persistono nonostante gli interventi di adeguamento, perché sono quelli stimati da Ilva e presenti nel dispositivo autorizzativo del 2011.
Relativamente alla conformità alle norme nazionali e regionali i valori misurati con gli autocontrolli sono conformi a quelli sia stabiliti dalle norme che prescritti dall’autorizzazione, parliamo di emissioni convogliate che sono risultate conformi alla normativa nazionale e regionale.
Ma che cosa era previsto da un punto di vista del controllo delle emissioni per le parti degli impianti che operavano questa attività di recupero rifiuti? La norma prevede la presenza di sistemi di controllo automatico in continuo per alcuni parametri. Questi controlli non sono stati rilevati nel corso… Quindi, dice il PM, le emissioni non erano conformi a questa normativa di monitoraggio e controllo.

L'Ilva aveva iniziato ad implementare all’interno dell’impianto un sistema di rilevazione della situazione all’interno dell’affinazione della ghisa, per consentire agli operatori di intervenire comunque manualmente sul sistema. Questo comportava comunque la presenza di diversi fenomeni di slopping, perché il sistema non veniva utilizzato come sistema che automaticamente riuscisse a regolare il processo in modo da prevenire il fenomeno dello slopping, ma veniva utilizzato come supporto informativo per la decisione degli operatori.
Anche per quanto riguarda le torce, le prescrizioni di monitoraggio. delle quantità di gas che vengono inviate a queste torce non risultavano in atto.

Andando avanti con le norme regionali che riguardano sostanzialmente le concentrazioni ammissibili di diossina, risultavano conformi i dati rilevati al campionamento del camino E312 che è il camino che raccoglie le emissioni dell’agglomerato, quindi la fase di sinterizzazione; conformi per quanto riguarda le diossine e i PCB.

A livello di normativa europea il documento di riferimento comunitario utilizzato è il BREF, cioè il “Best Available Techniques Reference Document”, reso disponibile sul sito ufficiale della Comunità Europea da Giugno 2011. Quindi noi abbiamo fatto la doppia comparazione: da un lato, il posizionamento nel panorama europeo di impianti analoghi e, dall’altro, il posizionamento - la comparazione - rispetto a quelli che erano i risultati raggiungibili con l’utilizzo delle BAT.

Per esempio nell’area cokeria si osserva che, mentre per quanto riguarda - per esempio - la fase di processo della cokefazione vera e propria, la comparazione anche in maniera analoga a quella che abbiamo visto prima delle polveri ci pone al di sopra di quello che è l’intervallo europeo. Viceversa, la comparazione tra i valori misurati e quelli di riferimento delle BREF-BAT Conclusions troviamo che questo valore è all’interno dell’intervallo delle BAT.

La fase della cokefazione, per quanto riguarda le emissioni non convogliate - sempre come dati stimati da Ilva - abbiamo un valore, in termini di grammi per tonnellata di coke, di 69,6 contro un intervallo che viene indicato nel BREF, a livello europeo, tra 1 e 17,2. Quindi abbiamo un valore superiore sicuramente.
Invece che essere relativa al parametro delle polveri, è relativa al parametro delle diossine. Anche qui siamo in un discorso di media europea, quindi è il posizionamento dell’impianto Ilva rispetto alla media europea.

“Best Available Techniques”. Quindi il meglio che è possibile fare, diciamo. Quindi, rispetto all’intervallo indicato nel BREF per l’applicazione delle BAT - che è, quindi, tra 3,4 e 51 chili ora - il valore dell’impianto Ilva si situa al di sopra di questo intervallo e, quindi, la performance è meno buona rispetto a quella che si avrebbe applicando le BAT.
Se l’azienda applicasse nell’impianto le BAT previste all’interno del BREF, noi avremmo una emissione più bassa dell’inquinante. Sulla base di questo, abbiamo fatto un calcolo per capire quante diossine in più vengono emesse oggi riconducendole alla mancata applicazione delle BAT.

DICH. N. SANTILLI - Sempre dell’E312. Noi abbiamo la portata che è quella autorizzata dal provvedimento autorizzativo. Abbiamo una prima parte che è relativa alle prestazioni ambientali di riferimento con i valori del DRAFT, BREF-BAT Conclusions. Quindi sostanzialmente, rispetto all’intervallo indicato nel BREF - che è 0,05 fino 0,2 - assumendo questa portata, che è quella autorizzata, noi avremo una emissione minima e massima pari a 170 microgrammi/ora, nel caso della migliore possibile BAT utilizzabile e di 680 nel caso della configurazione minimale di BAT indicata dal BREF. Quindi questi sono i due estremi, sono il range, sono la forchetta che il BREF ci indica per questo impianto nel caso applicassimo le BAT.

Quindi abbiamo che, rispetto al valore minimo indicato dal BREF, abbiamo una maggiorazione dell’emissione pari a 1748 microgrammi/ora; rispetto al valore massimo del BREF, abbiamo 1238.

Quindi noi abbiamo una emissione dichiarata dal gestore di 55,57 chilogrammi/ora, mentre il riferimento del BREF è di 17, quindi, più del doppio in pratica.

fase di colaggio ghisa e loppa e la tabella corrispondente situazione complessiva per tutta questa fase, dal punto di vista del posizionamento nella media europea, pone l’impianto molto vicino al valore massimo europeo.

Ma, se andiamo a vedere i singoli punti di emissione, vediamo che per qualche punto le cose vanno meglio e per qualcuno vanno meno bene, si potrebbe migliorare andando a intervenire sui punti di emissione che attualmente hanno una performance peggiore cercando di allinearli a quelli che hanno una performance migliore, laddove le BAT si adottano, le performance sono ottime.

L’inserimento di una tecnica all’interno del BREF europeo viene fatto anche avendo considerato questi “cross media effects”. Quindi l’inserimento - come nel caso specifico della iniezione di carbone diretto - nel BREF della tecnica vuol dire che i “cross media effects” risultano accettabili e sicuramente di entità minore rispetto ai vantaggi che se ne trovano, quindi è effettivamente una migliore tecnica disponibile.

Per ogni tonnellata di acciaio che io produco, Ilva ha stimato di emettere in atmosfera questa quantità in termini di grammi di polveri per tonnellata di acciaio - situazione stimata da Ilva dopo gli interventi di adeguamento.

Ma voi avete verificato qual era la situazione attuale, cioè senza gli interventi di adeguamento?
Più che verificata da noi - è stata dichiarata da Ilva. la riduzione prevista è del 10% dopo gli interventi. Sempre quelli dichiarati dal gestore.

Un primo intervento che potrebbe essere attuato era quello di allineare i diversi punti di emissione in termini di performance ambientale.

le problematiche che si sono riscontrate erano legate anche a problematiche di manutenzione dei forni che possono avere problematiche di fessurazioni, di cricche nelle pareti dei refrattari e, quindi, con malfunzionamenti o funzionamenti non perfetti che possono condurre quindi a emissioni maggiori rispetto a dei forni che sono meglio manutenuti.

Le cokerie - in generale - hanno due tipologie di problematiche, una che è legata alle emissioni diffuse e fuggitive, quindi non convogliate, che derivano da una serie di attività della fase di cokefazione, sia nella fase di caricamento del forno, nella fase di sfornamento e così via. Ci sono delle tecniche che possono ridurre queste emissioni diffuse: attraverso la captazione, attraverso una verifica della perfetta tenuta delle porte di chiusura o dei cappelli di caricamento del forno. Abbiamo riscontrato - ovviamente non potendole quantificare nel momento in cui eravamo lì - la presenza di queste emissioni diffuse.

Per quanto riguarda l’agglomerato, sicuramente la fase più importante è quella della sinterizzazione vera e propria. Lì abbiamo accertato che, dal punto di vista delle emissioni convogliate, quindi il famoso E312, le tecniche di abbattimento adottate in quel momento non corrispondevano alle migliori tecniche disponibili in linea assoluta. Quindi i famosi filtri MIP non assicuravano quella che era la migliore performance. Oltre questo, ovviamente, c’era tutto il problema delle emissioni diffuse in quanto nell’area della sinterizzazione vera e propria abbiamo riscontrato la presenza di cumuli - distinguibili a occhio nudo - di polveri derivanti proprio dalla lavorazione

Al momento dell’incidente probatorio la situazione era un po’ differenziata tra i diversi altoforni. Noi ne abbiamo visitati, se ricordo bene, un paio. In un caso, lo spegnimento con acqua - della loppa in particolare - veniva fatto in delle aree che erano a cielo aperto, quindi ovviamente questo generava delle forti emissioni in atmosfera.

Con riferimento invece all’area acciaieria, per il fenomeno dello slopping abbiamo riscontrato la non completa, almeno all’epoca, ancora applicazione di quella che era la prescrizione autorizzativa. Come spesso succede con i sistemi esperti, la certezza del corretto funzionamento del sistema non è automatica ma dipende anche da come viene istruito il sistema e dalla realtà aziendale, quindi da come viene gestito anche. Sicuramente è un problema che è molto difficile da risolvere, su questo non c’è dubbio. C’è da dire che uno dei problemi è il fatto che, quando avviene il fenomeno dello slopping, le quantità di vapori che si generano in maniera repentina sono molto elevate. E quindi il vero problema è, da un lato, ridurre il numero degli slopping e, dall’altro, cercare di aspirare il più possibile questi vapori che attualmente invece si liberano, in parte, in maniera incontrollata. I sistemi non erano sufficiente dimensionati per aspirare tutte queste quantità.

Per lo stoccaggio di pet coke, che per le sue caratteristiche, è un prodotto che ha una componente volatile piuttosto significativa. In autorizzazione non gli era stata data nessuna particolare prescrizione a riguardo, ma andava stoccato eventualmente in un’area confinata, in modo tale da evitare che si liberassero in maniera incontrollata vapori soprattutto di composti organici e di IPA verso l’atmosfera.

Quali sono le misure da adottare per evitare le emissioni diffuse? Iniziamo dall’area parchi. Sull’area parchi sicuramente c’è una criticità legata all’erosione dovuta al vento. Quindi, evidentemente, gli stoccaggi a cielo aperto di materiali polverulenti sono uno dei motivi di produzione sia di polveri che anche di altre sostanze quindi anche di IPA. Per cui, evidentemente, la tecnica principe è la copertura dei parchi. Su questo non c’è dubbio.

Quali sono le indicazioni che avete dato con riferimento alle cokerie? Sulle cokerie il primo elemento era quello di allineare appunto le cokerie per le convogliate. Per le diffuse, innanzitutto attuare quanto prescritto in autorizzazione in termini di monitoraggio e poi andare a fare degli interventi di manutenzione per il ripristino anche di quelle che potevano essere le corrette funzionalità della cokeria. Per quanto riguarda invece le emissioni diffuse derivate da altre operazioni - per esempio la fase di caricamento - al momento dell’incidente probatorio la sigillatura dei coperchi di caricamento veniva effettuata manualmente, cioè dopo il passaggio della macchina caricatrice passava fisicamente un operaio con un secchio che andava a sigillare questi coperchi. Ovviamente, andava in qualche modo automatizzato questo tipo di intervento proprio per ridurre eventuali malfunzionamenti del sistema. Stesso discorso sulle porte nella fase di rimozione, di svuotamento, di scaricamento del coke. Anche lì in qualche modo cercare di andare a migliorare quella che era la captazione, cercando quindi di trasformare quelle che erano le emissioni diffuse in emissioni convogliate e, quindi, trattabili.

Sulle torce, stiamo parlando di emissioni diffuse, in quanto l’emissione avviene a valle di una combustione in area libera. In quel caso c’erano delle prescrizioni che erano presenti in autorizzazione e che riguardavano sostanzialmente il monitoraggio, cioè che devono dare atto, su base di un certo periodo temporale, delle quantità di gas effettivamente inviate in torcia. A valle di un monitoraggio di questo genere e per un periodo significativo - monitoraggio che non veniva operato all’epoca - si può valutare quale può essere un miglioramento. Ma il miglioramento in questo caso è sempre a monte, cioè cercare di ridurre la quantità di gas che io mando in torcia, perché, una volta che l’ho mandato in torcia, quello brucia e va in atmosfera.

C’erano - perché sempre al momento dell’incidente probatorio - delle aree di impianto e delle tematiche e delle matrici ambientali su cui il miglioramento era possibile. Oltre che un margine di miglioramento nelle attività proprio dell’impianto, non c’erano molte prescrizioni, nell’AIA precedente al 2011, su queste tematiche.

I valori indicati nell’AIA erano normalmente più elevati rispetto a quelli indicati nel BREF.

Tornando ai parchi. Ci sono dei parchi primari e dei parchi omogeneizzazione, parchi loppa, parchi coke e così via, sono adiacenti sul confine dello stabilimento, lato verso Statte
Le emissioni sono legate sia alla erosione del vento, sia alla movimentazione del materiale. Perché nel momento in cui io porto del materiale in un parco e quindi lo scarico si generano delle polveri. Lo stesso accade quando io lo riprendo.
Nell’area parchi, praticamente, non ci sono emissioni convogliate: sono tutte non convogliate.

Per i valori presi in considerazione nel decreto AIA per quanto riguarda il processo di produzione della calce, hanno preso in considerazione tutti gli inquinanti oppure alcuni invece non sono stati presi in considerazione? Il BREF indica come possibili alcuni altri inquinanti: acido cloridrico, fluoridrico, metalli pesanti, diossine, furani, H2S.

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