Operai e masse popolari uniti possono portare a casa risultati veri e non chiacchiere, in fabbrica come sul territorio solo con la lotta autonoma
Slai cobas per il sindacato di classe - TARANTO
Gli stati generali della Cgil e la venuta di Landini e della nuova segretaria nazionale della Fiom a Taranto sono stati l'ennesimo sostegno a padroni e al governo sull'Ilva, da parte di un sindacato che si ritiene critico verso di essi, ma che in realtà non lo è.
Qual'è infatti il messaggio fondamentale che dicono?: Ora è il tempo della trattativa, le intenzioni di padron Mittal e governo, attualmente rappresentato più da Calenda sulle grandi questioni che da Gentiloni, sono buone e si possono torcere a favore dei lavoratori e della città. Il nemico, l'ostacolo a tutto questo sarebbe il ricorso di Melucci e l'agitarsi confuso del presidente della Regione, Emiliano.
Noi la pensiamo esattamente l'opposto della Fiom – inutile dire che consideriamo già
dall'altra parte da tempo e da sempre la Fim-Cisl e la Uilm, che hanno fatto in più della Fiom l'orribile sceneggiata di Bari sotto la Regione. Noi, invece, pensiamo che attualmente la trattativa sia a perdere e che da essa può solo scaturire una limatura delle pretese della Mittal e una verniciatura del piano ambientale governo/Mittal, e che nello stesso tempo non c'è alcuna condizione perchè operai e cittadini ottengano lavoro, diritti, sicurezza e salute.
Chi alimenta, quindi, questo spirito “costruttivo” verso la trattativa fa il gioco dei padroni e del governo, qualunque siano i buoni propositi e le buone intenzioni con cui ammanta questa situazione.
I sindacati dell'Ilva dopo lo sciopero del 9 ottobre - ottimo sciopero, alimentato dall'allarmismo sui problemi dell'applicazione del jobs act - hanno bloccato ogni iniziativa operaia, hanno avuto come linea di condotta quella di “non disturbare il manovratore”. Ma solo se lo sciopero continuava per rovesciare la logica del piano industriale e piano ambientale di padroni e governo, c'erano effettive possibilità di portare a casa risultati per i lavoratori.
In questo senso il ricorso del sindaco Melucci è e resta un fatto positivo, perchè ha messo a nudo le manchevolezze e l'ipocrisia del piano ambientale e ha posto giusti paletti,
Per questo il ricorso va mantenuto e va sostenuto dagli operai. Esso è un arma tattica che serve a creare difficoltà a padroni e governo e ad obbligarli, in una certa misura, a cambiare il piano ambientale. Per questo Calenda ha reagito in maniera isterica, per questo padroni e governo vogliono togliere di mezzo il ricorso, per questo la Cgil, Landini e la Fiom sono coloro che vogliono la conciliazione col governo e non gli interessi della città.
Quei delegati e sindacalisti che seguono questa strada, anche in buona fede, tradiscono, lo vogliano o no, gli interessi degli operai e si schierano contro l'emergenza inquinamento e salute della città.
Così è del tutto evidente che ciò che interessa realmente a Mittal e al governo è il piano degli esuberi; sono disposti a dare qualche soldo in più e a rinunciare alle forme più clamorose di attacco ai diritti dei lavoratori, purchè passino gli esuberi, purchè si creino due fasce di operai, quelli “arruolati” dalla Mittal, e quelli “cacciati” dalla Mittal e rinviati nel parco buoi del precariato, dei lavori per le bonifiche esterne.
Viste, quindi, le attuali posizioni dei sindacati, è sicuro che la trattativa romana è a perdere ed è sicuro che l'unica forma di incidere non è partecipando al tavolo truccato, sia pure a fare la parte degli oppositori, che si fanno gli interessi dei lavoratori.
L'Usb ha denunciato la sua esclusione dal Tavolo, e ha fatto bene, perchè quello mostrava evidentemente come alla trattativa volessero solo i sindacati complici, ma l'Usb e i lavoratori dell'Usb devono sapere che non è partecipando ai Tavoli truccati che si cambiano e si modificano a favore dei lavoratori i piani aziendali. Non è stato così in tutti questi anni di presenza dell'Usb ai Tavoli, si sono avuti contratti di solidarietà e cassintegrazione come anticamera degli esuberi e non basta qualche sciopero strillato a cambiare lo stato delle cose.
Ma ora siamo ai tempi decisivi di questa partita. Quello che serve è solamente e innanzitutto la lotta autonoma degli operai che non ci stanno, indipendentemente dalla tessera sindacale che hanno. E su questo gli operai non hanno alternative.
Ma chiaramente il passaggio richiede una nuova unità tra operai e masse popolari della città, in particolare le masse proletarie dei quartieri inquinati, perchè l'interesse al lavoro e alla difesa della salute è comune e non contrapposto.
E, invece, purtroppo c'è chi alimenta questa contrapposizione, e sono una fascia degli ambientalisti, e di associazioni varie. E' giusto chiedere che Melucci non faccia un passo indietro nel ricorso, ma poi si aggiunge che comunque l'Ilva deve chiudere. E allora a che servirebbe questo ricorso?
Operai e masse popolari uniti devono portare a casa risultati veri e non chiacchiere, in fabbrica come sul territorio.
Quindi non ci sono altre strade che liberarsi delle “scimmie addosso” alla lotta operaia e popolare. Entrambi, sindacati confederali e “ambientalisti della chiusura” fanno parte di quella tempesta perfetta (*) che ci porterebbe ad avere né lavoro, né bonifiche.
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