Affrontare i nodi irrisolti dell’Ilva a partire dai tempi degli interventi, da una riconversione profonda e innovativa degli impianti e dalla questione delle bonifiche: solo così si potrà dare davvero un futuro all’impianto industriale, alla città di Taranto e ai suoi cittadini. È l’appello che Legambiente lancia in vista del tavolo tecnico convocato dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda domani a Roma e a cui parteciperanno anche il governatore della
Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.  Un tavolo che, per l’associazione ambientalista, dovrà essere incentrato sul dialogo e un confronto costruttivo affrontando i nodi irrisolti. .In particolare, per Legambiente è indispensabile avviare la procedura di valutazione d’impatto sanitario sul nuovo Piano ambientale, provvedere alla bonifica immediata delle aree contaminate, discutere dell’innovazione tecnologica nel ciclo produttivo, prevedere ulteriori misure per la mitigazione del rischio sanitario e ambientale durante i «wind days» (i giorni in cui il vento soffia forte spargendo su Taranto le polveri dell’Ilva) e definire tempi più stringenti per gli interventi previsti dalla nuova Aia, a partire dalla copertura dei parchi minerali e dal rifacimento delle cokerie. “Le vicende dell’Ilva – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – fino ad ora sono state caratterizzate sempre da promesse e accordi non mantenuti: è ora di invertire questa rotta e pensare davvero al bene di Taranto e a quello dei suoi cittadini garantendo il diritto alla salute, al lavoro e all’istruzione. Per questo auspichiamo che il tavolo tecnico di domani sia davvero l’occasione per un serio e proficuo confronto. Il Governo si assuma le proprie responsabilità insieme agli altri soggetti coinvolti e dia risposte chiare“.
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Questi, per Legambiente, i cinque nodi irrisolti da affrontare: il Governo deve avviare da subito la Valutazione di impatto sanitario, sul nuovo Piano ambientale e riferita alla massima capacità produttiva realizzabile con la configurazione impiantistica che si vuole realizzare; dall’Esecutivo deve arrivare una risposta immediata sul tema delle bonifiche. “Ci sono centinaia di milioni disponibili, rivenienti dalla transazione con la famiglia Riva, ma tutt’oggi i cittadini di Taranto non sono stati informati sul dove, come, quando questi soldi verranno spesi – sottolinea Legambiente -. Si  tratta di cifre consistenti per le quali chiediamo che vengano fornite indicazioni precise e un dettagliato cronoprogramma». E ancora: servono nuove tecnologie produttive, diverse dal ciclo integrale, capaci di abbattere fortemente le emissioni inquinanti, ad esempio con la riconversione di una porzione dell’impianto per fare in modo che una parte della produzione possa essere fatta con il gas o il preridotto, indispensabili per traguardare una capacità produttiva superiore ai 6 milioni di tonnellate/anno senza esporre i cittadini di Taranto e, soprattutto, del quartiere Tamburi a rischi per la salute, come ha già accertato la valutazione del danno sanitario effettuata sulla base del precedente piano ambientale da Arpa Puglia e Asl Taranto“.
Per Legambiente Taranto “servono tempi certi e molto più stringenti sugli interventi previsti per le opere prescritte dalla nuova Aia, a partire non solo dalla copertura dei parchi minerali ma pensando  anche ad altre importanti misure come il rifacimento delle cokerie. Sulla copertura dei parchi pur prendendo atto positivamente degli impegni assunti ricordiamo che il precedente piano ambientale prevedeva 28 mesi per la loro realizzazione mentre sarebbero solo due gli anni presumibilmente necessari stando ai report Ilva diffusi durante la procedura di assegnazione“.
Infine, per Legambiente servono “ulteriori misure per la mitigazione del rischio sanitario e ambientale durante i wind days: per Legambiente sono necessari provvedimenti che comunque riducano ulteriormente l’impatto dei wind days come è emerso nella lettera che ai primi di dicembre il circolo di Taranto ha inviato ai Commissari straordinari, chiedendo di adottare con urgenza nuove misure – compreso l’abbassamento dei cumuli – per abbattere il carico di polveri nocive che grava sulla città. Ad oggi, per quanto riguarda gli interventi di mitigazione dello spolverio proveniente dai parchi, l’unica novità è costituita dalla previsione di un limite massimo pari a 14,5 milioni di tonnellate/anno per la giacenza media annua dei parchi primari fino al completamento della relativa copertura: una misura positiva, ma insufficiente, che non tiene peraltro conto dei possibili picchi e della mancata bagnatura della cima dei cumuli di minerale , come rilevato da Ispra e Arpa Puglia durante l’ispezione di luglio in ILVA