Di cosa si parla:
- Avvio dei lavori per la copertura dei
parchi maggiori, anticipata di 8 mesi, ovvero dal 1° settembre al 1°
febbraio 2018, e 24 mesi per completare l'opera (1° febbraio 2020).
Questa era già sostanzialmente la
proposta dei commissari e di Mittal. Si parla poi di parchi maggiori,
non di tutti i parchi minerali.
- Piano di decontaminazione per
interventi disinquinanti di bonifiche non pertinente all'attività
produttiva, da un miliardo e 80 milioni, dedicati alla gravina
Leucaspide, alla bonifica della falda profonda, alla discarica ex
cava 2 mari. Questo tipo di interventi ampiamente previsti non
c'entrano nulla con l'ambientalizzazione dell'Ilva e sono secondari
rispetto alle bonifiche da realizzare fuori dall'Ilva.
- Rassicurazione sui crediti vantati
dall'indotto locale. “Rassicurazione” è una parola che dice ben
poco. Rassicurazioni sono state date continuamente in tutti questi
anni ad ogni snodo della vicenda, e, come si vede, non hanno ottenuto
effetti alcuni.
- Costruzione di un Centro ricerca e
sviluppo presso l'Ilva di Taranto. Anche questo, se si
farà, non ha
nessun impatto né sull'ambientalizzazione della fabbrica, né
rispetto alle bonifiche della città.
E' bene dire che anche questa volta ai
soggetti interessati non è stato dato alcun documento, ma solo
slide; nessuna persona seria, né dei sindacati né delle
Istituzioni, può partecipare a Tavoli dove da settimane e settimane
non vengono fornite che slide, e come tali non discutibili e da
prendere o lasciare. In questa occasione, nell'ultimo incontro sono
state aggiunte slide più dettagliate. Il governo, e solo il governo,
parla di “quasi totalità dei lavori conclusi entro il 2020”, ma
conferma che ci sono ben altri lavori che vanno oltre il 2020, ed è
esso e solo esso che sostiene che siano riferiti ad “impianti
fermi, quindi privi di impatto ambientale”.
- Tornando ai soldi. AM Investco aveva
annunciato 375 milioni di euro per la copertura dei parchi. Che
questi siano sufficienti lo dicono solo AM e il governo. Chiunque è
in fabbrica, competente (sindacalisti in testa) sa bene che sono
fondi insufficienti. Lo stesso si può dire per le cokerie (226
milioni di euro) e per lo stoccaggio/manipolazione materie prime (128
milioni di euro).
- Torniamo ai parchi minerali. Qui
vengono forniti numeri che non corrispondono a quelli conosciuti
notoriamente. L'area da coprire equivarrebbe a “28 campi di calcio”
in questo piano, ma in generale si è sempre parlato di un'area
equivalente a “70 campi di calcio”. La distanza tra i due numeri
è troppo alta per non essere equivoca. Evidentemente qui si fa
riferimento solo ai campi maggiori, quelli con un'altezza di 80 metri
e una larghezza di 254.
La copertura avviene con il progetto
già assegnato all'azienda Cimolai nel 2013. All'epoca i tempi della
Cimolai erano complessivamente simili per non dire inferiori, tanto è
vero che era prevista la conclusione del lavoro di tutti i parchi
minerali entro il 2015. Di che anticipazione quindi stiamo parlando?
E di che accelerazione di lavori stiamo parlando?
Si dice che “al fine di assicurare
un'accelerazione dei tempi è stata approvata una copertura modulare.
Entro gennaio 2020 per la copertura delle aree del parco minerale,
mentre per le aree del parco fossile entro il 30 giugno del 2020”.
In che senso questa sarebbe un'accelerazione? Nessuno ce lo spiega.
Quando poi mettono i dettagli, allora si capisce di che cosa
realmente si tratta.
Per il parco minerale vengono definite
queste fasi: bonifica, nomina tecnici di cantiere, campo prova per
pali fondazione da concludersi entro luglio 2018, opere fondazioni
profonde e in elevazione, entro febbraio 2019; realizzazione
strutture metalliche, entro maggio 2019; infine, assemblaggio entro
gennaio 2020.
Si tratta di una calendarizzazione che
non ha nulla di accelerato e meno che mai di emergenza, come è
invece assolutamente necessari, se non si vuole perpetuare, quindi
allungare, il danno da inquinamento mortale che i parchi producono.
Aggiungiamo inoltre due cose. E' bene
che gli operai sappiano che siamo abituati a questo tipo di iter, che
è quello della Commissaria alle bonifiche all'esterno della
fabbrica, che ha fatto sì che nella bonifica, ad esempio, di un'area
ristrettissima, come quella del cimitero S. Brunone, inquinata dai
parchi minerali, un piano dello stesso tipo ci è stato presentato
quasi due anni fa, e tuttora stiamo aspettando la sua effettiva
realizzazione. L'altra cordata, che noi sicuramente non caldeggiamo,
parlava di un processo autorizzativo della durata di 18 mesi. In
sostanza, tutta la fase dell'attività preventiva all'effettiva
realizzazione dell'opera ha una durata infinitamente maggiore
rispetto alle necessità, rispetto ad un'opera come questa che
integralmente può o dovrebbe essere realizzata in una massimo di sei
mesi.
- Rispetto poi ad “inglobare la
valutazione del danno sanitario”, il governo pensa di cavarsela con
poco o niente, perchè ritiene che l'AIA non debba essere toccata e
che comunque tutto sia limitato ad un controllo sanitario una volta
all'anno. Per quanto riguarda poi il piano di decontaminazione
esterna ai perimetri aziendali, esso prevede che sia
l'amministrazione straordinaria a portarlo a termine, impegnando ad
esso gli esuberi.
Ma primo, i fondi, comunque, rispetto a
questa decontaminazione esterna sono insufficienti, come da altre
infinite fondi si può rilevare; secondo, presuppone già la quantità
prestabilita dalla Mittal di esuberi che invece avrebbero dovuto
essere, come i sindacalisti confederali continuano a dire, materia di
contrattazione, e che, come da affermazioni da loro scritte nei
volantini, in realtà esuberi non ce ne devono proprio essere.
Questo piano, quindi, non corrisponde
alle osservazioni fatte quando il piano è stato presentato e che
sono state richieste ad Istituzioni, associazioni, ecc., ma di cui si
è tenuto poco conto.
Ed è questo che ha originato gli
stessi ricorsi, peraltro essi stessi per noi insufficienti.
Di che trattativa che si sarebbe
sospesa, allora, stiamo parlando? Quando questa trattativa è una
falsa trattativa che consiste in sostanza nell'ottenere il consenso,
senza modificare niente di sostanziale in materia di esuberi e di
bonifiche, per di più sotto il ricatto provocatorio e dittatoriale
di “chiudere la fabbrica”.
- Infine, per quanto riguarda le famose
“promesse all'indotto”, Calenda ha parlato solo dei soldi che ha
già dato, poi ha parlato di crediti pari a 42 milioni, di cui solo 8
scaduti oltre i 90 gg. Questi sono gli ultimi soldi veri che Calenda
mette, tutto il resto è “rimandato all'esigibilità”, a formule
assolutamente fumose: “saranno soddisfatti integralmente
dall'amministrazione straordinaria o alternativamente dall'acquirente
che si è impegnato contrattualmente” (??); poi si dice che per
“tutti i debiti sorti antecedentemente all'inizio
dell'amministrazione straordinaria, corrispondenti a 130 milioni,
secondo i dati del governo “si gioca una partita al Tribunale di
Milano sullo stato passivo”.
Come fanno, quindi, su questa base i
signori della Confindustria locale a schierarsi con padroni e
governo, mentre, utilizzando questo pretesto, continuano loro ad
essere insolventi verso gli operai in materia di salari, stipendi,
ecc.?
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