"Sono stato assunto
direttamente alle cokerie e ho lavorato sugli impianti sequestrati
dalla magistratura. Posso confermare tutto quello che hanno detto le
persone che prima sono intervenute, e quello che ha detto il papà di
Zaccaria. Quando io seppi dell'infortunio mortale di Francesco
Zaccaria, spontaneamente me ne andai a casa, come feci quando morì
Claudio al Mof, perchè mi demoralizzai. Perchè non si può morire
per lavorare! Per l'azienda, per lo Stato è meglio, dopo anni, e se
pure, pagare per la morte di un operaio che adeguare impianti per cui
magari ci vogliono centinaia e centinaia di soldi.
Io vorrei intervenire al
processo Ilva perchè voglio spiegare quello che avveniva alle
cokerie. Io prima di lavorare lì, lavoravo in campagna con i
caporali, lavoravo dalla mattina alla sera; per me entrare in Ilva e
lavorare sulle batterie, sul piano di carica per alcune ore era una
cosa che ci poteva stare. Solo quando furono sequestrati gli impianti
e io fui spostato, allora presi coscienza di come lavoravo, presi
coscienza che tutto quel gas non era normale, che quei fondi che si
caricavano di notte, alle 23, perdevano gas dalla sera fino alla
mattina, ogni tanto intervenivano gli addetti a tamponare quel gas,
ma tutto questo non era normale. Quel gas usciva tutta la notte e
invadeva il quartiere Tamburi.
Tanti operai che stavano
con me volevano andarsene dalle batterie, però non riuscivano, non
sapevano come fare. Io mi sono incaponito e me ne sono andato di là,
ma sono andato all'Ossigeno e ad altri impianti pure pericolosissimi,
e nessuno fa niente.
Io vorrei fare qualcosa,
però gli operai che stanno con me hanno perso la speranza. Anche la
gente non viene al Tribunale perchè non crede più alla
magistratura, perchè anche i giudici sono corrotti.
Spero che Francesco,
Claudio, gli altri operai morti abbiano giustizia...
Bisognerebbe fare una
rivoluzione, secondo me".
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