Dagli scioperi e proteste devono venire obiettivi chiari e non trattabili per difesa di tutti i posti di lavoro, rientro dei cassintegrati, difesa del salario, difesa della salute e sicurezza, bonifiche reali - con o senza Mittal
Da Repubblica
L'azienda chiede altra cassa integrazione Covid ma i lavoratori protestano contro l'assenza di un vero piano industriale e lo spettro della chiusura. E l'esecutivo Conte prepara la contromossa. Proteste e blocchi stradali in arrivo nelle prossime ore
20 Maggio 2020
ROMA - Arcelor Mittal chiede altra cassa integrazione ma i lavoratori dei siti produttivi protestano e scendono in strada. La mancanza di un piano industriale e la pandemia rischiano di far precipitare una situazione già precaria prima del coronavirus. Ora al possibile ricorso alla cigs il governo risponde con l'ipotesi di portare da 500 milioni a 1 miliardo la penale nel caso in cui Arcelor Mittal dovesse dire addio a Taranto, possibilità ormai sempre più concreta.
Lunedì prossimo, 25 maggio, è previsto un tavolo al Mise proprio su quella che è, da un anno ormai, una spina nel fianco dell'esecutivo. Il 4 marzo scorso era stato raggiunto un accordo, nel quale era
fissata una nuova deadline in scadenza il 31 maggio, per definire il perimetro occupazionale. Sul tavolo, prima che l'emergenza Covid-19 irrompesse nello scenario internazionale e italiano facendo franare l'economia, i 5.000 esuberi pretesi da Mittal e il secco no del governo. Poi l'accordo, che teneva però in standby il tema occupazionale, da sciogliere entro fine maggio. E una clausola: se entro fine anno gli indiani avessero lasciato Taranto, la penale individuata dal governo italiano sarebbe stata di 500 milioni.
Ora la deadline del 31 maggio è vicinissima, le voci che danno Arcelor Mittal vicino all'addio sempre più insistenti. E il governo a questo punto non ha altre strade da percorrere: se non quella di un rilancio, raddoppiando la penale: un miliardo di euro ma al prezzo di un futuro sempre più incerto per Taranto. Intanto inizierà domani mattina alle sette il blocco del varco per i mezzi pesanti da parte dei lavoratori di Genova, attuato proprio contro la decisione dell'azienda di ampliare e allungare il ricorso alla cassa integrazione per Covid. Un presidio davanti ai cancelli in zona aeroporto che impedirà alla merci di uscire dalla fabbrica di Cornigliano. Per garantire il blocco, i sindacati hanno organizzato un sciopero a singhiozzo che coinvolgerà, in turni di un'ora, tutti i reparti. "Salviamo la nostra fabbrica, salviamo il nostro futuro - si legge in un volantino della Rsu che illustra ai lavoratori le modalità della mobilitazione - un futuro per noi e per questa fabbrica strategica per genova e per l'italia".
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