Si criminalizza chi porta i propri figli al parco, si criminalizzano i ragazzi che sono in giro, si vedono ovunque possibili untori di una malattia che nessuno conosce, ma in pochi si lamentano di assembramenti autorizzati da politicanti e istituzioni che non smettono mai di essere in campagna elettorale.
La foto che pubblichiamo (pubblicata da Luciano Manna) è stata scattata in occasione dell'inaugurazione di un nuovo impianto di illuminazione pubblica in una zona di Talsano che ne era sprovvista.
La foto che pubblichiamo (pubblicata da Luciano Manna) è stata scattata in occasione dell'inaugurazione di un nuovo impianto di illuminazione pubblica in una zona di Talsano che ne era sprovvista.
Si trasforma in evento straordinario ciò che rientra fra i compiti ordinari di amministrazione seria e sobria. Esultiamo, quindi, per l'accensione di due lampadine in una città dove se non ti ammali di covid19 ti ammali di tumore o malattie derivanti dall'inquinamento industriale. "U MAL" è ormai la normalità.
Quando qualcuno ha gridato che, a Taranto, le mascherine dovevamo indossarle tutti i giorni perché siamo in pericolo costante, è stato deriso. Gli è stato risposto "ma ce ste dic quidd, je a mascherine magghje metter?".
Ora invece tutti pronti a denunciare, a pretendere che si rispettino i divieti imposti e che si indossino mascherine e guanti per difendere quella stessa vita che a Taranto non siamo in grado di tutelare quotidianamente, pur conoscendo la vera causa della strage di stato che siamo costretti a subire da decenni.
L'invito all'amministrazione comunale rimane sempre lo stesso: se ha realmente intenzione di salvare la città, prima di ogni altra cosa, si mobiliti per ottenere la chiusura del mostro, anche se questo significa andare contro la legalità, che non sempre è sinonimo di giustizia.
Quando qualcuno ha gridato che, a Taranto, le mascherine dovevamo indossarle tutti i giorni perché siamo in pericolo costante, è stato deriso. Gli è stato risposto "ma ce ste dic quidd, je a mascherine magghje metter?".
Ora invece tutti pronti a denunciare, a pretendere che si rispettino i divieti imposti e che si indossino mascherine e guanti per difendere quella stessa vita che a Taranto non siamo in grado di tutelare quotidianamente, pur conoscendo la vera causa della strage di stato che siamo costretti a subire da decenni.
L'invito all'amministrazione comunale rimane sempre lo stesso: se ha realmente intenzione di salvare la città, prima di ogni altra cosa, si mobiliti per ottenere la chiusura del mostro, anche se questo significa andare contro la legalità, che non sempre è sinonimo di giustizia.
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