martedì 19 maggio 2020

Arresti domiciliari per il procuratore Capristo: depistaggio sull'inchiesta Eni e tangenti

LO SLAI COBAS SC E QUESTO BLOG AVEVA IN PIU' OCCASIONI DENUNCIATO IL COMPORTAMENTO MOLTO AMBIGUO DEL PROC. CAPRISTO IN PARTICOLARE NEI CONFRONTI DELL'EX ILVA
Ma di questo avremo modo di parlare dopo...

Su ordine della procura di Potenza il capo della Procura di Taranto è agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione in atti giudiziari

pubblicato il 19 Maggio 2020, 11:11
Su ordine della procura di Potenza il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta nasce da un fascicolo della procura di Trani, aperto quando Capristo era già stato trasferito a Taranto.
La vicenda riguarda pressioni che Capristo avrebbe esercitato su un magistrato di Trani poco dopo il suo trasferimento a Taranto. Il fascicolo di indagine sarebbe stato aperto dalla stessa procura di Trani e poi trasferito a Potenza.
Si aggiunge per Capristo è una nuova vicenda giudiziaria da affrontare dopo quella di abuso d’ufficio mossa dai magistrati di Messina nell’inchiesta sul “sistema Siracusa“, una presunta organizzazione secondo l’accusa in grado di pilotare decisioni del Consiglio di Stato, ma anche di aggiustare le richieste provenienti da magistrati e politici. Anche i fatti siciliani che coinvolgono il capo degli inquirenti tarantini, riguardano il periodo in cui Capristo era procuratore di Trani.
La vicenda è quella del presunto depistaggio sull’inchiesta Eni e sulle tangenti versate dal colosso petrolifero in Nigeria. Per i giudici di Messina, Capristo avrebbe inviato l’esposto anonimo non ai colleghi di Milano, competenti su quella vicenda, ma a Siracusa dove l’allora pubblico ministero Giancarlo Longo, (che ha patteggiato una condanna per corruzione e associazione a delinquere), aveva messo in piedi un’indagine con lo scopo di intralciare l’inchiesta lombarda in cui è coinvolto anche Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.
il provvedimento scattato oggi è stato eseguito a carico di un ispettore della polizia in servizio nella Procura tarantina e di tre imprenditori della provincia di Bari.

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