domenica 26 luglio 2020

26 luglio 2012 - NOI VOGLIAMO RICORDARE LA RIVOLTA DEGLI OPERAI DELL'ILVA

Quella forza degli operai, se fosse continuata poteva mettere in discussione tutto e avviare un'altro percorso di lotta e di "soluzioni". 
Occorreva una direzione di classe, che non vi era all'interno e che aveva bisogno di tempi più lunghi per organizzarsi, per affermare l'autonomia di classe, operaia nella lotta, negli obiettivi, contro padron Riva, governi e contro l'aziendalismo dei sindacati operai e il corporativismo dei capi e settori di operai.
Ma poi ci sono state i "frenatori", che giocando sugli aspetti ancora confusi, e strumentalizzando il dolore della popolazione, hanno detto NO alla rivolta, mettendo in difesa gli operai e confondendo le acque. 

QUESTO RESTA TUTTORA IL VERO PROBLEMA - anche se una parte dei "guai" ormai è fatta, soprattutto in termini di netta riduzione della massa/forza degli operai.
Chi tra i lavoratori vuole capirlo senza paraocchi, da quella rivolta e dagli avvenimenti del 2012 è bene che parta.
Noi li abbiamo analizzati nel libro "ILVA, LA TEMPESTA PERFETTA", e lo vogliamo riconsegnare agli operai più coscienti perchè ne facciano strumento di comprensione e nuova azione, necessaria e possibile.
Oggi, riportiamo alcune brevi parti dall'introduzione:

Arrivano i due giorni di blocchi e rivolta del 26/27 luglio. La rivolta, pur mantenendo l’ambiguità dei contenuti del 30 marzo, questa volta è molto sentita da parte della massa operaia, e mostra di fatto la forza e il peso degli operai dell’Ilva che hanno e che potrebbero avere molto di più se guidati da una linea di classe.
Gli operai che poi faranno il ‘Comitato liberi e pensanti’, tendono invece a giudicare questa rivolta alla stessa stregua del 30 marzo. Ma questo è vero solo in parte. c'è sicuramente il tentativo dei capi di orientare la rivolta in senso aziendalista ma, a differenza del 30 marzo, gli operai non vi partecipano solo perchè ricattati dall'azienda, ma perchè sinceramente preoccupati.
Il secondo giorno già emerge la posizione di questi operai del futuro Comitato che poi si radicalizzerà, che punta a fermare la rivolta, i blocchi in nome del rispetto della città, col pretesto che si dovrebbe bloccare in fabbrica...
La posizione dello Slai cobas è che la rivolta deve continuare su giuste parole d’ordini, e l’indicazione che portiamo alla fabbrica è di non partecipare alla manifestazione-passeggiata dei sindacati confederali...
 
La Tempesta perfetta. Tutti gli attori con le loro tattiche portano a una “tempesta perfetta” con una fine nota: si può arrivare alla cancellazione della più grande fabbrica del nostro paese, del principale centro siderurgico d’Europa, della più grande concentrazione di operai, in nome di una ecocompatibilità assoluta, in cui l’acciaio non serve più, è obsoleto, in cui il problema non è il lavoro ma il reddito, trasformando cosi quasi 15mila operai tra Ilva e indotto in assistiti, cassintegrati senza sbocco, in una realtà in cui ci sono già centomila disoccupati, servizi sociali disastrati ecc.; prospettando un futuro come Pittsburgh, dove al posto delle acciaierie ora ci sono Walmart e l’Hi-Tech, catene di supermercati, mega università, ma sono spariti gli operai; o come Lecce, dove grazie alle “notti della Taranta” e al “barocco” si sviluppa certo un’economia del turismo, ma guarda caso il tasso dei tumori è altrettanto alto, se non di più, come a Taranto; ecc.
In questo periodo, sia a livello locale che nazionale, si sviluppa una fiera di “idee alternative”, di “soluzioni” sul dopo e senza Ilva, che di fatto vede ormai come partita chiusa il necessario scontro, ancora da portare avanti, tra operai e azienda, governo e Stato.
Sul fronte Ilva, c’è una reazione operaia, prima aziendalista, poi di difesa dei posti di lavoro, con una dinamica che cambia di giorno in giorno. Bisogna dire, però, oggi la maggioranza degli operai non è con Riva, è convinta che la fabbrica debba essere messa a norma, considera nemici il governo, Stato, padroni. Gli operai del Mof, dopo l’assassinio di Claudio Marsella hanno scioperato e fatto il presidio davanti alla fabbrica per 15 giorni, una cosa mai vista prima. Vi è stata la mobilitazione del 27 novembre con l’invasione in massa degli operai della fabbrica costringendo poi il Direttore dello stabilimento a scendere e a parlare di fronte a migliaia di operai. Vi è una permanente contestazione dei sindacati confederali...

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