Gli Enti locali
scendono in campo sulla questione Ilva e la prima cosa che chiedono è
la gestione degli esuberi. La corsa a ridimensionare e chiudere la
fabbrica, chi in nome del profitto, chi in nome dell’”accordo di
programma” prevede per gli operai una sola soluzione:
cassintegrazione, licenziamenti, esuberi affidati alle fumose
proposte dell’”accordo di programma”.
Il sindaco Melucci
in primis è ormai la bandiera dell’ambientalismo antioperaio.
Al di là della
improponibilità della proposte in corso, che abbiamo affrontato in
altre occasioni, il segno generale è sempre lo stesso: assediare e
isolare gli operai e metterli in condizione di accettare una
qualsiasi soluzione.
I sindacati in
fabbrica che li dovrebbero difendere o si dimostrano assolutamente
incapaci non avendo altra proposta che rivolgersi al governo o alla
cosiddetta “politica”, o sono allineanti col sindaco ed Emiliano
(Usb).
Lo Slai cobas per il
sindacato di classe ha un’altra linea sia in fabbrica sia sul
territorio.
In fabbrica, la
difesa del salario falcidiato dalla cassintegrazione, che deve
coprire il 100% del salario, la riduzione dell’orario di lavoro a
parità di paga, i prepensionamenti che nella siderurgia è sempre
una necessità e a Taranto è un’urgenza anche risarcitoria.
La difesa della
forza dei lavoratori deve servire a una battaglia quotidiana per il
rinnovamento degli impianti, la sicurezza, le bonifiche, il blocco
delle emissioni, ecc.
Fuori dalla
fabbrica, naturalmente tutte le proposte messe in campo per nuove
attività sono compatibili con la fabbrica aperta, anzi sono
assolutamente necessarie per dare lavoro non ai cassintegrati espulsi
dalla fabbrica ma alla massa di precari e disoccupati.
L’unità tra
operai e precari e disoccupati sono l’unica effettiva possibilità
di “coniugare” lavoro e salute.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
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