Dall'articolo del dicembre 2016
Con il cambiamento della Procura al processo sono apparsi nuovi scenari, il cui protagonista essenziale è il nuovo procuratore, Capristo, che ha cominciato a dichiarare che questo processo era da ridimensionare; a cui si è aggiunta la gravità assoluta, e poco stigmatizzata, di dare voce e credibilità in occasione dell'ultimo giovane operaio morto per mano dei commissari governativi che gestiscono l'azienda all'ipotesi che questa morte fosse addebitabile ad un ipotetico “sabotaggio”; fino alle ultime vicende del processo, dove si sono sentiti in tribunale PM che invece di fare il loro mestiere hanno elogiato l'azione dei commissari governativi, sotto la cui egida abbiamo lo stesso numero di morti del periodo Riva, una situazione di insicurezza in fabbrica peggiore dei tempi di Riva, per non parlare degli effetti inquinanti della fabbrica...
Poi è cominciata giorni fa una pantomima di accordi segreti di scambio tra le Procure di Milano e Taranto e tra gli avvocati dei Riva e i commissari Ilva, lanciati proprio poco prima del referendum in un twitter da Renzi, in base ai quali, il miliardo in Svizzera dei Riva (sempre quello, usato per ogni ipotesi di piano di bonifica, già impegnato come garanzia per i prestiti bancari di 800 milioni) tornerebbe in Italia, e in cambio passerebbe nel processo il patteggiamento delle società dei Riva, Ilva, Riva Forni Elettrici e l’ex Riva Fire, che così uscirebbero subito dal processo, con le parti civili non risarcite, al massimo solo rimborsate per le spese legali.
Questi fatti sono calati pesantemente nell'udienza del 6 dicembre come una cappa soffocante che ha visto la sua sintesi nell'intervento personale del procuratore Capristo, che, come scrive il Sole 24 Ore, come un neo gestore dell'acciaieria, della città, “ritiene necessario il patteggiamento se si vuole far avanzare il risanamento dell'acciaieria mettendola in sicurezza”, dichiarando: “servono ulteriori flussi di risorse rispetto a quelli che lo Stato può garantire e questi possono derivare dal patteggiamento”.
E sempre nel processo del 6 viene fatta la comunicazione che la sera prima, il 5 dicembre, vi era stato un nuovo incontro presso il Mise (il cui comitato di sorveglianza aveva dato già il via libera al patteggiamento per Ilva e Riva Forni Elettrici), a seguito del quale vi è stato un altro decreto per cui una delle società, Riva Fire, cambia denominazione in Riva «Partecipazioni Industriali», la società viene posta in Amministrazione straordinaria, con la nomina a suoi commissari degli stessi tre commissari dell'Ilva. La nuova società indica a questo punto un nuovo avvocato di Roma che chiede termini, un tempo lungo, per leggersi tutti gli atti e presentare istanza di patteggiamento.
E' evidente che tutti questi fatti hanno anche un chiaro scopo ostruzionista.
Il Presidente della Corte d'Assise, quindi, accoglie la proposta, suggerita anche dal Procuratore, di un congruo rinvio al 17 gennaio delle udienze...
A questo punto, quando l'udienza è chiusa. Ma operai Ilva, lavoratori, donne facenti parte delle parti civili autorganizzate, sostenuti dai dirigenti dello Slai cobas, anch'esso parte civile, hanno fatto con forza sentire la loro protesta, facendosi interpreti anche di tanti lavoratori, cittadini non presenti, dell'insieme delle parti civili umiliate da questo sviluppo processuale e dando voce ai senza voce nella città che non stanno ancora partecipando direttamente al processo.
C'è stata rabbia, ma anche ferma determinazione a non accettare questo andamento lento e pilotato.
La madre di tutti i processi non può diventare la madre del più vergognoso inciucio, patteggiamento, compromesso.
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