mercoledì 22 luglio 2020

Notizie dalle fabbriche siderurgiche di Novi - solo cassaintegrazione e riduzione degli organici... Con incontri sindacali inconcludendi e senza la pressione della lotta operaia

NOVI LIGURE. Ilva, Kme e Bundy, principali industrie siderurgiche del Novese, verso un autunno caldo. Non si prospetta tranquilla, infatti, l’ipotetica ripresa dopo la pausa estiva, un tempo solitamente dedicata al fermo parziale e alla manutenzione degli impianti, mentre oggi le ragioni delle riduzioni d’attività sono ben diverse. Il settore sta ora facendo i conti con la cassa integrazione, gli esuberi e un mercato sempre più contratto.

«Per quanto riguarda l’Ilva venerdì scadrà la cassa integrazione per Covid»  a fronte della richiesta di ulteriori 13 settimane di cassa integrazione ordinaria. L’obiettivo è di mantenere l’accordo stabilito a giugno che prevede perlomeno l’impiego di 300 lavoratori, a rotazione, rispetto ai circa 700 dipendenti in forza all’impianto novese. Nel frattempo attendiamo che il governo ci dica qualcosa sulla prospettiva generale del Gruppo, visto che solo da fonti giornalistiche abbiamo appreso che i ministeri avrebbero demandato a Invitalia, la possibilità di un coinvestimento con lo Stato. Attendiamo di conoscere i dettagli di questa operazione».

«Per quanto concerne la Kme – entrambe le società che oggi la compongono rimangono condizionate dagli ammortizzatori sociali. Alla Sct (Serravalle Copper Tubes, rame; ndr) si lavora solo 3 giorni alla settimana. Sono previste 3 settimane di chiusura dal 1° agosto. Questo perché i volumi di produzione sono molto bassi e la situazione si protrarrà almeno sino a settembre, quando si valuteranno eventuali rientri dei volumi stessi. Stiamo prestando attenzione a un eventuale subentro della proprietà cinese già presente nell’altro ramo d’azienda, l’Hme, che lavora ottone. In questo caso i volumi sono leggermente più alti e abbiamo appena siglato un accordo che evidenzia 12 esuberi, però su base volontaria».

Infine, la Bundy: «Le preoccupazioni sono notevoli – dice Paternò –. I dipendenti sono tutti in cassa integrazione, l’azienda proporrebbe almeno 35 esuberi su 360 lavoratori. Le settimane lavorative sono altalenanti. Dopo gli ammortizzatori per il Covid, partirà la cassa integrazione straordinaria, in attesa dell’incontro previsto per inizio settembre. L’azienda sta cercando nuove aperture di mercato ma la situazione rimane critica».

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