martedì 7 luglio 2020

Su la tempesta di polveri in città



(Da Corriere di Taranto) - Ex Ilva, Procura apre inchiesta su nube di minerale
E’ giunta in serata la notizia secondo la quale la Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato, per gli eventi di sabato, quando durante una tromba d’aria proveniente da nord ha invaso l’area dello stabilimento siderurgico ex Ilva, in particolare quella dei parchi minerali primari e secondari, sollevando nubi di minerale che hanno invaso la superstrada che corre accanto al perimetro della fabbrica in quel punto e il rione Tamburi.
I magistrati della sezione Ambiente, guidati dal procuratore aggiunto e procuratore capo facente funzioni Maurizio Carbone, hanno affidato le indagini ai carabinieri del Noe per svolgere gli accertamenti del caso e comprendere cause ed eventuali danni e responsabilità rispetto a quanto accaduto sabato scorso.
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Condividiamo una parte delle dichiarazioni fatte da Marescotti, sulla tempesta di polveri che la città e il quartiere Tamburi hanno dovuto subire nella giornata di sabato, quando dice: “Sembrava impossibile che potesse accadere una volta coperti i parchi minerali, ma è accaduto. Questo dimostra che la copertura dei parchi minerali non è ancora risolutiva… chiediamo di darci una risposta avviando un’indagine conoscitiva sulle ragioni di quanto è successo”. 
Ma, ci chiediamo noi, è davvero avvenuta la copertura dei parchi minerali? Da tempo non se ne parla più. Si stanno rispettando i tempi? Così come è valida la denuncia che dice che fuori dai parchi ci sono tante polveri.
La verità, come ci hanno detto operai della Cimolai, è che siamo di fronte ad un blocco della copertura dei parchi, finora realizzata solo in due su sette.

Aggiunge Marescotti: “I tempi della messa a norma sono diventati flessibili al punto di non essere

più credibili… Non avete erogato neppure una sanzione così come per gli scarichi in mare, altiforni e cokeria che dovevano essere messi a norma entro la fine di giugno 2020”.
Siamo alle solite dei piani di padroni e governo per quanto riguarda la vicenda Ilva. fanno piani che essi stessi non rispettano, sia in materia ambientale, sia in materia di tutela di posti di lavoro – vedi la vicenda in corso di cassintegrazione Covid per tutti i lavoratori.
Ma noi siamo che su questo non ci si lamenti, né ci si limiti alla denuncia, ne nella ricerca dell’alibi che il problema è chiudere l’Ilva.

Operai e masse popolari in particolare dei Tamburi devono rivendicare con la lotta la tutela reale di lavoro e salute. La cultura del lamento, della ricerca degli scoop mediatici non hanno portato nessun risultato concreto, ne agli operai ne alle masse popolari dei quartieri, ma diventano solo autopromozioni e sostegno alla politica dell’attuale Sindaco e Regione, con Emiliano impegnato in una campagna elettorale permanente e Melucci nello spingere verso attività economiche di altra natura.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe per ora “predica nel deserto”, ma certo questo non ci ferma nell’indicare una strada alternativa a padroni, governo, inquinatori, alle attuali Istituzioni locali, all’attuale stato del movimento, o meglio del falso movimento, in fabbrica e in città.

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