martedì 7 luglio 2020

Natuzzi - manovre di delocalizzazione?


(da Corriere di Taranto)
Natuzzi, stato di agitazione. Da Laterza materiale in Romania
di Gianmario Leone
Acque nuovamente agitate tra i lavoratori e i sindacati di categoria per il futuro dell’azienda Natuzzi. In particolar modo nel sito tarantino di Laterza.
La RSU dello stabilimento di Laterza a seguito dell’incontro dello scorso 3 luglio, ha deciso di proclamare lo stato di agitazione. Questo perché durante l’incontro sono stati prospettati i calendari lavorativi non condivisi della prossima settimana, i tempi di erogazione del bonus relativo al mese di marzo, il ricevimento delle spettanze alla naturale scadenza, la programmazione della eventuale fermata estiva, alla conferma dei progetti e investimenti sottoscritti tra le parti e/o ad eventuali modifiche. “A tutto quanto su esposto, le risposte sono state vaghe e inesistenti” ha dichiarato la Rsu. 
Non solo. Perché c’è un dato, che è quello che preoccupa maggiormente i sindacati, ovvero il materiale spostato dallo stabilimento di Laterza ad uno dei due siti che la società ha in Romania
(uno a Bucarest, l’altro a Cluj). Operazione che farebbe temere un nuovo rischio di delocalizzazione di massa, come venne paventato e poi sventato nel lontano 2014.
Pertanto, la Rsu “nel sollecitare la società alla dovuta trasparenza nei confronti dei lavoratori proclama lo stato di agitazione“.
Del resto, sul fronte economico non arrivano certo buone notizie. Il primo trimestre 2020 per l’azienda si è chiuso con un 22,4 su base annua, dai 106,2 milioni di euro di vendite nette del primo trimestre 2019, agli 82,5 milioni di euro relativi a gennaio-marzo 2020. Segno meno in tutti i mercati coperti dall’azienda: -22,8% nelle Americhe, sul mercato europeoo EMEAI -12,2% e sui mercati asiatici al -11,2%. La perdita per il primo trimestre 2020 per Natuzzi si è dunque attesta a 7,8 milioni di euro. Di positivo c’è il margine lordo consolidato del 34,2%, in crescita del 30,1%, attribuito anche ad un andamento favorevole dei prezzi delle materie prime. 
Infine, l’azienda del brand pugliese dell’imbottito rischia nuovamente (è già accaduto in passato) il delisting dal borsino di Wall Street. Ovvero la possibilità della cancellazione dal New York Stock Exchange. Questo avviene per due motivi: il primo, quando il prezzo medio del titolo azionario di una società scende al di sotto del dollaro. Il secondo, prevede che per resare quotati nel NYSE Listed Company Manual bisogna mantenere una capitalizzazione di mercato globale media non inferiore a 15 milioni di dollari-euro. Quella attuale del gruppo Natuzzi è pari a 6 milioni. Resta ora da capire se la Borsa di New York prorogherà la sospensione dell’efficacia dei requisiti a causa dell’emergenza da Covid-19 o se scatteranno i 30 giorni di monitoraggio. 
Qualora ciò avvenisse, ll delisting non scatterà se nel corso del periodo in esame il titolo chiuderà sopra la soglia del dollaro nell’ultimo giorno di contrattazione di uno dei sei mesi oggetto di esame e in presenza di un prezzo medio di chiusura superiore al dollaro nel corso delle 30 sedute precedenti. Nel caso in cui queste due condizioni non venissero rispettate, il Nyse darà il via alle procedure di sospensione e delisting.
Basti pensare che nel 2018 il titolo della Natuzzi resitrò un rosso di oltre 46 punti percentuali e che rispetto al 2017 il titolo vale oltre il 60% in meno.

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