giovedì 11 dicembre 2014

"GlOVEDI' ROSSO" - come la merce diventa denaro...

Nel punto 3 del primo capitolo Marx ci guida alla scoperta del mistero della forma di valore e di come la merce diventa denaro.

Marx, innanzi tutto, ci ricorda, ancora una volta, che come valori, le merci sono semplici cristallizzazioni di lavoro umano e l'analisi che ne fa le riduce all'astrazione valore, ma questo non dà alle merci nessuna forma di valore differente dalle loro forme naturali. Questa differenza e cioè il suo carattere di valore spicca nella sua relazione con un'altra merce, nello scambio tra merci e in questi rapporti di scambio dei prodotti degli esseri umani, casuali e sempre oscillanti, trionfa con la forza, come legge naturale regolatrice, il tempo di lavoro socialmente necessario per la loro produzione.

Questa è la "teoria del valore" che spiega il funzionamento della società borghese, teoria contrastata in tutti i modi possibili dalla borghesia i cui "economisti" si sono inventati altre teorie che spiegherebbero l'"economia", ma che in momenti particolari come questi, di acuta "crisi economica", sono costretti a dire apertamente che tutte queste loro teorie non funzionano! Sono fallite perché non riescono a spiegare proprio niente di quello che succede; né a prevenire né a dare "soluzione" a queste crisi, per esempio!
Ma anche tanti attivisti di organizzazioni politiche e di "movimenti" non "comprendono" come funziona il sistema sociale borghese; tutti quelli per esempio che vogliono "uscire dalla crisi"… e su questo e altro torneremo nei prossimi scritti.

Seguiamo quindi Marx nella spiegazione di questo mistero.

3. LA FORMA DI VALORE OSSIA IL VALORE DI SCAMBIO.

Ognuno sa, dice Marx, anche se non sa nient'altro, che le merci posseggono una forma di valore, che contrasta in maniera spiccatissima con le variopinte forme naturali dei loro valori d'uso, e comune a tutte: la forma di denaro. Ma qui si tratta di compiere un'impresa che non è neppure stata tentata dall'economia borghese: cioè di dimostrare la genesi di questa forma di denaro, dunque di perseguire lo svolgimento dell'espressione di valore contenuta nel rapporto di valore delle merci, dalla sua figura più semplice e inappariscente, fino all'abbagliante forma di denaro. Con ciò scomparirà anche l'enigma del denaro.

Lo svolgimento parte dal rapporto di valore più semplice che è, evidentemente, il rapporto di valore d'una merce con un'unica merce di genere differente, qualunque essa sia. Il rapporto di valore fra due merci ci fornisce dunque la più semplice espressione di valore per una merce.

Il mistero di ogni forma di valore sta in questa forma semplice di valore. La vera e propria difficoltà sta dunque nell'analisi di essa.

Riprendiamo l'esempio delle due merci di genere differente, A e B, nel nostro esempio tela e abito, che rappresentano evidentemente due parti differenti.

Dunque, merce A = merce B; tela = abito.

La tela esprime il proprio valore nell'abito, l'abito serve da materiale di questa espressione di valore.
La prima merce rappresenta una parte attiva, la seconda una parte passiva.
Il valore della prima merce è rappresentato come valore relativo ossia quella merce si trova in forma relativa di valore. La seconda merce funziona come equivalente ossia essa si trova in forma di equivalente (incarnazione del lavoro umano accumulato, "depositario di valore").

Queste posizioni si fissano nel tempo e ad un certo punto dello sviluppo tutte le merci si trovano nella forma relativa di valore e una sola nella forma di equivalente.
Questa forma di equivalente storicamente è toccata prima ad ogni merce per esempio negli scambi occasionali agli inizi dell'umanità poi a diverse merci come per es. il bestiame man mano che gli scambi tra comunità si facevano più frequenti e infine, per abitudine sociale, ad una sola merce, per esempio l'oro.

Alla fine, dice infatti Marx, una merce ottiene espressione generale di valore solo perché simultaneamente tutte le altre merci esprimono il loro valore nel medesimo equivalente, ed ogni nuovo genere di merce che si presenta deve imitarle. Con ciò viene in luce che l'oggettività di valore delle merci, dato che essa è la pura e semplice "esistenza sociale" di queste cose, può essere espressa soltanto mediante la loro relazione sociale onnilaterale, e che di conseguenza la loro forma di valore non può non essere forma socialmente valida.

Marx riassume, quindi, dicendo che dalla forma semplice, che chiama forma I, si sviluppano storicamente altre forme, la II (a diverse merci è toccata la funzione di equivalente) e la III. In quest'ultima forma, nel lungo processo storico, come abbiamo visto, tutte le merci hanno escluso dal loro mondo una merce, la merce oro, per abitudine sociale, affidando a questa il compito dell'equivalente generale e cioè della merce denaro.

Ma l'oro si presenta come denaro nei confronti delle altre merci solo perché si era presentato già prima come merce nei confronti di esse. Anch'esso ha funzionato come equivalente, come tutte le altre merci: sia come equivalente singolo in atti isolati di scambio, sia come equivalente particolare accanto ad altri equivalenti di merci. Man mano esso ha funzionato, in sfere più o meno ampie, come equivalente generale; e appena ha conquistato il monopolio di questa posizione nell'espressione di valore del mondo delle merci, diventa merce denaro, ossia la forma generale di valore è trasformata nella forma di denaro.

Nella società capitalistica quindi il mistero della forma di valore consiste nel fatto che essa "si traveste" progressivamente fino a comparire in una "forma" diversa, e cioè nella forma di denaro!

Il denaro quindi non ha proprietà sovrannaturali! Non ha un valore in sé. È legato all'esistenza delle merci di cui rappresenta il valore. A questo livello dello sviluppo della teoria si può dire che senza le merci che rappresenta il denaro non è niente!

Ma l'illusione che il denaro in sé abbia queste qualità soprannaturali spinge i vari governi borghesi oggi a "stampare più denaro" da "immettere nel mercato" per fare "ripartire l'economia" e "uscire dalla crisi"!
Se le merci non ci sono, non vengono prodotte, o sono ferme nei magazzini, anche il denaro "si ferma"! E questo fenomeno gli "economisti" di oggi la chiamano "trappola della liquidità" e cioè, il denaro c'è, appunto, ma è fermo! Come provano a "farlo girare" comunque i capitalisti, e con quali effetti, lo vedremo nei prossimi scritti.

***
Giovedì prossimo chiuderemo il capitolo sulla merce con un riassunto complessivo che fornisce una visione generale di quanto finora detto.

Parte 1 – 2 - 3
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