Una volta fatta considerare l'Ilva "di interesse strategico nazionale" tutte le leggi sia nazionali che europee si possono aggirare. Il decreto che Renzi sta preparando per il 24 dicembre è all'interno di questa politica.
A livello europeo "lo Stato potrebbe
intervenire evitando il rischio di una procedura Ue per aiuti di Stato", pertanto niente minacce di sanzioni . Non solo, " la commissaria Ue per il Mercato Unico e le Imprese si è
detta anche ottimista sulla possibilità di utilizzare i fondi del Piano
Juncker per i due progetti che riguardano l’Ilva (526 milioni per il
risanamento ambientale e 670 milioni per l’efficientamento energetico).
A livello nazionale viene forzata la legge Marzano, che prevede l'intervento dello Stato per "grandi imprese in stato di insolvenza", per applicarla anche all’Ilva non dichiarata insolvente.
Questo mostra che quando si tratta di difendere gli interessi dell'economia capitalistica, lo Stato fa e cambia leggi da un giorno all'altro, trova e mette fondi, ecc.; diverso atteggiamento, invece, quando si tratta di fare o cambiare leggi o di fare stanziamenti in difesa dei lavoratori e delle masse popolari.
"Con questo
schema normativo lo Stato entrerebbe attraverso una società pubblica
(Fondo Strategico o più probabilmente Fintecna) in una newco che
verrebbe finanziata da Cassa Depositi e Prestiti. Alla newco sarebbero
poi dati in affitto gli stabilimenti di Taranto mentre la proprietà
degli stessi stabilimenti resterebbe in capo alla vecchia Ilva, e quindi
ai vecchi proprietari, diventata bad company. Questa avrebbe in carico
il contenzioso ambientale con le relativo richieste di risarcimento
danni".
Il provvedimento del governo atteso per il 24 dicembre
dovrebbe contenere anche una formula capace di favorire un
alleggerimento dell’Aia portandola a livello degli standard europei,
meno restrittivi e costosi di quelli imposti dal piano ambientale per il
sito di Taranto.
Il provvedimento-decreto del governo Renzi mostra chiaramente che l'intervento momentaneo dello Stato significherà un taglio proprio sui problemi ambientali sia all'interno dell'Ilva che sul territorio. Il "risanamento" dello stabilimento per renderlo più spendibile verso i nuovi padroni privati, quindi, non significherà affatto una effettiva bonifica e messa a norma degli impianti nocivi per la sicurezza e la salute, ma al contrario un ridimensionamento degli interventi, e dei soldi necessari, "alleggerendo" un Aia già di per sè insufficiente, per non parlare delle bonifiche delle aree esterne all'Ilva che potrebbero essere in questo modo scaricate nella "bad company"
Nessun commento:
Posta un commento