martedì 30 dicembre 2014

Cgil Puglia - sfacelli, ammanchi ruberie abusi sindacalisti sempre a caccia di soldi, poltrone e posti di lavoro per sè e per la famiglia ne conosciamo alcuni anche noi

Terremoto nella Cgil Forte vuole lasciare

BARI - Prima il caso della Camera del Lavoro di Bari, dove nel 2012 era stato trovato un buco importante. Poi quello simile, ma meno grave, di Foggia. Quindi l’ammanco da un milione di euro scoperto nelle casse dello Spi, i pensionati, su cui indaga la Procura. Ma a fronte all’ultimo caso di «opacità» nella Cgil pugliese, chiuso stavolta con il «perdono» della commissione nazionale di garanzia, il segretario regionale Gianni Forte ha detto basta. Poco prima di Natale ha rassegnato le dimissioni: e così oggi, nel sindacato, c’è ufficialmente un problema Puglia.Forte, 58 anni, è un sindacalista di lunghissimo corso. Ex segretario a Taranto, dal novembre 2008 è segretario generale regionale con piglio decisionista e con una forte impronta di modernizzazione e trasparenza. In questi anni ha gestito decine di vertenze delicate ma anche, lontano dai riflettori, una serie di grandi emergenze interne. Come quella che nel 2012, a Bari, è costata il posto al segretario Piero Colonna: l’acquisto di una mega-sede per la Camera del Lavoro e una serie di spese e stipendi generosi avevano creato un buco nel bilancio. Per sistemare le cose, Forte volle Pino Gesmundo, proprio l’uomo che oggi viene considerato in pole position per prendere il suo posto.
Ma lo scandalo più grosso è quello scoppiato nel 2013 intorno allo Spi, la potente organizzazione dei pensionati. La Cgil pugliese ha 320mila iscritti, di cui 160mila sono pensionati: un enorme polmone finanziario che garantisce circa 700mila euro l’anno. Una verifica interna, partita da una squadratura sui conti correnti di appena 25mila euro, ha permesso di scoprire un buco da un milione, scavato con centinaia di prelevamenti in contanti da 4-5mila euro ciascuno sui conti della categoria. La Cgil è intervenuta silurando il segretario Vincenzo Valentino, la sua responsabile amministrativa e la responsabile dell’organizzazione. Forte, raccontano in Cgil, avrebbe preferito chiudere la vicenda con la restituzione dei soldi, invece la segreteria nazionale dello Spi gli ha imposto di presentare una denuncia da cui è partito il fascicolo di indagine su cui ora sta lavorando la Finanza.
A far traboccare il vaso, a quanto si racconta, è stato però il caso della Fillea di Taranto. Il segretario regionale aveva disposto la sospensione per 6 mesi del segretario generale Antonio Stasi, a quanto pare per una questione di stipendi e indennità non dovute. I fatti risalgono al 2013. Ma poche settimane fa la commissione nazionale di garanzia ha sconfessato Forte: non nella forma (Stasi, a quanto pare, è stato destinato a Matera), quanto nella sostanza. Il caso degli «emolumenti ad personam», ha scritto la commissione nazionale, in Puglia sarebbe una abitudine consolidata. Una sorta di «così fan tutti» che il segretario generale - assolutamente estraneo ai fatti - ha considerato un insulto personale. E dopo aver chiesto a Roma la verifica sui bilanci della segreteria pugliese (verifica conclusa senza rilievi), Forte ha rassegnato le dimissioni.
L’interessato, però, smentisce e non vuole commentare le decisioni relative al caso Stasi. «Sono regolarmente al lavoro. Dimissioni? È in corso - dice al telefono - una discussione interna al sindacato. Essendo una questione ancora aperta, non mi sembra il caso di parlarne». Eppure è un fatto che per il 7 gennaio sia già stato convocato il comitato direttivo della Cgil pugliese: dovrà decidere proprio se e quando andare a congresso.

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