TARANTO – Il Comitato portuale di Taranto ha deliberato la decadenza della concessione demaniale del terminal container alla Tct, società di cui sono azionisti Hutchinson ed Evergreen, che ha dichiarato il 12 giugno scorso la messa in liquidazione della società e il successivo avvio della procedura di mobilità dei 540 dipendenti per i quali lo scorso 28 maggio è terminata la cassa integrazione.
Sentito il parere della Commissione Consultiva, è stata così deliberata la revoca della autorizzazione e dell’atto concessorio del terminal, che la Tct ha gestito dal 2001, data in cui l’infrastruttura è entrata in funzione, sino ad oggi. Il governo ora farà 'scouting' per trovare degli armatori pronti a presentare una manifestazione di interesse e creare una newco.
Uno dei volantini di denuncia e proposta fatte dallo Slai cobas quando si poteva fare davvero qualcosa
La telenovela del Porto, della Tct e dei lavori continua da mesi e mesi senza che avanzi una vera prospettiva e senza che il futuro dei lavoratori venga mai realmente tutelato. Ora siamo in pieno marasma e lotta per il potere. La nomina del nuovo presidente dell'Autorità portuale sta diventando una guerra tra bande politica e affaristica.
L'attuale presidente Prete, specialista in parole e viaggi, sembra al capolinea, e gli altri nomi che si affacciano o sono vecchi potentati del porto o nuovi aspiranti ad una poltrona che evidentemente dà molto lustro e molti soldi. Senza trascurare inoltre che siamo già in piena campagna elettorale.
Noi condividiamo ciò che dicono recentemente anche alcuni sindacalisti, che questa guerra di poltrone non può appassionare e interessare i lavoratori, che tutto questo batage sul nome della "cosa" non risolve i problemi della "cosa".
Ma i sindacalisti trascurano di dire che loro sono parte del problema e non la soluzione.
Non si può stare continuamente alla greppia dei padroni del porto, a tirare per la giacchetta la Tct e ad elemosinare sempre e solo la continuazione della cassintegrazione.
Al Porto, la realtà è che il sindacato non c'è come strumento di lotta democratico e organizzato dei lavoratori.
E questo lo sanno benissimo tutti i lavoratori, anche se poi per opportunismo, passività e anche stupidità fanno finta di non capire e di non agire di conseguenza.
Lo Slai cobas aveva proposto ai lavoratori, non oggi ma due anni fa, di mettere fine a questo andazzo e a questa farsa con la lotta, ma i lavoratori si sono fermati al primo ostacolo e ai ricatti dell'Autorità portuale, della Tct e della mafia politica e sindacale.
MA NON E' MAI TROPPO TARDI, e soprattutto nessuno pensi o si illuda di poter vivere in eterno di cassintegrazione che si rinnova, mentre il porto va a fondo e i soldi stanziati dal governo non stanno servendo per cambiare la situazione. Anche su questi soldi, però, si fa spesso tanto rumore per nulla, sono sempre gli stessi soldi che vengono annunciati più volte come nuovi; sono spesso "soldi parlati" e non realmente disponibili e utilizzabili, e si deve assistere alla farsa dell'uomo di Renzi, Delrio, che arriva quasi di nascosto, non si confronta con nessuno e riannuncia "l'aria fritta".
"Salvare il porto" - dicono anche alcuni lavoratori di un non ben definito "Comitato". "Salviamo i lavoratori del porto con la lotta" è la nostra proposta.
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