martedì 13 ottobre 2015

Può un'Associazione, come la Salam, che specula sui migranti e si oppone ai loro diritti, parlare della situazione in Iraq?


Forum Sociale Iracheno a Taranto e Martina F.
Domani si tiene nell'Università a Taranto vecchia un incontro sull'Iraq, in cui tra i principali organizzatori è l'Associazione Salam - quella che gestisce a Taranto i migranti del Bel Sit e Hotel Roxana, per capirci - e le conclusioni vengono fatte dalla pres. della Salam, Simona Fernandez.

C'è evidentemente qualcosa di storto.

Occorre certo che si sviluppino anche nella nostra città iniziative a fianco del popolo dell'Iraq, e contro l'intervento di guerra che gli Usa stanno già facendo e il governo italiano (questo sia pur dicendo un giorno una cosa e il giorno dopo un'altra, ma affinando intanto le armi) si appresta a fare, ma queste non possono certo essere fatte da un'associazione che quando parte di questi popoli vengono nel nostro paese si oppone ai loro diritti, negando loro come ha fatto nei mesi scorsi il diritto ad avere il documento di identità, negando l'assistenza legale per i permessi di soggiorno, per il riconoscimento dello stato di rifugiati; da parte di un'associazione in rapporto con ditte mafiose (la coop. Falanto di De Vitis); da parte di un'associazione che ha speculato anche sui beni di prima necessità dei migranti, allargando un pò i cordoni solo a seguito della lotta dei migranti. Da parte di un'associazione che i migranti stessi chiamavano "razzista".

Ma forse questa apparente contraddizione si spiega anche con l'impostazione dell'incontro.
Già il titolo: "Iraq: estremismo religioso, criminalità e beni culturali" dà un messaggio fortemente equivoco: per cui quanto succede in Iraq sarebbe frutto dell'islam e di una volutamente generica "criminalità".
Nessuna chiara parola viene detta sulle vere responsabilità dell'imperialismo, compreso l'imperialismo italiano, che con le precedenti guerre in Iraq, fatte sulle menzogne e unicamente per difendere i suoi interessi economici e geo strategici, ha lasciato sul campo distruzioni, morti, malattie, miseria estrema per il popolo, che hanno favorito la nascita dell'Isis (prima utilizzato dalle potenze imperialiste e ora "sfuggito" di mano).
Non dire questo, rappresentare una situazione in cui il vero problema sarebbe l'"estremismo religioso" (e non è un caso evidentemente che i relatori principali sono professori di diritto ecclesiastico, esperti in diritto e religioni) non è da poco, significa di fatto giustificare l'intervento di guerra in Iraq. 

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