Si tratta chiaramente di un sistema consolidato e strutturale di tutta la Marina Militare a Taranto, non di singoli personaggi.
Nonostante questo, la MM continua a Taranto a fare da padrona. Ad occupare gran parte della città, continuando a depredare le parti migliori, di verde, di mare di Taranto; ad inquinare pesantemente le acque - ed in passato un'inchiesta dell'Ispettorato del Lavoro fu bloccata dal Ministero a Roma; a non voler cedere mega strutture vuote che potrebbero servire per case alla popolazione di Taranto e per l'accoglienza dei migranti.
Si tratta quindi di una "Fogna" pienamente coperta e protetta da tutte le Isituzioni locali e nazionali, verso le cui responsabilità penali anche questa inchiesta dovrebbe andare a fondo.
(da Il Fatto quotidiano)
Marina militare Taranto, due ufficiali arrestati per tangenti. Imprenditore ai pm: “Il sistema non si è mai fermato”
Nuovo capitolo della tangentopoli in divisa. Secondo l'accusa, nonostante l'operazione dei carabinieri a gennaio, la richiesta di mazzette continuava senza esitazioni. Su ogni appalto il 10 percento doveva essere restituito in bustarelle. Sottrarsi alla “mesata” comportava il blocco dei pagamenti
“Quando ho
pagato l’ultima tangente sono
rimasto impressionato perché i carabinieri avevano già arrestato un
ufficiale della Marina, ma il sistema non si era fermato”. È
l’inquietante rivelazione di un imprenditore tarantino costretto a
pagare il “pizzo”
ai militari della base ionica che svela un nuovo capitolo della
tangentopoli in divisa che
continua a imbarazzare la forza armata.
Nonostante
gli arresti messi a segno a gennaio dai carabinieri di Taranto,
coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Maurizio
Carbone, la richiesta di mazzette
continuava senza esitazioni. Su ogni appalto il
10 percento doveva
essere restituito in bustarelle. Sottrarsi alla “mesata”
comportava il blocco dei pagamenti: le fatture restavano nei
cassetti, insomma, e venivano liquidate solo quando gli imprenditori
si decidevano a pagare. Per alcuni, però, ha significato molto di
più: un imprenditore che ha provato a ribellarsi a questo sistema è
stato escluso dalle gare d’appalto e
la sua ditta è addirittura fallita.
Il nuovo capitolo
della bufera giudiziaria ha coinvolto due ufficiali superiori:
Giovanni Caso e
Alessandro Dore,
entrambi capitani di fregata e in passato a capo del IV reparto della
direzione di commissariato della Marina militare a Taranto, l’ente
che in sostanza tiene i cordoni della borsa per l’indotto nella
base navale. Per entrambi, finiti agli arresti
domiciliari, l’accusa è di
concussione:
secondo il pm Carbone avrebbero costretto gli imprenditori a pagare
le tangenti per evitare il blocco dei pagamenti... il sistema era
ereditato da tutti i capi uffici e coinvolgeva anche altri ufficiali.
Nella vicenda, infatti sono 10 in totale i militari coinvolti ai
quali nelle scorse ore i carabinieri hanno anche notificato un
decreto di sequestro preventivo:
gli investigatori hanno messo i sigilli a conti correnti, immobili e
altro per un ammontare complessivo di 500mila euro. Una somma che è
sicuramente solo un “prima stima per ora necessariamente
provvisoria e certamente al ribasso rispetto alle ingenti somme
percepite a titolo di tangente dagli indagati”.
Il nuovo capitolo,
però, potrebbe non essere l’ultimo dell’inchiesta: il prossimo
16 novembre, infatti, è fissato l’incidente probatorio nel quale
altri due ufficiali, Roberto La Gioia
e
Giovanni Cusmano,
dovranno confermare le confessioni fatte agli inquirenti dopo il loro
arresto...
Il totale della
mazzetta era infatti suddiviso secondo criteri ben precisi. “Il
2,5% ciascuno al sottoscritto e al Vice Direttore (di Maricommi, ndr)
– ha spiegato La Gioia nel suo interrogatorio – 2% a Vecchi, 1,5%
al Direttore e il restante 1,5% veniva diviso in parti uguali tra il
Summa e il De Benedictis”.
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