In questa Formazione Operaia riportiamo ampi stralci del 3° capitolo, perchè più che le nostre sono chiarissime le parole di Marx per spiegare le illusioni parlamentari della piccola borghesia e la sconfitta delle stesse, come la necessità del proletariato di liberarsi dalle catene strumentali e mortifere della piccola borghesia democratica.
Gli operai, le donne, tutti i lettori della Formazione Operaia, leggendo, potranno da sè comprendere e nello stesso tempo vedere quanto sia attuale questo scritto per smascherare oggi le tremende illusioni sul parlamento, e sulla via parlamentare per battere i rappresentanti attuali della borghesia al potere.
Dal 3° cap. de "Le lotte di classe in Francia": Conseguenze del 13 giugno 1849.
"L'11 giugno salì alla tribuna dell'Assemblea legislativa Ledru-Rollin (rappresentante della piccola borghesia democratica, organizzata ne la "Montagna" - ndr). Non tenne un discorso; formulò una requisitoria contro i ministri, nuda, senza fronzoli, oggettiva, concisa, violenta.
L'attacco a Roma è un attacco alla Costituzione; l'attacco alla repubblica romana un attacco alla repubblica francese. L'articolo V della Costituzione dice: "La repubblica francese non adopera mai le proprie forze combattenti contro la libertà di qualsiasi popolo", e il presidente adopera l'esercito francese contro la libertà romana. L'articolo 54 della Costituzione vieta al potere esecutivo (di dichiarare qualsiasi guerra, senza l'assenso
dell'Assemblea nazionale... proibisce quindi loro non meno espressamente la guerra contro Roma, e Oudinot bombarda Roma. Così Ledru-Rollin... il tribuno della Costituzione, lanciò alla maggioranza monarchica dell'Assemblea nazionale questa dichiarazione minacciosa: "I repubblicani sapranno far rispettare la Costituzione con tutti i mezzi, sia pure con la forza delle armi!"... Con 361 contro 203 voti l'Assemblea nazionale decise di passare, circa il bombardamento di Roma, all'ordine del giorno puro e semplice.
Credeva Ledru-Rollin di poter battere l'Assemblea nazionale con la Costituzione, il presidente con l'Assemblea nazionale?
E' vero che la Costituzione vietava ogni attacco alla libertà di popoli stranieri, ma ciò che l'esercito francese attaccava a Roma, era, secondo il ministero, non la "libertà", bensì il "dispotismo dell'anarchia". Non aveva ancora compreso la Montagna, a dispetto di tutte le esperienze nell'Assemblea costituente, che la interpretazione della Costituzione non spettava a coloro che l'avevano fatta, ma ormai solamente a coloro che l'avevano accettata? Che la sua lettera doveva essere interpretata secondo il suo spirito vitale e che lo spirito borghese era il suo unico spirito vitale? Che Bonaparte e la maggioranza monarchica dell'Assemblea nazionale erano gli interpreti autentici della Costituzione come il prete è l'interprete autentico della Bibbia, e il giudice l'interprete autentico della legge?...
Ciò che la Montagna cercò di fare l'11 giugno fu "un'insurrezione entro i limiti della ragion pura", cioè una pura insurrezione parlamentare"...
la piccola borghesia democratica, come sempre, nulla desiderava più ardentemente che di vedere combattuta la lotta al di sopra delle sue teste, nelle nubi, fra i lontani spiriti del parlamento Infine tanto la piccola borghesia democratica quanto la Montagna, sua rappresentante, avrebbero con un'insurrezione parlamentare raggiunto il loro grande scopo di spezzare la potenza della borghesia senza scatenare il proletariato o senza lasciarlo apparire altrimenti che nello sfondo; il proletariato sarebbe stato utilizzato senza che diventasse pericoloso...
Dopo il voto dell'Assemblea nazionale dell'11 giugno, ebbe luogo un convegno tra alcuni membri della Montagna e i delegati delle associazioni segrete operaie. Questi ultimi insistevano perché si scatenasse il movimento quella sera stessa. La Montagna respinse decisamente questa proposta. A nessun prezzo voleva lasciarsi togliere di mano la direzione; i suoi alleati le erano sospetti non meno degli avversari, ed a ragione. Il ricordo del giugno 1848 non era mai stato così vivo nelle file del proletariato parigino. Esso era però incatenato all'alleanza con la Montagna... (che - ndr) era decisa a imporre il rispetto della Costituzione con tutti i mezzi, "eccetto che con la forza delle armi"....
Fino all'alba la "Montagna" ebbe le doglie del parto. Partorì "un proclama al popolo", che il mattino del 13 giugno apparve in un posto più o meno vergognoso in due giornali socialisti. Esso dichiarava il presidente, i ministri, la maggioranza, l'Assemblea legislativa "fuori della Costituzione", e faceva appello alla Guardia nazionale, all'esercito e, infine, anche al popolo, perché "si sollevassero"."Viva la Costituzione!" era la parola d'ordine che esso (la "Montagna" ndr) lanciava: parola d'ordine che non significava altro che "Abbasso la rivoluzione!"...
...i montagnardi attesero invano la V e la VI legione; queste prudenti guardie nazionali lasciarono in asso i loro rappresentanti, la stessa artiglieria parigina impedì al popolo di far delle barricate... le truppe avanzarono a baionetta. abbassata, una parte dei rappresentanti fu fatta prigioniera, un'altra si salvò. Così terminò il 13 giugno.
Se il 23 giugno 1848 era stato l'insurrezione del proletariato rivoluzionario, il 13 giugno 1849 fu l'insurrezione dei piccoli borghesi democratici, e ciascuna di queste due insurrezioni fu l'espressione classicamente pura della classe che l'aveva fatta...
Da quest'istante l'Assemblea nazionale non è più che un Comitato di salute pubblica del partito dell'ordine. Parigi aveva messo il presidente, il ministri e la maggioranza della Assemblea nazionale in "stato d'accusa"; questi misero Parigi in "stato d'assedio". La Montagna aveva dichiarato la maggioranza dell'Assemblea legislativa "fuori della Costituzione" la maggioranza consegnò alla Alta corte, per violazione della Costituzione, la Montagna, e proscrisse tutti coloro che in essa avevano ancora energia. La Montagna venne decimata in modo da ridurla a un torso senza testa e senza cuore. La minoranza era andata sino al tentativo di un'insurrezione parlamentare; la maggioranza elevò a legge il proprio dispotismo parlamentare. Decretò un nuovo regolamento interno, che sopprimeva la libertà della tribuna e autorizzava il presidente dell'Assemblea nazionale a punire i rappresentanti, per violazione dell'ordine, con la censura, con multe, con la privazione dell'indennità, con la temporanea espulsione, col carcere...
Il grido: "Viva la repubblica socialdemocratica!" venne dichiarato incostituzionale, il grido "Viva la repubblica!" processato come socialdemocratico...
(CONTINUA)
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