“Fca e Fincantieri sono già clienti di
ArcelorMittal e naturalmente abbiamo già parlato con loro dopo
l’acquisizione. Sui nuovi clienti siamo al lavoro, e non posso dire di
più: naturalmente siamo aperti e vogliamo lavorare con i clienti più
importanti d’Italia“. E’ quanto affermato dal ceo di ArcelorMittal Italia, Mathieu Jehl, in un’intervista al Sole24Ore in cui ribadisce l’obiettivo di “avere una marginalità incrementale e un utile già dal primo anno“.
“Siamo in fase di ramp up, credo che il ritmo da 6 milioni di tonnellate, tutti prodotti a Taranto, lo potremo avere dal primo o secondo trimestre del 2019“, spiega Jehl. “Abbiamo poi previsto di fare arrivare anche coils e bramme, già tra dicembre o gennaio. I coils, in particolare, arriveranno dal sito di Fos sur Mer, in Francia“. Tra le priorità per gli investimenti, “sicurezza e ambiente vengono al primo posto. Per quanto riguarda invece il piano industriale, spenderemo 520 milioni di euro per i primi interventi dell’anno prossimo“, dichiara il ceo, che evidenzia le tre ragioni della differenza tra gli impianti Ilva e il benchmark di ArcelorMittal nel resto d’Europa: “Per prima cosa i volumi: Ilva negli ultimi anni non ha generato l’output commisurato alla sua struttura. Poi c’è l’aspetto commerciale: con l’ingresso in ArcelorMittal anche l’Italia potrà beneficiare delle economie di scala del gruppo in termini di potere d’acquisto. L’ultimo fattore è il know how di ArcelorMittal sui processi e sull’affidabilità. Se lavoriamo su questi tre fattori possiamo raggiungere – conclude – il livello di profittabilità del gruppo“.
Domani mattina invece alle ore 9, a Martina Franca, ArcelorMittal Italia incontrerà alcuni imprenditori di imprese dell’appalto e dell’indotto del siderurgico di Taranto. Affiancati dal presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, proprietario della Comes spa, azienda che lavora da anni con Eni ed Ilva, incontreranno il management aziendale. Ovviamente si discuterà del presente e del futuro delle ditte che operano all’interno del siderurgico tarantino.
“Siamo in fase di ramp up, credo che il ritmo da 6 milioni di tonnellate, tutti prodotti a Taranto, lo potremo avere dal primo o secondo trimestre del 2019“, spiega Jehl. “Abbiamo poi previsto di fare arrivare anche coils e bramme, già tra dicembre o gennaio. I coils, in particolare, arriveranno dal sito di Fos sur Mer, in Francia“. Tra le priorità per gli investimenti, “sicurezza e ambiente vengono al primo posto. Per quanto riguarda invece il piano industriale, spenderemo 520 milioni di euro per i primi interventi dell’anno prossimo“, dichiara il ceo, che evidenzia le tre ragioni della differenza tra gli impianti Ilva e il benchmark di ArcelorMittal nel resto d’Europa: “Per prima cosa i volumi: Ilva negli ultimi anni non ha generato l’output commisurato alla sua struttura. Poi c’è l’aspetto commerciale: con l’ingresso in ArcelorMittal anche l’Italia potrà beneficiare delle economie di scala del gruppo in termini di potere d’acquisto. L’ultimo fattore è il know how di ArcelorMittal sui processi e sull’affidabilità. Se lavoriamo su questi tre fattori possiamo raggiungere – conclude – il livello di profittabilità del gruppo“.
Domani mattina invece alle ore 9, a Martina Franca, ArcelorMittal Italia incontrerà alcuni imprenditori di imprese dell’appalto e dell’indotto del siderurgico di Taranto. Affiancati dal presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, proprietario della Comes spa, azienda che lavora da anni con Eni ed Ilva, incontreranno il management aziendale. Ovviamente si discuterà del presente e del futuro delle ditte che operano all’interno del siderurgico tarantino.
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