Il nuovo management di ArcelorMittal Italia,
insediatosi lo scorso 6 novembre all’interno dello stabilimento
siderurgico ionico, si presenta ufficialmente in occasione della
conferenza stampa odierna organizzata nella sala conferenze dell’Ilva di
Taranto. “Abbiamo l’ambizione di fare di ArcelorMittal Italia (ex
Ilva) la migliore azienda nel gruppo ArcelorMittal Europa. Le
potenzialità e le motivazioni da parte di tutti, azienda e lavoratori,
ci sono”. Commenta così l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl, il progetto di rilancio del polo siderurgico ionico nell’ottica della sostenibilità ambientale. “La nostra è una storia di successo – ha proseguito Jehl – costruita negli anni con l’integrazione fra componenti territoriali diverse”.
ArcelorMittal è infatti un
gruppo nato dalla fusione dell’azienda siderurgica francese Arcelor e dell’azienda indiana del magnate indiano della siderurgia Mittal. Ad oggi il gruppo ArcelorMittal è presente in 60 Paesi nel mondo e conta circa 200mila dipendenti.
gruppo nato dalla fusione dell’azienda siderurgica francese Arcelor e dell’azienda indiana del magnate indiano della siderurgia Mittal. Ad oggi il gruppo ArcelorMittal è presente in 60 Paesi nel mondo e conta circa 200mila dipendenti.
Il fulcro del progetto di rilancio
industriale dell’Ilva si fonda, secondo quanto dichiarato da Jehl, sulla
sostenibilità a lungo termine. “Dobbiamo lavorare sulla sostenibilità e, precisamente, sul tema della salute, della sicurezza e dell’ambiente”.
Per fare ciò, però, è necessario, a giudizio di Jehl, rilanciare la
produzione che, ad oggi, si attesta a circa 4,5milioni di tonnellate
annue di acciaio. “Vogliamo iniziare portando la produzione a circa 6milioni di tonnellate annue”, ha
specificato Jehl. Nel piano industriale presentato dal colosso
siderurgico, leader mondiale nella produzione di acciaio, si punta a
ritornare ai livelli di produzione precedenti all’attuale periodo in
amministrazione straordinaria da parte dello Stato (e quindi superare le
dieci milioni di tonnellate annue di acciaio). Come specificato dallo
stesso Jehl, non sarà, questa, un’operazione così facile in quanto
l’Ilva paga, in virtù del processo per disastro ambientale in corso, gli
effetti di una cattiva reputazione sui mercati internazionali. “Dobbiamo cambiare, con il lavoro ed il nostro know how – ha specificato Jehl – questa reputazione facendo di quest’azienda un punto di riferimento per tutto il gruppo ArcelorMIttal Europa”.
Al riguardo, Jehl ha specificato che vi sono, all’interno di
ArcelorMittal, diverse divisioni amministrative e ArcelorMittal Italia
fa capo, per l’appunto, alla divisione Acciai Piani di ArcelorMittal
Europa. La stessa divisione, il cui presidente è Aditya Mittal, figlio
del magnate indiano, si suddivide in diverse aree territoriali, fra cui
l’Area Sud-ovest dell’Europa, l’area Nord Europa, Est Europa e, per
l’appunto, ArcelorMittal Italia.
Nel piano ambientale ed industriale
esposto quest’oggi dall’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia
viene evidenziata la centralità dell’Italia e, precisamente dello
stabilimento siderurgico di Taranto, all’interno del gruppo
ArcelorMittal Europa. “Vogliamo fare di ArcelorMittal Italia il punto di riferimento di tutti gli stabilimenti di ArcelorMittal Europa”.
Un progetto ambizioso che, affinché si realizzi, deve prima rendere lo
stabilimento siderurgico di Taranto compatibile con le linee produttive
delle fabbriche del gruppo franco-indiano. Come è noto, l’Ilva di
Taranto produce solo laminati piani, ovvero i semiprodotti (coils) che
vengono poi elaborati in prodotto finito nelle acciaierie di Novi Ligure
e di Cornigliano. Per fare ciò “dobbiamo estendere la gamma di
prodotti della filiera dell’acciaio da noi realizzati, anche all’interno
dello stabilimento di Taranto”, ha precisato Jehl.
Alla conferenza stampa erano inoltre presenti Cristina Moro Marcos, dirigente del comparto Regulations & Technology, Marc Vereecke, coordinatore dei Piani di investimento di ArcelorMittal Italia e Patrizia Carrarini, Direttore Comunicazione e Responsabilità Aziendale. Presente in platea, ad eccezione del direttore Ambiente Alessandro Labile
impegnato a Genova in un incontro istituzionale sul centro siderurgico
di Cornigliano, l’intero management di ArcelorMittal Italia: il
direttore Risorse Umane Annalisa Pasquini; il direttore Finanziario e Government Affairs, Samuele Pasi; il direttore Affari Legali, Daniele Santoro; il direttore CAPEX e Ottimizzazione Impiantistica, Patrick Louis; il direttore Gestione dei progetti, Sandeep Arora; il direttore Salute e Sicurezza, Sergio Palmisano; il direttore Automazione industriale, Antoine Dhennin; il direttore Sistemi Informativi, Gianluigi Zorloni; il direttore Manutenzioni centrali e Affidabilità, Gian Andrea Manzoni, ed il direttore Ricerca e Sviluppo, Nicolas Bontems.
Jehl ed i suoi collaboratori hanno
successivamente esposto il piano industriale di rilancio, che si fonda
su 7 componenti: salute e sicurezza; ambiente; compliance; persone; piano industriale; profittabilità; corporate responsability.
Quanto alla categoria “salute e
sicurezza”, Jehl ha precisato che si vuole riproporre all’Ilva di
Taranto i successi ottenuti, in termini di riduzione degli infortuni,
nelle altre realtà produttive europee del gruppo. Al riguardo, è stato
illustrato un grafico nel quale viene indicato il numero di ore
lavorative perse per infortunio negli stabilimenti del gruppo dal 2007
al 2018 (su una base di un milione di ore lavorative). Esse sono calate
dal valore di 31 registrato nel 2007 allo 0,6 del 2018.
Piano ambientale
Relativamente all’ambito ambientale, Jehl non si nasconde e dichiara: “Il nostro è il piano ambientale più ambizioso di sempre”. È successivamente intervenuto Marc Vereecke,
il quale ha enucleato tutti gli investimenti previsti in materia
ambientale con i conseguenti ricavi in termini di salubrità dell’aria.
Vereecke ha ricordato che, nel 2017, ArcelorMittal ha ridotto di “46
milioni di tonnellate le emissioni di anidride carbonica, evitate grazie
al riciclaggio di rottami e scorie”., così come sono state ridotte le
emissioni di particolato industriale del 21% rispetto al 2010. Ha poi
illustrati alcuni dati economici degli investimenti previsti per Taranto,
stimabili in 2,4miliardi di euro suddivisi fra il Piano ambientale
(1,15miliardi) ed il Piano industriale (1,25miliardi). Relativamente ai
progetti già in cantiere, ha ricordato la copertura dei parchi primari,
la cui prima copertura sarà realizzata entro il 2019, mentre per il
completamento della seconda si dovrà attendere maggio-giugno 2020.
L’intera opera prevede un investimento di 300milioni di euro.
Ciò dovrebbe risolvere il problema delle emissioni diffuse. Quanto,
invece, alle emissioni convogliate dai camini, è prevista l’installazione di nuovi elettrofiltri nell’area agglomerazione (investimento di 35milioni di euro) che dovrebbero abbattere, secondo le stime di ArcelorMittal Italia, le emissioni di diossina del 30-40%.
Il piano ambientale prevede, inoltre, come ricordato da Vereecke, il revamp cokerie (investimento di 200milioni di euro) utilizzando tecnologie “best in class”. Prevista inoltre la realizzazione di un sistema di trattamento delle acque piovane e di processo (investimento di 167 milioni di euro).
Ciò consentirà l’eliminazione della fuoriuscita di acque inquinate.
Favorirà inoltre la riduzione del 15% delle acque dolci attualmente
utilizzate dal centro siderurgico ed estratte dal fiume Tara nonché
dalla foce del Galeso in Mar Piccolo.
Cristina Moro Marcos ha poi specificato gli impegni aggiuntivi al Piano ambientale
che il colosso siderurgico ha voluto prevedere per il centro
siderurgico di Taranto. In primis i nuovi filtri sui camini dell’area
agglomerato. Essi utilizzeranno una tecnologia ibrida sperimentata già
in altri centri siderurgici di ArcelorMittal. Moro Marcos ha poi
precisato che “le due linee di agglomerazione saranno terminate
entro il 2022, quindi prima, di circa 7 mesi, rispetto a quanto previsto
dal Piano ambientale”. Previsto inoltre un piano di desolforazione della Cokeria che consentirà la riduzione di emissioni canalizzate di SO2. Sarà inoltre realizzato un impianto di trattamento delle acque reflue da utilizzare per gli altiforni. “È una tecnologia in-house innovativa – ha precisato Moro Marcos – che
assicurerà il rispetto delle scadenze del Piano ambientale e la
riduzione delle sostanze pericolose emesse. Abbiamo inviato una centrale
pilota a Taranto per controllare i parametri inerenti al trattamento
delle acque reflue a Taranto”.
Nel piano vi è inoltre una componente inerente all’economia circolare.
Vi è infatti una riduzione del 15% dei residui di produzione non
utilizzati; una riduzione del 15% dei prelievi di acque dolci;
incremento del riciclo di rottame e di materiale ferroso; riduzione del
20% delle emissioni di anidride carbonica e aumento dell’uso dei
sottoprodotti della lavorazione siderurgica.
Piano industriale
Quanto al piano industriale, lo stesso sarà perfettibile e si avvarrà delle migliorie che saranno apportate dall’apposito Centro di ricerca e sviluppo.
Nicolas Bontems sarà a capo del Centro di ricerca e sviluppo che nascerà a Taranto. Come riferito da Jehl, il centro “beneficerà del trasferimento di tecnologia proprietaria in possesso di ArcelorMittal e del know how del gruppo”.
Nel Piano industriale un ruolo cruciale è costituito dal revamping completo dell’altoforno 5 (con nuovo contenitore BOF ACC1),
il più grande d’Europa in quanto in possesso di quattro linee di colata
continua di ghisa. Jehl ha implicitamente confermato che lo stesso
utilizzerà come combustibile, così come avveniva in passato, il carbone coke
(smentendo le ipotesi di “decarbonizzazione” di Afo 5). Il piano
prevede inoltre l’ammodernamento meccanico e l’automazione degli
impianti di finitura, dei cilindri, ed il ripristino dei refrattari della suola dell’Afo 1 con un investimento di 45 milioni di euro.
Previsti inoltre interventi nella
centrale elettrica ed ulteriori interventi di manutenzione nell’area
laminazione e ricottura. Fra gli altri interventi, vi è da segnalare
l’installazione e sostituzione delle caldaie per AFO 1, Afo 2, Afo 4. A
tal proposito, Jehl ha precisato che “non appena sarà terminato il revamping di Afo 5 verrà chiuso Afo 2 per i conseguenti lavori”. Confermata la copertura totale dei nastri trasportatori e di tutte le aree in cui vi sono emissioni diffuse.
Al termine della conferenza stampa sono
state poste alcune domande all’amministratore delegato. In primis la
questione delle aziende dell’indotto Ilva, che annoverano diverse migliaia di dipendenti della provincia ionica. “Abbiamo
fissato per la settimana prossima un incontro – ha specificato Jehl –
con tutte le aziende dell’indotto che lavorano con noi”. È stata
inoltre posta una domanda sulla crisi di governo a Palazzo di Città e
sulle conseguenti ripercussioni che potrebbero esserci nei rapporti con
la multinazionale dell’acciaio. “Siamo pronti a lavorare con il sindaco Melucci – ha specificato Jehl – o, nel caso, con qualsiasi amministrazione che vi sarà dopo…”.
Inevitabile la domanda sulla tanto citata e politicizzata “decarbonizzazione”. “Il
nostro gruppo si sta impegnando – ha specificato Jehl – per la
riduzione del carbone. L’Unione Europea ha delle normative molto
stringenti in termini di emissioni di CO2 e noi, in quanto produttori
europei, ci adatteremo a questo contesto”.
In
merito alle paure sulla bontà del piano industriale di ArcelorMittal e,
soprattutto, sui timori che il colosso siderurgico possa emulare quanto
già fatto altrove, con la chiusura del complessi industriali europei,
l’amministratore delegato Jehl, con la sa precisazione finale, dissipa
ogni dubbio. In merito allo scenario entro cui opererà ArcelorMittal
Jehl dichiara: “L’Italia è il secondo produttore di acciaio in Europa (dopo la Germania, ndr) e siamo convinti che si può migliorare”.
Implicita, quindi, la volontà del colosso franco-indiano di aumentare
la produzione siderurgica in Ilva per aggredire quote di mercato
dell’acciaio europeo… Ai posteri le riflessioni sulla decisione di
lasciare ad un competitor esterno all’Unione Europea, in forte
espansione e destinato ad esercitare un ruolo di superpotenza mondiale
assieme alla Cina, il più grande centro siderurgico d’Europa. Proprio
quell’Unione europea il cui primo seme nacque dalla cooperazione fra gli
Stati per la produzione di carbone e acciaio con la CECA (Comunità
Europea Carbone e Acciaio).
Intanto in concomitanza con la
conferenza stampa si è proceduto con la rimozione della vecchia insegna
affissa sulla direzione dello stabilimento siderurgico con la dicitura
“Ilva”. Abituiamoci, ormai, a chiamarla ArcelorMittal. Parafrasando la
frase scandita da Jehl in conferenza stampa, “il cambiamento è già avviato“.
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