Il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto ha consegnato la relazione sul “Rapporto sui dati di monitoraggio delle deposizioni atmosferiche e della qualità dell’aria nel sito Deledda“.
Come avevamo scritto lo scorso mese infatti, la ASL stava lavorando ad una corposa relazione (di oltre 20 pagine) che è stata consegnata al Comune, alla Procura di Taranto e ad ARPA Puglia. Un documento curato nei minimi dettagli, parola per parola, che possa, si spera, mettere un punto fermo ad una vicenda che ancora oggi in troppi interpretano ancora a proprio piacimento. A dimostrazione del fatto che i nostri enti, a cominciare proprio dalla ASL con il Dipartimento di Prevenzione e il Registro Tumori (tra i migliori e i più aggiornati d’Italia), lavorino eccome alacremente da anni e non da oggi. Nonostante qualche buontempone locale voglia far credere ai tarantini che Taranto sia abbandonata al proprio destino, vittima di un genocidio (milioni di uomini e
donne nella Storia del mondo si stanno ribaltando nella tomba) e addirittura di una trasformazione genetica del proprio dna. Sarà.
In questo continuo e desolante ‘mare magnum‘ di parole sull’Ilva (manca soltanto che giunga un parere dagli exstraterresti qualora quest’ultimi esitano), dove negli ultimi anni sono tutti diventati scienziati, dottori, esperti ambientali, economisti, sociologi, giornalisti, scrittori, attori, registri, rivoluzionari e quant’altro si possa immaginare, noi continuiamo a percorrere la strada intrapresa 20 anni fa. Quella dell’approfondimento, della lettura dei documenti, delo studio, del confronto con gli esperti, con l’analisi dei dati in relazione all’analisi della complicata realtà sociale di Taranto. Tutto questo negli anni, lo sappiamo sin troppo bene, ci ha ‘relegati’ in penombra rispetto a chi ha scelto di straparlare pur di avere visibilità su un argomento così complesso: gli lasciamo volentieri il palcoscenico.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/03/29/tamburi-scuole-chiuse-sino-a-settembre/)
La suddetta relazione, è dunque servita a sistematizzare le evidenze analitiche disponibili per rendere un quadro di sintesi e le possibili valutazioni di carattere sanitario in merito a tutte le attività di monitoraggio ambientale svolte presso la scuola elementare Deledda del quartiere Tamburi di Taranto, individuata come sito di prioritario interesse per la presenza di recettori sensibili.
Altra interessante annotazione, è che i dati ottenuti sono stati rivisti alla luce delle indicazioni evinte dalla normativa italiana, o da quella disponibile in altri Paesi europei, e in base alle evidenze fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), da altri riferimenti di statura internazionale e dagli studi di caratterizzazione ambientale condotti in contesti urbani e industriali in qualche modo confrontabili a quello della città di Taranto.
In particolare, sono stati presi in considerazione i risultati di un recente progetto nato dalla collaborazione delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale di Valle d’Aosta, Umbria e Veneto, che hanno proposto un metodo per la valutazione degli impatti sull’inquinamento atmosferico provocati dagli impianti di produzione dell’acciaio. Per quanto il processo produttivo degli impianti oggetto dello studio non sia completamente sovrapponibile a quello dello stabilimento siderurgico di Taranto, il raffronto con il profilo di contaminazione di questi contesti, puntualmente definito con un monitoraggio di 12 mesi, ha offerto utili indicazioni per la valutazione comparativa di esposizione della cittadinanza: i siti di massima ricaduta individuati nel quartiere Prisciano a Terni, Pépinière ad Aosta e nel comune di Altavilla Vicentina, infatti, si collocano in zone abitate o comunque normalmente frequentate dal pubblico a una distanza di 0,5-3 km dagli impianti, che in qualche modo possono essere sovrapposte al quartiere Tamburi di Taranto.
Per quanto attiene invece le deposizioni atmosferiche, sebbene mantengano comunque un rapporto con le concentrazioni in aria, monitorano, come evidenziato dal dott. Esposito dì ARPA Puglia, “la massa di inquinanti trasferita dall’atmosfera al suolo, alla vegetazione e a qualsiasi superficie a seguito di precipitazioni o per sedimentazione delle polveri“. Inoltre, comprendendo le frazioni più grossolane delle polveri, forniscono informazioni aggiuntive sulla ricaduta delle emissioni diffuse, provenienti ad esempio dai parchi minerali, ma in ragione della granulometria elevata hanno minore significatività in termini di penetrazione nell’apparato respiratorio. Per tali motivi, il monitoraggio deposimetrico può essere più efficacemente utilizzato per stimare la contaminazione dei suoli in funzione di una esposizione diretta per assorbimento trans-dermico, ma soprattutto in relazione a un danno da bio-accumulo indiretto e veicolato dalla catena alimentare. È verosimilmente questa la ragione per la quale in Italia, a differenza di altri Paesi europei, al momento non sono stati individuali dei valori limite, molto spesso presenti per gli alimenti destinati al consumo umano.
(leggi la relazione della Asl di Taranto inviata al Sindaco sulla situazione sanitaria https://www.corriereditaranto.it/2019/04/10/relazione-asl-al-comune-dati-e-studi-recenti2/)
L’analisi del quadro emerso dalle attività di monitoraggio della qualità dell’aria e delle deposizioni atmosferiche, eseguite da ARPA Puglia nel sito Deledda (e più in generale nel quartiere Tamburi), evidenzia un panorama controverso, che opportunamente declinato nelle sue diverse componenti fornisce importanti – seppur preliminari – indicazioni di Sanità Pubblica.
Stando allo scenario espositivo delineato dai dati disponibili, la situazione in merito alla presenza in aria di inquinanti di origine industriale presso la scuola Deledda non desta particolare allarme e non si osservano urgenze in termini di rischio per la salute degli alunni e della cittadinanza. A partire dal 2012, infatti. anche in relazione al rallentamento della produzione industriale, si è assistito a una drastica riduzione della concentrazione di inquinanti aerodispersi e i valori riscontrati di polveri sottili, metalli, BaP e benzene 10 confermano, poichè risultano conformi ai limiti previsti dal D.lgs 155/2010.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/03/14/ilva-tamburi-wind-days-rapporto-arpa-puglia-sul-pm10-nelle-scuole-settembre-ottobre/)
Se da una parte è necessario precisare che il rispetto delle disposizioni ambientali non garantisce l’assenza di effetti nella popolazione, dall’altra è importante sottolineare che la concentrazione in aria della gran parte degli inquinanti monitorati è sicuramente inferiore ai valori individuati dall‘OMS per la protezione della salute umana o per la definizione teorica di rischio accettabile. Questo è il caso, ad esempio, del Benzo(a)pirene (anche applicando il fattore di aggiustamento previsto per l’età infantile), del benzene e di metalli contemplati dalla normativa vigente, come Arsenico, Cadmio, Nichel e Piombo, ma anche di altri metalli che pur non essendo normati sono comunque dotati di un notevole potere lesivo, come il Manganese e il Vanadio.
Fanno eccezione le polveri sottili (PM10), il cui livello medio outdoor supera di qualche unità 1 20 pg/m3 auspicati dall’OMS, come peraltro avviene – è necessario ricordarlo per completezza d’informazione – in molti contesti urbani italiani caratterizzati da intensa attività antropica non necessariamente di vocazione industriale. Tuttavia, per quanto attiene specificatanente alla scuola Deledda, è bene specificare che il monitoraggio negli ambienti indoor della scuola ha evidenziato concentrazioni inferiori rispetto all’esterno e al suddetto valore obiettivo.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/06/04/wind-days-studio-arpa-su-polveri-scuola-gabelli-smonta-psicosi-di-gennaio-ma-la-verita-non-fa-notizia/)
Dal punto di vista qualitativo, andando ad osservare comparativamente la composizione delle polveri e dei microinquinanti che le compongono, si evidenziano alcuni punti di interesse. Il confronto delle polveri sospese campionate nel sito Deledda e di quelle analizzate in altri siti abitati limitrofi ad impianti di produzione dell’acciaio (Aosta, Terni, Altavilla Vicentina) mostra sostanziali differenze. Le concentrazioni di Fe e Al, elementi comunque caratterizzati da un potenziale lesivo trascurabile, sono superiori rispetto ad altri contesti. Di contro, i livelli registrati per i composti e i metalli cancerogeni determinati nel sito tarantino (come BaP e Ni) sono sensibilmente più bassi rispetto agli altri riferimenti presi in considerazione e lo stesso discorso vale anche per altri metalli rilevanti dal punto di vista tossicologico (Mn e Cr).
Fermo restando che tali osservazioni non sono sufficienti per affermare che le polveri aerodisperse del sito Deledda sono meno pericolose per la salute rispetto ai siti presi come riferimento, i riscontri ottenuti sono comunque significativi e meritano di essere riletti in termini di impatto sanitario.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/09/12/2gas-radon-ai-tamburi-il-caso-che-non/)
Alla luce di questi elementi, di fronte alla contingente esigenza di esprimere un’interpretazione preliminare dei dati di qualità dell’aria finora raccolti nel sito Deledda e in attesa di un inquadramento metodologicamente strutturato, non si evince al momento un quadro emergenziale in rapporto all’esposizione inalatoria. È doveroso ribadire però, che tale circostanza potrebbe subire una variazione in peggio in caso di un repentino aumento della produzione degli impianti.
L’ultima valutazione del danno sanitario redatta ai sensi della LR. 21/2012, che ha ricostruito con una simulazione modellistica lo scenario emissivo potenziale per il volume di produzione autorizzato dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (superiore a quello attuale), ha segnalato possibili criticità future in rapporto al rischio cancerogeno (soprattutto in relazione a potenziali aumenti dei BaP). Anche la Valutazione Integrata di Impatto Ambiente-Salute (VIIAS) finanziata dal Ministero della Salute nell’ambito del Progetto CCM 2015 “Ambiente e Salute nel PNP 2014-2018 ha rilevato alcune criticità.
È opportuno considerare, inoltre. che la popolazione della città di Taranto, in particolar modo quella che risiede nei quartieri limitrofi alla zona industriale, a fronte della pregressa esposizione ad elevati livelli di esposizione, rappresenta un gruppo ad alto rischio per lo sviluppo di patologie ambiente-correlate, perciò necessita di una tutela particolare.
Il quadro epidemiologico aggiornato (al 2013 per l’incidenza neoplastica, al 2015 per la mortalità e al 2017 per l’ospedalizzazione), pur presentando un trend in diminuzione per i tassi di ospedalizzazione, conferma la presenza di criticità in ordine alle patologie associabili con gli inquinanti emessi dagli stabilimenti dell’area industriale di Taranto: questo è un dato sostanzialmente atteso perché lo stato di salute della popolazione richiede un lungo periodo di riduzione della pressione ambientale per nonnalizzarsi, soprattutto per le patologie neoplastiche a latenza prolungata.
Per questi motivi, anche di fronte al rispetto delle normative di qualità dell’aria, si ribadisce la necessità di adottare delle migliori tecniche disponibili e tutti gli accorgimenti utili per il massimo contenimento delle emissioni industriali.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/03/06/2ispra-e-arpa-non-ce-emergenza-ambientale2/)
Le deposizioni atmosferiche meritano un discorso a parte. Il sito Deledda può essere catalogato nella classe di polverosità media e i valori di deposizione totale registrati (non normati in Italia) eccedono le soglie individuate nei Paesi europei che hanno fissato i limiti più stringenti in tal senso (Austria, Svizzera, Slovenia e Regno Unito). Il contenuto metallico delle polveri sedimentabilì non mostra criticità di rilievo per quelli di maggiore interesse tossicologico: i valori di As, Cd, Ni e Pb, infatti, sono nettamente inferiori alla normativa più restrittiva in Europa (Germania) e per i primi 2 si registrano addirittura livelli assimilabili al sito di fondo di Talsano. Lo stesso discorso vale per il Cr, lo Zn e il Cu, mentre le concentrazioni di Mn e V mostrano una sostanziale omogeneità con gli altri siti urbani situati in prossimità di installazioni industriali.
Analogamente a quanto riscontrato nel particolato sospeso, le deposizioni del sito Deledda si caratterizzano, invece, per i consistenti quantitativi dei Fe e Al presenti al loro interno. Come detto in premessa, il monitoraggio delle polveri sedimentabili fornisce preziose informazioni soprattutto sulle emissioni diffuse, in particolar modo quelle di granulometria elevata che concorrono alla contaminazione dei suoli, delle produzioni alimentari e ai fenomeni di imbrattamento. Non è una sorpresa, quindi, il rilievo di questa criticità, soprattutto se si considera la vicinanza dei parchi minerali e i problemi di accumulo delle polveri grossolane storicamente segnalati dalla cittadinanza. Questo resta un punto critico di primario interesse per la collettività e un ambito prioritario di azione, a cui porre rimedio urgentemente attraverso il completamento dei lavori di copertura dei parchi minerali.
Le attività di monitoraggio ambientale svolte negli anni da ARPA Puglia hanno dimostrato, infatti, il notevole contributo parchi alle emissioni diffuse ed è plausibile che questo intervento modifichi la situazione attuale. Sarà ovviamente necessario procedere a una rivalutazione del dato al termine dell’adempimento delle prescrizioni in essere, al fine di poter fornire un aggiornamento complessivo.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/08/22dati-al-comune-il-problema-ambientale-non-ce/)
In chiave sanitaria i principali rischi legati alla quantità e alla qualità delle deposizioni atmosferiche possono essere messi in relazione all’esposizione diretta per assorbimento trans-dermico, ma soprattutto a un danno da bio-accumulo indiretto attraverso la catena alimentare.
Escludendo i metalli di cui si è parlato poc’anzi, dunque, sono PCDD/F e PCB-DL a presentare maggior pericolosità, considerazione che è alla base della specifica attività di monitoraggio straordinaria attuata da anni dalla Asl sulle matrici alimentari di origine animale e vegetale del territorio. Dal 2008 ad oggi sono state oltre tremila.
Nel sito Deledda le rilevazioni dell’ultimo triennio risulterebbero conformi a tutte le normative presenti in Europa a regolamentare questo parametro; i livelli sono molto inferiori a quelli del 2012, ciononostante il 2018 ha fatto registrare un aumento in tutti siti monitorati, che nel quartiere Tamburi sono in genere modesti, ma piuttosto evidenti, invece, nella Masseria Carmine. In assenza di superamenti dei limiti di concentrazione imposti agli alimenti destinati al consumo umano (o di valori superiori a 100 fg WHO-TE/m3 in atmosfera), questo non incide direttamente sulla salute umana, ma è da tenere in giusto conto per la pianificazione di ulteriori controlli sugli alimenti (come è già stato fatto) e per l’eventuale revisione/adeguamento dei sistemi di filtrazione applicati alle sorgenti in rapporto alla contaminazione ambientale.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/03/2nuova-relazione-arpa-su-diossina-e-pcb/)
In ultima analisi va sottolineata la concentrazione del BaP nelle deposizioni campionate presso il sito Deledda, che è in controtendenza rispetto a quella atmosferica nel PM10 e risulta superiore sia a quella del sito di fondo di Talsano e sia a quella osservata in altri siti di confionto presenti in letteratura. Tale rilievo rappresenta di certo un punto critico da approfondire ulteriormente. Risulta piuttosto complesso esprimere una lettura del dato in termini di impatto sulla salute umana, poiche’ è necessario quantificare il potenziale assorbimento per via transdermica e attraverso gli alimenti.
In sintesi, il monitoraggio deposimetrico eseguito presso il sito Deledda evidenzia alcune problematiche già note, almeno in parte legate alla polverosità da emissioni diffuse, a cui i parchi minerali offrono indubbiamente un contributo anche per un fattore di prossimità. Il contenimento di questa tipologia di apporto inquinante è certamente un obiettivo impanante, soprattutto per evitare ulteriori contaminazioni del suolo e della catena alimentare. In termini di impatto sulla salute umana, però, il ruolo degli inquinanti sopraesposti si esplica soprattutto per via indiretta ed è per questa ragione che al di là della riduzione delle polveri grossolane occorre proseguire nel monitoraggio delle matrici alimentari, intercettando ogni eventuale criticità riscontrata.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/05/28/tamburi-ecco-i-risultati-della-campagna-di-monitoraggio-dei-voc-nelle-scuole/)
Il quadro descritto, sottolinea infine la ASL, rappresenta solo la possibile interpretazione dei dati di monitoraggio ambientale attualmente disponibili, che ovviamente si riferiscono al sito scolastico e non alle collinette. Infatti, non vi è possibilità di valutare se nel tempo si sia aggiunto un apporto determinato dal progressivo deterioramento dello strato di copertura delle collinette ecologiche, o se il supposto contributo inquinante del manufatto sia già ricompreso all‘interno del contesto espositivo descritto. La ASL ribadisce dunque ancora una volta che per comprendere appieno la relazione additiva degli inquinanti considerati e delle diverse vie di esposizione, ma soprattutto come si inserisce il ruolo emergente delle collinette, non si può prescindere da una completa caratteriuazione di quest’ultimo sito, elemento indispensabile e preliminare alla necessaria analisi di rischio specifica come previsto dal D.lgs 152/06 in caso di superamento delle CSC (concentrazioni soglia contaminazioni).
Per quanto attiene alla scuola, invece, si ravvisa innanzitutto la necessità di completare e consolidare il quadro dei dati di monitoraggio ambientale raccolti da ARPA Puglia. Inoltre, sarebbe senza dubbio opportuno procedere a una valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, da realizzare con ARPA Puglia, ARESS, ISPRA, ISS e la supervisione dei Ministeri competenti, al fine di giungere a una stima di rischio supportata da un solido inquadramento metodologico e dal confronto con altre esperienze condotte a livello nazionale e internazionale.
In conclusione, la ASL ribadisce che a prescindere dai provvedimenti sinora adottati e dalle valutazioni da svolgere – che potrebbero richiedere un arco temporale non di brevissimo termine in ragione della loro complessità – la messa in sicurezza del sito “collinette” e il completamento dell’impianto per la ventilazione meccanica controllata delle scuole del quartiere Tamburi restano gli interventi più urgenti e con ogni probabilità risolutivi per il superamento di ogni eventuale criticità esistente.
Ricordiamo infatti che tecnici di ARPA Puglia entreranno nel sito sequestrato per effettuare le analisi dei top soil e la caratterizzazione dei terreni (come peraltro stabilito nella riunione in Prefettura lo scorso 6 marzo). Piano che dovrà predisporre Ilva in Amministrazione straordinaria, dopo che ArcelorMittal ha ‘posto’ l’area sotto la gestione commissariale, e che dovrà essere validato dall’ISPRA.
(leggi gli articoli sull’ARPA https://www.corriereditaranto.it/?s=arpa&submit=Go)
Infine, una domanda sorge spontanea. Stante questa nuova, ennesima relazione, ci si chiede: per quale motivo è stato creato un caso politico e mediatico sul caso collinette e la conseguente chiusura, a scopo precauzionale, delle scuole Deledda e De Carolis? Chi chi ha marciato sopra? Di chi le responsabilità? Dove sono ora tutti quelli che appena un mese fa si stracciavano le vesti di dosso, inscenando l’ennesima sceneggiata tutta tarantina? A voi, cari lettori, ogni riposta.
Come avevamo scritto lo scorso mese infatti, la ASL stava lavorando ad una corposa relazione (di oltre 20 pagine) che è stata consegnata al Comune, alla Procura di Taranto e ad ARPA Puglia. Un documento curato nei minimi dettagli, parola per parola, che possa, si spera, mettere un punto fermo ad una vicenda che ancora oggi in troppi interpretano ancora a proprio piacimento. A dimostrazione del fatto che i nostri enti, a cominciare proprio dalla ASL con il Dipartimento di Prevenzione e il Registro Tumori (tra i migliori e i più aggiornati d’Italia), lavorino eccome alacremente da anni e non da oggi. Nonostante qualche buontempone locale voglia far credere ai tarantini che Taranto sia abbandonata al proprio destino, vittima di un genocidio (milioni di uomini e
donne nella Storia del mondo si stanno ribaltando nella tomba) e addirittura di una trasformazione genetica del proprio dna. Sarà.
In questo continuo e desolante ‘mare magnum‘ di parole sull’Ilva (manca soltanto che giunga un parere dagli exstraterresti qualora quest’ultimi esitano), dove negli ultimi anni sono tutti diventati scienziati, dottori, esperti ambientali, economisti, sociologi, giornalisti, scrittori, attori, registri, rivoluzionari e quant’altro si possa immaginare, noi continuiamo a percorrere la strada intrapresa 20 anni fa. Quella dell’approfondimento, della lettura dei documenti, delo studio, del confronto con gli esperti, con l’analisi dei dati in relazione all’analisi della complicata realtà sociale di Taranto. Tutto questo negli anni, lo sappiamo sin troppo bene, ci ha ‘relegati’ in penombra rispetto a chi ha scelto di straparlare pur di avere visibilità su un argomento così complesso: gli lasciamo volentieri il palcoscenico.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/03/29/tamburi-scuole-chiuse-sino-a-settembre/)
La suddetta relazione, è dunque servita a sistematizzare le evidenze analitiche disponibili per rendere un quadro di sintesi e le possibili valutazioni di carattere sanitario in merito a tutte le attività di monitoraggio ambientale svolte presso la scuola elementare Deledda del quartiere Tamburi di Taranto, individuata come sito di prioritario interesse per la presenza di recettori sensibili.
Altra interessante annotazione, è che i dati ottenuti sono stati rivisti alla luce delle indicazioni evinte dalla normativa italiana, o da quella disponibile in altri Paesi europei, e in base alle evidenze fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), da altri riferimenti di statura internazionale e dagli studi di caratterizzazione ambientale condotti in contesti urbani e industriali in qualche modo confrontabili a quello della città di Taranto.
In particolare, sono stati presi in considerazione i risultati di un recente progetto nato dalla collaborazione delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale di Valle d’Aosta, Umbria e Veneto, che hanno proposto un metodo per la valutazione degli impatti sull’inquinamento atmosferico provocati dagli impianti di produzione dell’acciaio. Per quanto il processo produttivo degli impianti oggetto dello studio non sia completamente sovrapponibile a quello dello stabilimento siderurgico di Taranto, il raffronto con il profilo di contaminazione di questi contesti, puntualmente definito con un monitoraggio di 12 mesi, ha offerto utili indicazioni per la valutazione comparativa di esposizione della cittadinanza: i siti di massima ricaduta individuati nel quartiere Prisciano a Terni, Pépinière ad Aosta e nel comune di Altavilla Vicentina, infatti, si collocano in zone abitate o comunque normalmente frequentate dal pubblico a una distanza di 0,5-3 km dagli impianti, che in qualche modo possono essere sovrapposte al quartiere Tamburi di Taranto.
Per quanto attiene invece le deposizioni atmosferiche, sebbene mantengano comunque un rapporto con le concentrazioni in aria, monitorano, come evidenziato dal dott. Esposito dì ARPA Puglia, “la massa di inquinanti trasferita dall’atmosfera al suolo, alla vegetazione e a qualsiasi superficie a seguito di precipitazioni o per sedimentazione delle polveri“. Inoltre, comprendendo le frazioni più grossolane delle polveri, forniscono informazioni aggiuntive sulla ricaduta delle emissioni diffuse, provenienti ad esempio dai parchi minerali, ma in ragione della granulometria elevata hanno minore significatività in termini di penetrazione nell’apparato respiratorio. Per tali motivi, il monitoraggio deposimetrico può essere più efficacemente utilizzato per stimare la contaminazione dei suoli in funzione di una esposizione diretta per assorbimento trans-dermico, ma soprattutto in relazione a un danno da bio-accumulo indiretto e veicolato dalla catena alimentare. È verosimilmente questa la ragione per la quale in Italia, a differenza di altri Paesi europei, al momento non sono stati individuali dei valori limite, molto spesso presenti per gli alimenti destinati al consumo umano.
(leggi la relazione della Asl di Taranto inviata al Sindaco sulla situazione sanitaria https://www.corriereditaranto.it/2019/04/10/relazione-asl-al-comune-dati-e-studi-recenti2/)
L’analisi del quadro emerso dalle attività di monitoraggio della qualità dell’aria e delle deposizioni atmosferiche, eseguite da ARPA Puglia nel sito Deledda (e più in generale nel quartiere Tamburi), evidenzia un panorama controverso, che opportunamente declinato nelle sue diverse componenti fornisce importanti – seppur preliminari – indicazioni di Sanità Pubblica.
Stando allo scenario espositivo delineato dai dati disponibili, la situazione in merito alla presenza in aria di inquinanti di origine industriale presso la scuola Deledda non desta particolare allarme e non si osservano urgenze in termini di rischio per la salute degli alunni e della cittadinanza. A partire dal 2012, infatti. anche in relazione al rallentamento della produzione industriale, si è assistito a una drastica riduzione della concentrazione di inquinanti aerodispersi e i valori riscontrati di polveri sottili, metalli, BaP e benzene 10 confermano, poichè risultano conformi ai limiti previsti dal D.lgs 155/2010.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/03/14/ilva-tamburi-wind-days-rapporto-arpa-puglia-sul-pm10-nelle-scuole-settembre-ottobre/)
Se da una parte è necessario precisare che il rispetto delle disposizioni ambientali non garantisce l’assenza di effetti nella popolazione, dall’altra è importante sottolineare che la concentrazione in aria della gran parte degli inquinanti monitorati è sicuramente inferiore ai valori individuati dall‘OMS per la protezione della salute umana o per la definizione teorica di rischio accettabile. Questo è il caso, ad esempio, del Benzo(a)pirene (anche applicando il fattore di aggiustamento previsto per l’età infantile), del benzene e di metalli contemplati dalla normativa vigente, come Arsenico, Cadmio, Nichel e Piombo, ma anche di altri metalli che pur non essendo normati sono comunque dotati di un notevole potere lesivo, come il Manganese e il Vanadio.
Fanno eccezione le polveri sottili (PM10), il cui livello medio outdoor supera di qualche unità 1 20 pg/m3 auspicati dall’OMS, come peraltro avviene – è necessario ricordarlo per completezza d’informazione – in molti contesti urbani italiani caratterizzati da intensa attività antropica non necessariamente di vocazione industriale. Tuttavia, per quanto attiene specificatanente alla scuola Deledda, è bene specificare che il monitoraggio negli ambienti indoor della scuola ha evidenziato concentrazioni inferiori rispetto all’esterno e al suddetto valore obiettivo.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/06/04/wind-days-studio-arpa-su-polveri-scuola-gabelli-smonta-psicosi-di-gennaio-ma-la-verita-non-fa-notizia/)
Dal punto di vista qualitativo, andando ad osservare comparativamente la composizione delle polveri e dei microinquinanti che le compongono, si evidenziano alcuni punti di interesse. Il confronto delle polveri sospese campionate nel sito Deledda e di quelle analizzate in altri siti abitati limitrofi ad impianti di produzione dell’acciaio (Aosta, Terni, Altavilla Vicentina) mostra sostanziali differenze. Le concentrazioni di Fe e Al, elementi comunque caratterizzati da un potenziale lesivo trascurabile, sono superiori rispetto ad altri contesti. Di contro, i livelli registrati per i composti e i metalli cancerogeni determinati nel sito tarantino (come BaP e Ni) sono sensibilmente più bassi rispetto agli altri riferimenti presi in considerazione e lo stesso discorso vale anche per altri metalli rilevanti dal punto di vista tossicologico (Mn e Cr).
Fermo restando che tali osservazioni non sono sufficienti per affermare che le polveri aerodisperse del sito Deledda sono meno pericolose per la salute rispetto ai siti presi come riferimento, i riscontri ottenuti sono comunque significativi e meritano di essere riletti in termini di impatto sanitario.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/09/12/2gas-radon-ai-tamburi-il-caso-che-non/)
Alla luce di questi elementi, di fronte alla contingente esigenza di esprimere un’interpretazione preliminare dei dati di qualità dell’aria finora raccolti nel sito Deledda e in attesa di un inquadramento metodologicamente strutturato, non si evince al momento un quadro emergenziale in rapporto all’esposizione inalatoria. È doveroso ribadire però, che tale circostanza potrebbe subire una variazione in peggio in caso di un repentino aumento della produzione degli impianti.
L’ultima valutazione del danno sanitario redatta ai sensi della LR. 21/2012, che ha ricostruito con una simulazione modellistica lo scenario emissivo potenziale per il volume di produzione autorizzato dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (superiore a quello attuale), ha segnalato possibili criticità future in rapporto al rischio cancerogeno (soprattutto in relazione a potenziali aumenti dei BaP). Anche la Valutazione Integrata di Impatto Ambiente-Salute (VIIAS) finanziata dal Ministero della Salute nell’ambito del Progetto CCM 2015 “Ambiente e Salute nel PNP 2014-2018 ha rilevato alcune criticità.
È opportuno considerare, inoltre. che la popolazione della città di Taranto, in particolar modo quella che risiede nei quartieri limitrofi alla zona industriale, a fronte della pregressa esposizione ad elevati livelli di esposizione, rappresenta un gruppo ad alto rischio per lo sviluppo di patologie ambiente-correlate, perciò necessita di una tutela particolare.
Il quadro epidemiologico aggiornato (al 2013 per l’incidenza neoplastica, al 2015 per la mortalità e al 2017 per l’ospedalizzazione), pur presentando un trend in diminuzione per i tassi di ospedalizzazione, conferma la presenza di criticità in ordine alle patologie associabili con gli inquinanti emessi dagli stabilimenti dell’area industriale di Taranto: questo è un dato sostanzialmente atteso perché lo stato di salute della popolazione richiede un lungo periodo di riduzione della pressione ambientale per nonnalizzarsi, soprattutto per le patologie neoplastiche a latenza prolungata.
Per questi motivi, anche di fronte al rispetto delle normative di qualità dell’aria, si ribadisce la necessità di adottare delle migliori tecniche disponibili e tutti gli accorgimenti utili per il massimo contenimento delle emissioni industriali.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/03/06/2ispra-e-arpa-non-ce-emergenza-ambientale2/)
Le deposizioni atmosferiche meritano un discorso a parte. Il sito Deledda può essere catalogato nella classe di polverosità media e i valori di deposizione totale registrati (non normati in Italia) eccedono le soglie individuate nei Paesi europei che hanno fissato i limiti più stringenti in tal senso (Austria, Svizzera, Slovenia e Regno Unito). Il contenuto metallico delle polveri sedimentabilì non mostra criticità di rilievo per quelli di maggiore interesse tossicologico: i valori di As, Cd, Ni e Pb, infatti, sono nettamente inferiori alla normativa più restrittiva in Europa (Germania) e per i primi 2 si registrano addirittura livelli assimilabili al sito di fondo di Talsano. Lo stesso discorso vale per il Cr, lo Zn e il Cu, mentre le concentrazioni di Mn e V mostrano una sostanziale omogeneità con gli altri siti urbani situati in prossimità di installazioni industriali.
Analogamente a quanto riscontrato nel particolato sospeso, le deposizioni del sito Deledda si caratterizzano, invece, per i consistenti quantitativi dei Fe e Al presenti al loro interno. Come detto in premessa, il monitoraggio delle polveri sedimentabili fornisce preziose informazioni soprattutto sulle emissioni diffuse, in particolar modo quelle di granulometria elevata che concorrono alla contaminazione dei suoli, delle produzioni alimentari e ai fenomeni di imbrattamento. Non è una sorpresa, quindi, il rilievo di questa criticità, soprattutto se si considera la vicinanza dei parchi minerali e i problemi di accumulo delle polveri grossolane storicamente segnalati dalla cittadinanza. Questo resta un punto critico di primario interesse per la collettività e un ambito prioritario di azione, a cui porre rimedio urgentemente attraverso il completamento dei lavori di copertura dei parchi minerali.
Le attività di monitoraggio ambientale svolte negli anni da ARPA Puglia hanno dimostrato, infatti, il notevole contributo parchi alle emissioni diffuse ed è plausibile che questo intervento modifichi la situazione attuale. Sarà ovviamente necessario procedere a una rivalutazione del dato al termine dell’adempimento delle prescrizioni in essere, al fine di poter fornire un aggiornamento complessivo.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/08/22dati-al-comune-il-problema-ambientale-non-ce/)
In chiave sanitaria i principali rischi legati alla quantità e alla qualità delle deposizioni atmosferiche possono essere messi in relazione all’esposizione diretta per assorbimento trans-dermico, ma soprattutto a un danno da bio-accumulo indiretto attraverso la catena alimentare.
Escludendo i metalli di cui si è parlato poc’anzi, dunque, sono PCDD/F e PCB-DL a presentare maggior pericolosità, considerazione che è alla base della specifica attività di monitoraggio straordinaria attuata da anni dalla Asl sulle matrici alimentari di origine animale e vegetale del territorio. Dal 2008 ad oggi sono state oltre tremila.
Nel sito Deledda le rilevazioni dell’ultimo triennio risulterebbero conformi a tutte le normative presenti in Europa a regolamentare questo parametro; i livelli sono molto inferiori a quelli del 2012, ciononostante il 2018 ha fatto registrare un aumento in tutti siti monitorati, che nel quartiere Tamburi sono in genere modesti, ma piuttosto evidenti, invece, nella Masseria Carmine. In assenza di superamenti dei limiti di concentrazione imposti agli alimenti destinati al consumo umano (o di valori superiori a 100 fg WHO-TE/m3 in atmosfera), questo non incide direttamente sulla salute umana, ma è da tenere in giusto conto per la pianificazione di ulteriori controlli sugli alimenti (come è già stato fatto) e per l’eventuale revisione/adeguamento dei sistemi di filtrazione applicati alle sorgenti in rapporto alla contaminazione ambientale.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2019/04/03/2nuova-relazione-arpa-su-diossina-e-pcb/)
In ultima analisi va sottolineata la concentrazione del BaP nelle deposizioni campionate presso il sito Deledda, che è in controtendenza rispetto a quella atmosferica nel PM10 e risulta superiore sia a quella del sito di fondo di Talsano e sia a quella osservata in altri siti di confionto presenti in letteratura. Tale rilievo rappresenta di certo un punto critico da approfondire ulteriormente. Risulta piuttosto complesso esprimere una lettura del dato in termini di impatto sulla salute umana, poiche’ è necessario quantificare il potenziale assorbimento per via transdermica e attraverso gli alimenti.
In sintesi, il monitoraggio deposimetrico eseguito presso il sito Deledda evidenzia alcune problematiche già note, almeno in parte legate alla polverosità da emissioni diffuse, a cui i parchi minerali offrono indubbiamente un contributo anche per un fattore di prossimità. Il contenimento di questa tipologia di apporto inquinante è certamente un obiettivo impanante, soprattutto per evitare ulteriori contaminazioni del suolo e della catena alimentare. In termini di impatto sulla salute umana, però, il ruolo degli inquinanti sopraesposti si esplica soprattutto per via indiretta ed è per questa ragione che al di là della riduzione delle polveri grossolane occorre proseguire nel monitoraggio delle matrici alimentari, intercettando ogni eventuale criticità riscontrata.
(leggi il nostro articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/05/28/tamburi-ecco-i-risultati-della-campagna-di-monitoraggio-dei-voc-nelle-scuole/)
Il quadro descritto, sottolinea infine la ASL, rappresenta solo la possibile interpretazione dei dati di monitoraggio ambientale attualmente disponibili, che ovviamente si riferiscono al sito scolastico e non alle collinette. Infatti, non vi è possibilità di valutare se nel tempo si sia aggiunto un apporto determinato dal progressivo deterioramento dello strato di copertura delle collinette ecologiche, o se il supposto contributo inquinante del manufatto sia già ricompreso all‘interno del contesto espositivo descritto. La ASL ribadisce dunque ancora una volta che per comprendere appieno la relazione additiva degli inquinanti considerati e delle diverse vie di esposizione, ma soprattutto come si inserisce il ruolo emergente delle collinette, non si può prescindere da una completa caratteriuazione di quest’ultimo sito, elemento indispensabile e preliminare alla necessaria analisi di rischio specifica come previsto dal D.lgs 152/06 in caso di superamento delle CSC (concentrazioni soglia contaminazioni).
Per quanto attiene alla scuola, invece, si ravvisa innanzitutto la necessità di completare e consolidare il quadro dei dati di monitoraggio ambientale raccolti da ARPA Puglia. Inoltre, sarebbe senza dubbio opportuno procedere a una valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, da realizzare con ARPA Puglia, ARESS, ISPRA, ISS e la supervisione dei Ministeri competenti, al fine di giungere a una stima di rischio supportata da un solido inquadramento metodologico e dal confronto con altre esperienze condotte a livello nazionale e internazionale.
In conclusione, la ASL ribadisce che a prescindere dai provvedimenti sinora adottati e dalle valutazioni da svolgere – che potrebbero richiedere un arco temporale non di brevissimo termine in ragione della loro complessità – la messa in sicurezza del sito “collinette” e il completamento dell’impianto per la ventilazione meccanica controllata delle scuole del quartiere Tamburi restano gli interventi più urgenti e con ogni probabilità risolutivi per il superamento di ogni eventuale criticità esistente.
Ricordiamo infatti che tecnici di ARPA Puglia entreranno nel sito sequestrato per effettuare le analisi dei top soil e la caratterizzazione dei terreni (come peraltro stabilito nella riunione in Prefettura lo scorso 6 marzo). Piano che dovrà predisporre Ilva in Amministrazione straordinaria, dopo che ArcelorMittal ha ‘posto’ l’area sotto la gestione commissariale, e che dovrà essere validato dall’ISPRA.
(leggi gli articoli sull’ARPA https://www.corriereditaranto.it/?s=arpa&submit=Go)
Infine, una domanda sorge spontanea. Stante questa nuova, ennesima relazione, ci si chiede: per quale motivo è stato creato un caso politico e mediatico sul caso collinette e la conseguente chiusura, a scopo precauzionale, delle scuole Deledda e De Carolis? Chi chi ha marciato sopra? Di chi le responsabilità? Dove sono ora tutti quelli che appena un mese fa si stracciavano le vesti di dosso, inscenando l’ennesima sceneggiata tutta tarantina? A voi, cari lettori, ogni riposta.
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