Riportiamo alcuni passi dell'articolo di oggi su il Manifesto: "Piombino, la città dell'acciaio rischia la controrivoluzione", perchè aiuta a capire quello che andiamo dicendo da tempo - in particolare per la complessa situazione della grande fabbrica siderurgica di Taranto, prima Ilva e ora ArcelorMittal, e in critica alle posizioni dell'ambientalismo anti fabbriche, antioperaio -; noi diciamo che, per dirla in sintesi, la chiusura delle fabbriche, con la cacciata di una classe operaia storica, la sua dispersione, il venir meno dell'unità dei lavoratori che solo la fabbrica permette, il ridursi di una realtà viva, di lotte operaie, sia pur piena di problemi, a persone individualizzate in attesa disperante di un alternativa di lavoro e salario, non è solo una disfatta degli operai, ma è la porta aperta alla destra, al fascismo.
Venendo meno la classe operaia, che vuol dire comunque spirito antagonista, humus, cultura di classe proletaria che coinvolge tutta la città, questo vuoto viene riempito dalla piccola e media borghesia e, in termini politici/ideologici dai partiti espressione di queste classi in aperta e a volte viscerale opposizione agli operai; e questo via via porta al fascismo, con anche - come dimostra sempre Piombino - una precedente "sinistra" che si converte al sostegno del fascismo.
Questo è grave e deve far riflettere tutti. Chi vuole tout court la "chiusura delle fabbriche", chi oppone le cosiddette "economie alternative" all'industria, chi dice che "nocivo" è la fabbrica, la realtà operaia e non il capitale, sta che lo voglia o no, aprendo le porte al fascismo.
DALL'ARTICOLO DE IL MANIFESTO
"La destra a festeggiare sulla meravigliosa terrazza sul mare di piazza Bovio? All’alba del nuovo secolo un’immagine del genere era a dir poco impensabile, oggi i sondaggi dicono che è più di una possibilità. Per la nobile Piombino, per quella che era “la città dell’acciaio”, sarebbe l’ennesimo choc. Ma a guardare all’interno di una società sempre più vulnerabile, impoverita, frantumata nelle sue antiche certezze e con una fortissima emigrazione giovanile, è forte la sensazione di una possibile controrivoluzione.
Una controrivoluzione che porta il nome di Francesco Ferrari, consigliere uscente di Fdi, che ai suoi classici sodali Lega e Fi unisce tre liste civiche che fanno capire molte cose: “Ferrari sindaco” guidata da Giuliano Parodi, sindaco uscente di Suvereto e fino a qualche anno fa iscritto Prc; “Ascolta Piombino” di Riccardo Gelichi, ex segretario di sezione Pd; “Lavoro&Ambiente” di Carla Bezzini, un tempo extraparlamentare di sinistra e più recentemente in Sel.
Sono realtà che hanno scelto sulla base del detto “il nemico del mio nemico è mio amico”. E il nemico per loro è il Pd, anche al di là dei suoi, innegabili, giganteschi demeriti. Colpe ormai storiche, come quella di aver pensato a un certo punto che le fabbriche, l’Acciaieria in testa, fossero un corpo estraneo a una città che doveva invece volgersi al turismo e al terziario, con la conseguente rottura di un blocco sociale che era stato forgiato assieme all’acciaio. Colpe più recenti, come la decisione dei governi Letta-Renzi di spegnere l’altoforno, cuore malandato ma ancora pulsante di una città nella città che, ai tempi d’oro dei ’70, dava lavoro a più di 10mila operai, e faceva di Piombino una delle città più prospere della Toscana.
(oggi è in corso una) complicatissima reindustrializzazione, che porta il nome del colosso Jindal ma che richiederà anni fra tanti punti interrogativi – dal rebus della nuova “area a caldo”, all’effettiva volontà di dare lavoro a tutti i 3.000 lavoratori diretti e dell’indotto superstiti e oggi in gran parte cassintegrati o disoccupati...
...Rifondazione, in solitaria, ha inutilmente messo in guardia negli ultimi anni dal pericolo di considerare la siderurgia come “un” problema, e non “il” problema di Piombino. Con risultati oggi sotto gli occhi di tutti, visto che la destra attacca a testa bassa sulle doverose bonifiche industriali, sui necessari impianti di trattamento organico dei rifiuti, sulla mobilità, e chi più ne ha più ne metta.
Facendo sognare i suoi elettori di diventare un’Isola d’Elba. E fingendo di dimenticare cosa avesse portato Piombino ad essere una città operaia, ricca e felice..."
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