domenica 5 maggio 2019

Corteo rinchiuso, fabbrica circondata da una mega “zona rossa”, presenza spropositata di polizia, carabinieri e mezzi, con repressione provocatoria al seguito.

Questo è quanto si è visto ieri pomeriggio a Taranto. 
Anche a Taranto, nelle ultime settimane, si sta mettendo in atto la nuova modalità della polizia di impedire le manifestazioni, prima e durante, come il nuovo livello di repressione, anche questa preventiva e nel corso della manifestazione.

La manifestazione di sabato è stata di fatto rinchiusa in una zona di meno di circa due chilometri, dai Tamburi al Tubificio – prima portineria dell'ArcelorMittal. Mentre tutto intorno ogni strada è stata bloccata e chiusa.
Un perimetro di decine di chilometri che partiva da Tamburi/Piazza Gesù Divin Lavoratore fino alla Direzione dell'Ilva su via Appia, è stato stato trasformato in una mega “zona rossa” che circondava la fabbrica. Strade sbarrate, macchine di polizia, carabinieri, polizia locale che impedivano il passaggio; in ben tre portinerie dell'Ilva/ArcelorMittal, in un raggio di chilometri, era impedito anche di avvicinarsi a decine di metri; gli stessi operai di AM per entrare al lavoro dovevano raggiungere la portineria principale, la D, da un parcheggio della fabbrica distante centinaia di metri dall'ingresso. Tutte le portinerie, comprese le Ditte dell'appalto, erano comunque presidiate, fuori e dentro.
La Direzione dell'ArcelorMittal, dove però si è tenuto per circa due ore, dalle 14, il presidio dello Slai cobas, era piena di macchine e camionette della polizia, che seguivano ogni spostamento degli attivisti dello Slai cobas per il sindacato dei classe di Taranto, come quando una parte di loro si è spostata alla port. A dove alle 15 uscivano gli operai, per affiggere striscioni e locandine, e dove la polizia ha preteso di prendere le generalità.
Un tentativo fatto dallo Slai cobas sc di raggiungere poi la manifestazione con una macchina dall'unica strada possibile, ha visto l'inseguimento di macchine dei carabinieri e l'accusa/minaccia di aver addirittura “forzato il blocco della polizia”...
Una cosa mai vista finora.
Ormai viene messo in atto un divieto di manifestazione, che è apertamente anticostituzionale, in violazione della libertà di manifestare. Ormai va in scena la nuova strategia delle forze dell'ordine di costruire delle grandi zone rosse e circondare/rinchiudere le manifestazioni, per impedirle, per controllarle, per reprimere più facilmente chi manifesta.
Questo si era già visto a Taranto in occasione della venuta di Di Maio il 24 aprile. Anche qui, con divieti e prescrizioni, si era di fatto rinchiusa la manifestazione in una piccola piazza e tutt'intorno, per chilometri, nelle strade, sia parallele, che traverse, si era creata una zona rossa, che impediva alle stesse persone abitanti in quelle strade di poter passare.
A questo si unisce l'altra “strategia”, che si è vista in opera anche sabato 4 maggio, e che viene ormai agita in tante città, con l'esempio “madre” di Torino. Cioè, creare una situazione che permetta alle forze dell'ordine di caricare, lanciare lacrimogeni. Sempre più sembra che il loro obiettivo è provocare, o agire con la repressione ad ogni minima, anche innocua variazione sul tema.

TUTTO QUESTO NON PUO' E NON DEVE PASSARE
NON DEVE CREARSI UNA NUOVA “NORMALITA'” DELL'ALZATA DI LIVELLO DI DIVIETO DI MANIFESTARE

OCCORRE CONTRASTARE QUESTA REPRESSIONE ILLEGALE, CON OGNI MEZZO E DA OGNI PARTE!

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