L'articolo
del Corriere del Mezzogiorno del 20 giugno, a firma di Ottino,
nell'indicare la presenza dello Slai cobas e della Rete, al processo Ilva il 19 giugno, utilizza
espressioni di colore parlando di: “sognatori alla perenne ricerca
della rivoluzione proletaria”.
In
effetti è così. Va aggiunto che evidentemente in chi attivamente
li interpreta non si tratta di 'sogno' ma di
quotidiana e attiva lotta tra gli operai, i lavoratori, i cittadini
perchè si traduca in realtà. Ma non è solo questo.
La
rivoluzione proletaria è l'unica soluzione non solo ai problemi
dell'Ilva, del disastro ambientale, del futuro di questa città, ma è
l'unica soluzione al problema al centro del processo: saranno davvero
puniti i padroni assassini e i loro complici? Sarà cancellato quel
sistema che ha prodotto gli imputati? Avrà giustizia Stefania Corisi,
moglie di Nicola D'Arcante, operaio Ilva ucciso dal tumore? Avrà
giustizia Aurelio Rebuzzi, papà del piccolo Alessandro il cui
ritratto campeggiava davanti alla caserma dove si teneva il processo
Ilva? Avrà giustizia Amedeo, padre di Francesco Zaccaria? Avranno
giustizia Stefano Delli Ponti, Claudio Marsella, Ciro Moccia, i cui
ritratti campeggiavano al presidio della Rete?
Ecco, caro Ottino, chi darà giustizia a tutti questi? E avere il sogno di darla
realmente questa giustizia non dovrebbe essere considerato un
obiettivo per cui vale la pena di lottare?
Il
sogno è l'alternativa all'incubo, senza i sogni mai nessuna realtà
sarebbe stata trasformata e la storia del mondo andrebbe riscritta.
Ma
poi come non riconoscere che il “sogno” della rivoluzione
proletaria scaturisce dall'analisi scientifica, storico
materialistica, seria, documentata del modo di produzione in cui
viviamo, in cui vivono la maggiorparte degli operai, degli sfruttati,
dei poveri del mondo che con le loro lotte alimentano quotidianamente
questo bi/sogno della rivoluzione.
La
fine del “sogno” della rivoluzione proletaria e l'ironia su di
essa è una ideologia che interpreta e vuole esorcizzare la rivolta
degli oppressi.
Preferiamo
più che essere sognatori, rendere costante e permanente quello che
per la borghesia è l'incubo principale
.
Lenin scriveva nel "Che Fare?":
"Bisogna sognare!"... "C’è contrasto e
contrasto – scriveva Pisariev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà.
– Il mio sogno può precorrere il corso naturale degli avvenimenti, ma anche
deviare in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non
può mai condurre. Nella prima ipotesi, non reca alcun danno; anzi, può
incoraggiare e rafforzare l’energia del lavoratore... In quei sogni non c’è
nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt’al contrario.
Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal
maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione
il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi
domando, l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi
lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il
sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo
sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con
le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente per attuare
il suo sogno. Quando vi è un contatto tra il sogno e la vita, tutto va per il
meglio".
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