domenica 22 giugno 2014

Il processo Ilva a Potenza sarebbe solo frutto di una (in)giustizia di un potere molto in alto...

Il Sole 24 Ore del 20 giugno mette sottilmente in discussione che ci sarà l'effettiva nuova udienza preliminare il 16 settembre, dato che scrive: “dovrebbe la Cassazione pronunciarsi”, cosa che evidentemente non può stabilire la Giudice Gilli.
Scrive, inoltre, la Gazzetta del Mezzogiorno. “se entro quella data la Cassazione non avrà ancora affrontato la questione, il giudice Gilli non potrà che rinviare ulteriormente”.
Quindi la battaglia su questo fronte è appena incominciata e richiede un'estrema rigidità della Procura nel sostenere le proprie ragioni. Essa ha confutato con decisione le tesi dei difensori degli imputati contenute nell'istanza di trasferimento, non solo ma ha inserito giustamente il fatto che gli imputati stanno cercando in tutti i modi di sottrarsi al processo citando esplicitamente che uno dei firmatari dell'istanza di remissione è il latitante Fabio Riva tuttora a Londra.
Ma, aggiungiamo noi, proprio questo rende necessaria la mobilitazione di operai, cittadini e di tutte le parti lese che devono rovesciare con chiarezza l'assunto dello spostamento, affermando che allarme, tensioni saranno molto di più se il processo venisse trasferito, rispetto alle legittime presenze che ci potranno e ci dovranno essere se esso si tiene a Taranto.

Diciamo chiaro, noi che non abbiamo problemi di galateo giudiziario, che se la sentenza della Cassazione sarà per il trasferimento, sarà una sentenza tutta politica, pilotata dall'alto e non esiteremmo a parlare qui di “molto in alto”, e quindi frutto della “giustizia del potere”... 
E non ci si parli di leggi!

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