"Trasferire
altrove il suo processo catarsi sarebbe l'ultimo oltraggio alla città
del “cimitero rosa”, così chiude il suo articolo di analisi
Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 20.6.14.
Condividiamo
questa affermazione anche se l'impianto che la regge resta quello di
una città tutta colpevole, di operai tutti complici, di politici e
sindacati tutti dentro non solo ad una responsabilità ma a un'idea,
un'idea di sviluppo/industrializzazione che avrebbe prodotto questo
disastro, di cui il processo viene ad essere appunto la “catarsi”.
Le
cose non stanno così. Se si cancella che tutto questo è successo
perchè siamo in un sistema capitalista, gestito da sempre da governi
e Stato del capitale, al cui centro c'è la produzione per il
profitto come 'madre' di tutte le conseguenze che Taranto duramente
paga con morti e devastazioni, si vuole nascondere la vera realtà.
Senza
eliminare la causa vera non c'è nessuna 'catarsi' ma c'è il
riprodursi in altre forme di un nuovo disastro, quello che Bagnoli ad
esempio sta già molto bene a rappresentare. Operai e masse popolari
vanno liberate a Taranto dalla cappa non solo dell'inquinamento
ambientale, ma dall'inquinamento mentale prodotto da simili tesi
falso populiste ma in realtà interessate che anche grazie agli
intermediari popolari, da ambientalisti a Liberi e Pensanti, vengono
diffuse nelle fila degli operai e del popolo. Il loro scopo è
cancellare la lotta di classe, cancellare la storia della lotta di
classe a Taranto e affermare la storia degli attuali vincitori della
contesa.
Sta
ai comunisti, ai proletari, agli operai e cittadini che non hanno
mandato il cervello all'ammasso sottrarsi a questa vecchia-nuova
ideologia e rompere la cappa del doppio inquinamento, con una nuova
ideologia, quella della rivolta proletaria, quella della costruzione
di un'alternativa, non alle fabbriche ma al capitale.
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