Sappiamo bene che già di per sè il processo, per le norme borghesi su cui si regge fondate su una strutturale ingiustizia di classe, non potranno mai dare vera giustizia agli operai e alle masse popolari; ma in questo mega processo all'Ilva se ne vedranno di tutti i colori, di più e peggio...
Il 19 giugno si aprirà con la richiesta degli avvocati dei Riva di spostamento del processo da Taranto, perchè farlo qui non garantirebbe la sua "imparzialità".
Per sostenere questa richiesta gli avvocati utilizzano, pro domo interesse padronale, anche alcune delle stesse motivazioni che sono state dette in questi anni e mesi nelle varie denunce: lo strettissimo legame oggettivo tra la fabbrica e la città, l'enorme peso schiacciante e mortale dell'Ilva sulla vita di migliaia di operai e cittadini, l'allarme e l'opposizione sociale, ecc.
Ma proprio queste stesse motivazioni portano, invece, al fatto che il processo DEVE ESSERE FATTO A TARANTO!
Perchè una concessione a tale richiesta di trasferimento punterebbe chiaramente a rendere molto morbida e più neutrale la vicenda processuale; perchè inevitabilmente si vorrebbe attutire tutta la gravità, la brutalità scientifica "senza attenuanti" della politica padronale di perseguire il profitto sulla vita e sulla morte degli operai e dei cittadini; perchè si vorrebbe togliere questo processo da sotto gli occhi, le orecchie, la presenza, anche nelle udienze, degli operai, degli abitanti dei quartieri inquinati, per renderlo un processo "normale", asettico, in cui la possono far da padrone i vari articoli di legge, i codicilli, le varie possibilità di "eccezione" che il codice stesso consente... così che male che possa andare si arrivi alla prescrizione...
Questo processo, invece, ha un senso, può avere un minimo messaggio di giustizia, se non è "neutrale", ma si carica di tutto il peso delle vite spezzate, se i morti attraverso i vivi possano gridare le loro accuse!
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