sabato 6 febbraio 2016

il libro "Ilva la tempesta perfetta" un "atto dovuto" prima di tutto agli operai...

Certo sono usciti negli ultimi anni molti libri su l'Ilva, alcuni utili altri meno, ma quasi tutti partono da analisi insufficienti sul sistema del capitale, sull'industria e da una incomprensione di fondo, che potremmo sintetizzare nella frase: “nocivo è il capitale non la fabbrica”.
Il libro “Ilva la tempesta perfetta” vuole “riequilibrare” il punto di vista affermando una visione scientifica e dal punto di vista della classe operaia. In questo senso è un libro di parte, dalla parte degli operai che in questa vicenda ilva sono stati o dei fantasmi, o colpevolizzati, o raccontati in termini moralisti, o camuffati come “cittadini”.
Attraverso articoli, materiali, documenti, analisi, il libro ripercorre i 2 anni caldi – 2012/2013 – per riportare come realmente è andata e di cosa si tratta e deve trattarsi all'Ilva, una “guerra di classe”, in cui si sono scontrate e si scontrano due opzioni, quella del potere di un sistema capitalista e quella della classe operaia e delle masse popolari.
Il libro, è una sorta di nostro “atto dovuto” per restituire agli stessi operai una memoria, un'analisi, una lettura ricca e complessa della "guerra" che si gioca all'Ilva, delle forze, posizioni agenti.
E' un libro di fatti, in cui le opinioni sono legate ai fatti, e ai settori sociali che le esprimono.
Il libro attraverso i fatti, un'analisi oggettiva, vuole mostrare la lotta, particolarmente chiara in quei due anni nell'opposizione alla situazione determinatasi, tra concezioni e posizioni materialistico storico dialettiche e concezioni idealiste e moraliste.
Il libro vuole rivalutare anche ciò che è accaduto a Taranto in quei due anni, contro tutte le visioni lamentose, populiste di una città e abitanti sudditi, schiacciati e morenti.
A Taranto, nei due anni che il libro racconta, invece vi è stata una rivolta degli operai e delle masse popolari che ha attraversato la fabbrica, città e pesato anche a livello nazionale.
Secondo noi una sorta di “biennio rosso”, che però da tutti viene in parte negato e soprattutto con una tendenza a sminuirlo, rimuoverlo, dimenticarlo.
Il libro attraverso i fatti sfata una errata visione per cui gli operai non hanno mai lottato per la salute, la sicurezza, ma solo per il lavoro e quindi hanno assunto sempre una posizione più o meno esplicita aziendalista. Gli operai invece hanno sempre lottato, quando invece la città era in silenzio, per la salute e la sicurezza, i suoi “capi”, tra cui Battista (Libero e pensanti) e Rizzo (ora Usb) sono stati licenziati per questo, tanti altri operai hanno rischiato, hanno lottato in un clima pesantissimo (è all'Ilva, con la Palazzina Laf che è nato il “mobbing”); hanno lottato da soli e sono stati lasciati soli – questo viene descritto anche nei due dossier in appendice del libro).
Certo, all'inizio del 2012 è stata una rivolta non limpida né tra gli operai, ma anche tra i cittadini, spesso ambigua – simboleggiata dalla vergognosa marcia del 30 marzo 2012 organizzata da Riva – ma poi la situazione è cambiata sia soggettivamente che oggettivamente e vi sono stati tanti momenti di lotte dure, occupazioni contro l'azienda (che il libro descrive),
E' stata una vera rivolta, in cui tutti sono scesi in campo o almeno si sono interessati e ne sono stati coinvolti, e si sono schierati, nel male – il libro è intitolato la tempesta perfetta proprio per dire che tutti hanno contribuito, alcuni volutamente, altri al di là delle loro stesse intenzioni, al precipitare delle cose; e nel bene – mostrando quello che avrebbe potuto essere e potrebbe essere ancora un'effettiva lotta di classe tra due fronti contrapposti e giustamente contrapposti a Taranto e in tutto il paese.
La rivolta che il libro racconta ha purtroppo finora perso. Ha mostrato le sue potenzialità ma il loro sviluppo è mancato. E nel libro si possono leggere quello che secondo gli autori ne sono la ragione.
Ma l'Ilva e Taranto sono il centro, ben al di là della nostra città, di una contraddizione epocale che mostra fin dove arriva in termini di distruzione di uomini e cose il sistema del capitale fondato sulla logica del profitto, dello sfruttamento di uomini e ambiente circostante.
Per questo Taranto è importante, e non è una realtà su cui solo denunciare e "piangere", ma una realtà da capire subito e ricominciare.
Per questo il libro è rivolto ben al di là della nostra città, esso viene diffuso e presentato in diverse città italiane proprio con lo scopo di dare un'altra immagine di quello che è avvenuto e succede nella nostra città. Mostrando quanto siano state vive e attive settori della classe operaia e del popolo per due anni e di come è stata forte la denuncia, l'azione, mobilitazione di un popolo tutt'altro che semplicemente lamentoso, suddito e rassegnato.
E spieghiamo questo nel libro non per ottenere l'ennesima solidarietà sulla città martoriata, ma proprio per rendere partecipi, le realtà operaie e popolari, dei centri sociali, delle organizzazioni di lotta, dello scontro che si svolge a Taranto e chiedere loro di prendere posizione e partecipare attivamente ad una vicenda le cui sorte ricadono su tutte le lotte, su tutto il paese.

Il libro è strutturato in maniera molto schematica in 4 grandi parti, per rendere più chiaro il contesto dei testi che spesso risentono degli eventi specifici dei due anni.

  1. la guerra di classe - contro gli operai e le masse popolari portata avanti da Riva e da tutto il sistema istituzionale, politico, compreso questura, chiesa, mass media, e sindacati confederali. Questa parte insieme alla seconda uole
    2. l’opposizione proletaria –
    che è il cuore di questo libro
    3. le posizioni in campo –
    un'analisi, critica, delle posizioni più influenti nella battaglia di questi due anni, che sono da un lato, nel bene, la ragione dello sviluppo della rivolta ma dall'altro, in particolare alcune, anche la ragione, nel male, per la sua sconfitta.

    Questa parti vogliono dare una lettura ricca e complessa della guerra di classe che si combatte all'Ilva, delle forze e delle posizioni agenti. E per indicare anche le possibili armi politiche, sindacali, teoriche e culturali con le quali gli operai avrebbero dovuto e possono fare la loro battaglia, non di contrapposizione con i cittadini, ma di unità, egemonia, guida. 
    Unica prospettiva vincente.
     
    4. atti giudiziari -
    Il libro contiene anche alcuni atti giudiziari del processo Ilva, allo scopo di mostrare come esso sia un paradigma generale della vicenda e una sorta di 'madre di tutti i processi' che riguardano al sicurezza sul lavoro, la salute, l'ambiente e che si svolgono in tante parti del nostro paese. Anche questa parte però ha lo scopo di mostrare che il capitale, i padroni, i loro complici che hanno reso questa fabbrica uno strumento di distruzione di vite operaie e di salute nel territorio, non l'industria in sè.
    E' la produzione per il profitto sulla pelle e sul sangue dei lavoratori e delle masse che il libro prende a bersaglio per alludere all'unica soluzione che questa situazione può avere, quella rivoluzionaria. Al di là delle numerose soluzioni, ora concrete ora fantasiose che si sono affacciate in questo scenario e che il libro, in alcune pagine analizza criticamente nel dettaglio.
Infine vanno segnalati in appendice due importanti dossier, che rendono più chiaro cosa è, come si è sviluppato l'“impero Riva” e la figura stessa di padron Riva che trascende la persona per rappresentarlo come un simbolo pieno del dominio del capitale e del rapporto tra il dominio nella fabbrica e il dominio economico e finanziario globale.

Infine la vicenda giudiziaria “Riva assassino” che nel suo piccolo ha anticipato lo scontro in un aula di un tribunale di pace, che l'ampia inchiesta del maxi processo ha reso poi emblematica e generale.

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