martedì 23 febbraio 2016

Il volantino diffuso oggi alle portinerie dell'Ilva

Agli operai Ilva,

lo sciopero di mercoledì scorso purtroppo non è stata una manifestazione di forza degli operai e della città. E' mancata una grande partecipazione operaia e popolare, gli operai restano confusi e sfiduciati, oltre che divisi tra sigle sindacali all'interno, nonostante la loro facciata di unità, si sentono alla mercè e sotto ricatto. Nessuna delle forze in campo vuole perseguire innanzitutto gli interessi degli operai e della città invece di stare al gioco di ciò che padroni, governo, lo sciagurato governo Renzi, decidono sulla loro testa.

Nessuno vuole ammettere chiaramente che gli 8 decreti, fatti dopo Riva, hanno fallito tutti gli obiettivi. La fabbrica e le condizioni di lavoro sono peggiori di prima, salari, sicurezza, come è stato tragicamente confermato dalla morte di operai e dagli innumerevoli incidenti e infortuni, sono peggiorati, i lavori di ambientalizzazione sono, al di là delle affermazioni e dati truccati, assolutamente insufficienti e sono continuamente rinviati i lavori essenziali con quest'ultimo decreto. E' inutile poi dire che bonifiche, salute, sanità fuori dalla fabbrica sono allo stato pressoché iniziale, con soldi che si sono già cominciati a spendere, con commissari delle bonifiche e aziende assegnatarie dei lavori che fanno solo convegni e pubblicità.
Siamo di fronte al disastro ambientale a cui si sta aggiungendo il disastro industriale.

I sindacati confederali nazionali e locali finora hanno contribuito a che l'andazzo fosse questo, appoggiando tutti i decreti, tutte le scelte del governo; e hanno concesso i contratti di solidarietà senza alcuna contropartita, né sul presente né sul futuro. Qualsiasi operaio, che abbia occhi per vedere e testa per pensare, può affermare con chiarezza che al disastro ambientale e al possibile disastro industriale, si aggiunge il fallimento strategico e pratico degli attuali sindacati.

Noi abbiamo detto sempre la verità ai lavoratori, su ogni singolo decreto, su ogni singolo fatto di questa vicenda, come l'avevamo detta prima. Abbiamo sempre cercato di offrire un'alternativa di piattaforma, di organizzazione, di metodo di lotta, di contrasto con le istituzioni, che permettesse agli operai di pesare e cambiare le cose in corso d'opera prima che diventino irreparabili.
Abbiamo sempre detto che questa fabbrica non andava chiusa, perchè senza gli operai organizzati in questa fabbrica non si può salvare nessun lavoro, nessuna salute.
Abbiamo detto che serve una lotta seria e dura, bloccando fabbrica e città, per imporre un decreto operaio che metta in sicurezza i lavoratori sul piano del lavoro e del salario, che usi diversamente i soldi buttati per cassintegrazione, contratti di solidarietà, che affronti il problema del risarcimento per gli operai attraverso la riduzione massiccia degli anni di lavoro, in questa fabbrica e nella siderurgia in generale: i famosi 25 anni bastano; che si affronti, anche in termini di emergenza, la questione delle bonifiche e sanitarie, mettendoci molti più soldi, presi dal padrone, dai padroni.
Per una piattaforma di questo tipo, sarebbe giusto e necessario scioperare non un solo giorno, ma tutti i giorni. E gli operai possono star sicuri che le masse popolari della città sarebbero i primi ad essere al loro fianco e sarebbero i primi a voler il blocco della città, però per ottenere questi risultati.

Ora, stanno svendendo la fabbrica o affittandola a “prezzi romani”, a padroni e multinazionali italiane ed estere che non hanno nessuna intenzione di ambientalizzarla, ma di spezzettarla per tenere ciò che produce profitto e liberarsi di quello che non lo produce, per riempirla di esuberi e scaricare sulla collettività le bonifiche e i risarcimenti. Ci vogliono far lottare per scegliere qual'è il padrone migliore, per poi farci trovare davanti al fatto compiuto, alle riduzioni salariali, alla cancellazione dei diritti, con le cosiddette “newco”, agli esuberi strutturali.

Cosa proponiamo noi.
Un'assemblea generale che rovesci i “Tavoli” e imponga una nuova piattaforma.
Una lotta quotidiana che non accetti lo stato di cose esistenti, commissari incapaci, inosservanza di norme, condizioni di sicurezza, diritti, sanciti da leggi che anche in questa fabbrica devono valere.
Aprire la fabbrica alla città, coinvolgere i quartieri popolari.
Dare vita ad un Comitato di lotta per la salvezza del lavoro e della salute, autonomo dalle attuali rappresentanze sindacali, tutte.
Imponiamo che non si firmi nulla, senza un decreto a tutela degli operai

SLAI COBAS per il sindacato di classe

slaicobasta@gmail.com 3475301704 v. Rintone, 22 TA (aperta mart/giov. 17,30/20) leggi blog tarantocontro

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