Si chiamava Talla Seck, era senegalese e aveva 56 anni. Vittima del degrado e delle condizioni di disagio in cui era costretto a vivere. Lo hanno ucciso le esalazioni di monossido di carbonio che si sono sprigionate da un braciere artigianale che utilizzava per ripararsi dal freddo in una delle tende che gli immigrati hanno sistemato alla periferia di Andria, in contrada Monte Faraone, in quelle stesse campagne in cui perse la vita Paola Clemente.
Ad accorgersi è stato il compagno di lavoro che dormiva con lui, vivo per miracolo e ricoverato al Policlinico di Bari.
La tendopoli di Monte Faraone è ormai quasi permanente ad Andria, anche se sorge su un terreno occupato in maniera abusiva. Ci dormono oltre un centinaio di immigrati: la maggior parte sono regolari in Italia, utilizzati per lavori stagionali, di recente la raccolta delle olive. Si spostano, poi tornano, girano in base alla richiesta.
Più volte, in passato, si è pensato a uno sgombero che non è mai stato effettuato. Due anni fa l’associazione “Avvocati di strada” provvide a portare una cisterna d’acqua, spesso sono intervenuti i volontari di alcune associazioni. Gli immigrati provengono in gran parte dall’Africa. Non è la prima tragedia del genere che si consuma nelle campagne di Andria, il 19 dicembre del 2007 un cittadino marocchino di 39 anni, Bensada Salah, morì per assideramento: era senza fissa dimora.
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