Taranto - Potrebbe essere pubblicato la prossima settimana sulla Gazzetta Ufficiale italiana e su quella dell’Unione Eeuropea il bando con cui l’Autorità portuale di Taranto mette sul mercato il terminal container.
gennaio 31, 2016
Taranto - Potrebbe essere pubblicato la prossima settimana
sulla Gazzetta Ufficiale italiana e su quella dell’Unione Eeuropea il bando con
cui l’Autorità portuale di Taranto mette sul mercato il terminal container
lasciato libero dalla società che lo aveva in concessione, Taranto container
terminal, messa in liquidazione a giugno scorso dai suoi azionisti
(Hutchison, Evergreen e Gsi). E intanto l’Iran guarderebbe con interesse ad un
possibile insediamento nel porto di Taranto. Lo aveva già accennato, nel corso
di alcuni colloqui a Taranto durante nella visita dello scorso 2 dicembre per
l’inaugurazione della piattaforma logistica, il ministro dei Trasporti,
Graziano Delrio.
Chiusa la parentesi Evergreen, che aveva avviato l’attività
nel 2001, il terminal container da mesi è inattivo e registra zero traffico.
I 539 addetti della società Tct sono per un anno, con scadenza settembre
prossimo, in cassa integrazione per cessazione. L’accordo è stato firmato al
ministero del Lavoro a settembre scorso. Sul versante dei lavori nel porto,
Prete annuncia «che sta andando avanti l’adeguamento della banchina del terminal
affidato ad un consorzio di imprese e i primi 600 metri rimodernati dovrebbero
essere agibili in primavera. Da poco, invece, Astaldi, che si era aggiudicato
l’appalto a febbraio 2015, ha presentato il progetto esecutivo, per dragaggi e
cassa di colmata dei fanghi marini. C’è voluto un anno - spiega Prete - perché
ha richiesto tempo la fase preliminare tra indagini e sondaggi. Astaldi ci ha
presentato giorni fa una prima versione, poi l’ha rimessa a punto e adesso
quella definitiva viene esaminata dal responsabile unico del procedimento, del
progettista e del direttore dei lavori. Una volta approvato da questi soggetti,
il progetto andrà all’esame del del Provveditorato alle opere marittime di Bari
per la definitiva validazione. Il dragaggio, che dovrà portare i fondali nello
specchio di mare antistante il terminal ad una profondità di 16,50 metri, non
può avviarsi in assenza della vasca di colmata dove trasportare i materiali
dragati: 2,3 milioni di metri cubi. Infine - dichiara il commissario Prete -,
sempre per il terminal, si sono avviati di recente altri lavori: quelli relativi
alla sistemazione della radice del molo polisettoriale».
Dopo nove anni, l’Iran sta uscendo dalle sanzioni
internazionali Usa, Onu e Ue legate al programma nucleare iraniano e quindi
si sta aprendo la possibilità che imprese italiane investano in Iran, tra cui
anche pugliesi, e quest’ultimo Paese, a sua volta, lo faccia in Italia. Uno dei
tanti divieti imposti riguardava il trasporto delle merci. I cargo iraniani
non potevano infatti atterrare negli aeroporti europei, mentre per gli scali
marittimi il divieto era esteso, oltre che alla compagnia di navigazione di
Stato (la Islamic Republic of Iran shipping line), anche ad altre tre sospettate
di esservi collegate. A quanto pare, l’investimento nella portualità di Taranto
potrebbe essere effettuato proprio da questa compagnia. «Non è una partita che
stiamo gestendo direttamente come Autorità portuale - commenta il commissario
Sergio Prete, nei giorni scorsi riconfermato per altri sei mesi nell’incarico -
ma è evidente che l’Iran, qualora dovesse venire qui, troverebbe, a
differenza degli altri scali italiani, un terminal container direttamente
libero». Invece, per quanto riguarda il bando dell’infrastruttura,
l’Authority, dopo averlo condiviso col ministero, lo scorso 28 gennaio ha anche
ottenuto dal comitato portuale il via libera alla delibera relativa alla
procedura di pubblicazione. Duemilacinquanta metri lineari di banchina, di cui
1.200 interessati dai lavori di ammodernamento, oggi liberi perché l’ex
concessionario ha messo in liquidazione la società Tct ritenendo che a Taranto,
per il ritardo negli investimenti, non ci fossero più le condizioni per operare
- ma in realtà il terminalista ha anche compiuto altre scelte e riposizionato
diversamente i propri interessi -. Inoltre, dopo settembre Tct ha anche chiuso
le pendenze contrattuali con l’Authority e definitivamente riconsegnato
l’infrastruttura, per la quale, ora, si cercano nuovi operatori.
«È un bando che, in base al Codice degli appalti, utilizza
il metodo innovativo del dialogo competitivo - afferma Prete -. In pratica, nel
bando spieghiamo cosa viene messo sul mercato, quali sono le sue caratteristiche
e quali i lavori in corso. Invitiamo quindi i potenziali gruppi interessati a
formulare la loro manifestazione di interesse. Su questa - sottolinea Prete -,
dopo averne verificato i criteri di ammissibilità, si aprirà poi un confronto
tra stazione appaltante e proponente in modo da trovare un punto di sintesi tra
offerta e proposta. Le migliori candidature saranno infine invitate a
presentare, in una seconda fase, il piano definitivo. Contiamo che la
procedura possa esperirsi nel giro di qualche mese» commenta ancora il
commissario dell’Authority. Come ha detto Delrio a Taranto a dicembre, si
punta ad attrarre più operatori, mentre sinora il terminal ha svolto solo
attività di transhipment, «ma è chiaro che se dovesse pervenire una sola offerta
globale, non è che non sarà considerata», puntualizza Prete.
http://www.themeditelegraph.it/it/transport/ports/2016/01/31/porto-taranto-spunta-interesse-degli-iraniani-5WbBy7Jspe75UJnvjHz8UK/index.html
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