(dal blog proletari comunisti)
Il 15 febbraio a Bruxelles è andata in scena la "cordata" corporativa
imperialista tra i padroni europei, soprattutto dell'acciaio, e
l'aristocrazia operaia, rappresentata dai sindacati ufficiali, ma anche
da fette di operai (al di là della loro presenza fisica a Bruxelles).
Hanno organizzato una marcia reazionaria - che almeno per l'Italia periodicamente si presenta, pensiamo alla marcia dei 40mila della Fiat o più recentemente alla marcia degli 8mila lavoratori organizzata da Riva-Ilva a Taranto, ecc. - in cui sono stati tutti insieme a difendere però gli interessi, i profitti solo di un pugno di padroni.
Dall'Italia la marcia è stata guidata dal presidente della Federacciai Gozzi, che ha organizzato addirittura "un volo charter per portare in Belgio una delegazione di 160 tra operai e imprenditori..." (da Sole 24 Ore)
I capitalisti hanno chiesto a gran voce misure contro la Cina e la Russia. e di non riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato.
In questa guerra economica, i padroni, quindi, chiamano i lavoratori a schierarsi dalla parte dei loro sfruttatori. "Operai di tutto il mondo unitevi con i vostri rispettivi padroni, contro gli altri padroni e contro i lavoratori degli altri paesi" sembra il grido attuale. E continuano: "Difendete i profitti dei vostri padroni, se volete difendere i vostri posti di lavoro e salari, e salutate con gioia i tagli ai posti di lavoro degli operai cinesi, russi, ecc., perchè dalla loro "morte" viene la vostra "vita".
Certo, l'aristocrazia operaia da questa guerra dei capitalisti riceve delle briciole, ma gli operai hanno il dovere di non avere la memoria corta. In questi anni, soprattutto dal 2008, non è che i padroni dell'acciaio siano andati poi tanto in rovina, perchè hanno trovato subito il modo di scaricare la loro crisi: in sei anni la siderurgia europea ha perso un quinto della forza lavoro. Sono poi peggiorati i salari, le condizioni di lavoro, i diritti, le condizioni di sicurezza; gli operai da Taranto alla Francia, ecc. anche in questi anni recenti, sono morti per difendere i profitti dei loro padroni.
Coloro che, allora, sono andati in rovina sono gli operai. E anche ora Gozzi, il pres. della Federacciai dice "Le misure di difesa devono essere accompagnate da un piano di riduzione dell'eccesso di capacità europeo, affiancato da misure di accompagnamento sociale"; che, tradotto, significano nuovi migliaia di licenziamenti. E il direttore generale di Eurofer, Alex Eggert, ha aggiunto che sono a rischio 330mila posti di lavoro nel settore dell'acciaio.
I padroni nella guerra economica per l'accaparramento dei mercati, nella contesa interimperialista tra i vari paesi, cercano di salvare i loro interessi, e gli operai non possono essere ingenui strumenti di questa guerra.
Ma soprattutto gli operai non devono permettere di vedersi buttare nel fango l'unica arma potente che hanno: l'unità con i lavoratori degli altri paesi!
Hanno organizzato una marcia reazionaria - che almeno per l'Italia periodicamente si presenta, pensiamo alla marcia dei 40mila della Fiat o più recentemente alla marcia degli 8mila lavoratori organizzata da Riva-Ilva a Taranto, ecc. - in cui sono stati tutti insieme a difendere però gli interessi, i profitti solo di un pugno di padroni.
Dall'Italia la marcia è stata guidata dal presidente della Federacciai Gozzi, che ha organizzato addirittura "un volo charter per portare in Belgio una delegazione di 160 tra operai e imprenditori..." (da Sole 24 Ore)
I capitalisti hanno chiesto a gran voce misure contro la Cina e la Russia. e di non riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato.
In questa guerra economica, i padroni, quindi, chiamano i lavoratori a schierarsi dalla parte dei loro sfruttatori. "Operai di tutto il mondo unitevi con i vostri rispettivi padroni, contro gli altri padroni e contro i lavoratori degli altri paesi" sembra il grido attuale. E continuano: "Difendete i profitti dei vostri padroni, se volete difendere i vostri posti di lavoro e salari, e salutate con gioia i tagli ai posti di lavoro degli operai cinesi, russi, ecc., perchè dalla loro "morte" viene la vostra "vita".
Certo, l'aristocrazia operaia da questa guerra dei capitalisti riceve delle briciole, ma gli operai hanno il dovere di non avere la memoria corta. In questi anni, soprattutto dal 2008, non è che i padroni dell'acciaio siano andati poi tanto in rovina, perchè hanno trovato subito il modo di scaricare la loro crisi: in sei anni la siderurgia europea ha perso un quinto della forza lavoro. Sono poi peggiorati i salari, le condizioni di lavoro, i diritti, le condizioni di sicurezza; gli operai da Taranto alla Francia, ecc. anche in questi anni recenti, sono morti per difendere i profitti dei loro padroni.
Coloro che, allora, sono andati in rovina sono gli operai. E anche ora Gozzi, il pres. della Federacciai dice "Le misure di difesa devono essere accompagnate da un piano di riduzione dell'eccesso di capacità europeo, affiancato da misure di accompagnamento sociale"; che, tradotto, significano nuovi migliaia di licenziamenti. E il direttore generale di Eurofer, Alex Eggert, ha aggiunto che sono a rischio 330mila posti di lavoro nel settore dell'acciaio.
I padroni nella guerra economica per l'accaparramento dei mercati, nella contesa interimperialista tra i vari paesi, cercano di salvare i loro interessi, e gli operai non possono essere ingenui strumenti di questa guerra.
Ma soprattutto gli operai non devono permettere di vedersi buttare nel fango l'unica arma potente che hanno: l'unità con i lavoratori degli altri paesi!
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