I
compagni di proletari comunisti, gli attivisti Slai cobas sc della
maggiorparte dei diversi posti di lavoro in cui sono presenti, il 29 luglio con compattezza, coraggio, dignità,
combattività, sotto il sole cocente e con i problemi che ci sono in
questo periodo sui posti di lavoro, sono stati l'anima e la spinta di
un'importante giornata di lotta. Sono riusciti a richiamare all'appuntamento in piazza Garibaldi, da giorni fissato e indicato dallo Slai cobas, appartenenti alle associazioni ambientaliste, agli
attivisti delle piazze, dei centri di aggregazione cittadini, ai
liberi e pensanti, ai comitati di quartiere, per fare una protesta
forte, libera, in cui ognuno ha cercato di portare le ragioni dei
lavoratori, dei giovani, delle donne, dei genitori dei malati, della
città in genere, per far sentire forte e chiaro a Renzi e a tutta la
sua corte ignobile il grido di dolore, di rabbia, ma anche il bisogno
di imporre un'alternativa di lavoro, salute, sviluppo, fine della
disoccupazione, della precarietà, per trasformare la città, in una
città in cui gli operai e le masse popolari ne siano i veri padroni.
Ecco,
in giornate come questa, crediamo che tutti capiscano cosa significa
essere di proletari comunisti, essere dello Slai cobas e di quanto,
sia pure in numero tuttora piccolo, la città nel suo insieme abbia
bisogno di noi e della nostra azione.
Nessuno
ha potuto mettere in discussione le nostre splendide bandiere rosse
che hanno dato un segno della loro validità storica e un colore alla
protesta che non si svende e che non tramonta mai, perchè sono
bandiere che rappresentano la storia gloriosa dei proletari, dei
popoli, delle loro lotte, che i cosiddetti “partiti di sinistra”
hanno tradito e i sindacati hanno svenduto, ma che stanno a
rappresentare, nelle nuove mani di chi protesta oggi, il futuro
possibile di una rivolta, una riscossa, una rinascita, una
rivoluzione possibile.
Ora
non bisogna spegnere la scintilla che si è accesa.
Ora
tutti noi ci dobbiamo impegnare a trasformare la massa che ha
protestato in un fronte unito, compatto, con una piattaforma comune,
non di carta ma di vite vissute e di impegno, di piani di lotta che
facciano della massa che ha protestato una forza capace nei prossimi
mesi di tornare a coinvolgere l'intera città come lo è stato nel
2012/2013 – splendidamente raccontato dal libro da noi realizzato
“Ilva la tempesta perfetta” - per costruire da settembre in poi
una guerra di popolo di lunga durata contro i padroni, il governo e
gli agenti dei nemico in questa città, una guerra di massa, decisa
dalle masse, con le idee e le forme che le masse decidono nelle loro
assemblee, nei loro momenti di discussione collettiva.
Dobbiamo
sfondare il “muro della fabbrica”. All'Ilva non possono
continuare a dettar legge dei luridi sindacalisti, che anche quando
si dichiarano “alternativi” o scimmiottano le nostre proposte, lo
fanno solo per mantenere il loro ruolo ai Tavoli della complicità e
della spartizione del bottino.
Gli
operai hanno bisogno di noi per ribellarsi; nello stesso tempo non
possiamo accettare con loro un confronto che non sia anche critico
del loro comportamento.
Sull'onda
del 29 luglio dobbiamo anche migliorare le forme del nostro agire.
Primo,
le assemblee di piazza del martedì alla fine hanno funzionato, la
nostra determinazione ha pagato. Le associazioni ambientaliste che
hanno idee anche molto diverse dalle nostre, il movimento studentesco
che non frequenta le nostre riunioni, ci vedono e ci riconoscono come
una forza materiale che può essere di stimolo, di esempio in questa
battaglia. Ambientalisti come Marescotti chiedono apertamente di
lavorare con noi per il processo; i Liberi e pensanti, con i quali la
nostra polemica deve continuare, possono essere uniti nella lotta, e
il 29 questo di fatto è accaduto, anche con le diversità di
posizioni. Dobbiamo riuscire a diventare una forza materiale capace
di allargarsi e radicarsi sui posti di lavoro e sul territorio ma
anche di unire, sapendo vedere e trattare contraddizioni antagoniste
e contraddizioni in seno al popolo.
Ripartiremo
da qui a settembre.
Renzi
ci ha detto che intende mandare i ministri ad inaugurare l'anno
scolastico alle scuole dei Tamburi che si sarebbero bonificate. Ecco
un'altra “scadenza” da costruire insieme
a tutti coloro che hanno protestato il 29, rilanciando anche per
quella giornata una mobilitazione dei lavoratori del cimitero.
Trasformiamo
l'assemblea del martedì, in assemblea permanente e popolare.
Organizziamo un'assemblea popolare ai
cancelli dell'Ilva
che preveda anche l'ingresso dentro la fabbrica.
Rilanciamo
la proposta di partecipare in massa
alla ripresa del processo Ilva il 21 settembre.
Rilanciamo
la contestazione dei personaggi alla
Pelillo e del sindaco e giunta squalificanti
per la città e incapaci di risolvere i tanti problemi del lavoro di
tanti precari e disoccupati, le bonifiche, ecc.
Tante
altre idee potranno venire da tutti gli altri che hanno partecipato
alla contestazione a Renzi, e noi dobbiamo essere pronti ad
appoggiare ogni proposta giusta da chiunque venga.
Avanti sulla strada del
29 luglio.
Avanti con proletari
comunisti
Avanti con lo Slai
cobas per il sindacato di classe, avanguardia al servizio dei
proletari e delle masse popolari di Taranto.
Proletari comunisti –
Taranto
31 luglio 2016
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