domenica 3 luglio 2016

CONTRATTO METALMECCANICI: PER PADRONI DEVE ESSERE LA "VIA ITALIANA ALLA PARTECIPAZIONE"; PER GLI OPERAI E' LA VIA PER PIU' SFRUTTAMENTO E MENO SALARIO

Il nuovo presidente della Confindustria Boccia sta facendo una vera e propria campagna per imporre il superamento del CCNL e il legame scambio salario-produttività, per legare sempre più il salario ai risultati della singola azienda, e così dividere i lavoratori, tornare ad una sorta di "gabbia salariale aziendale", con l'obiettivo reale di non dare aumenti salariali in nessuna azienda e, con la giustificazione che comunque tali aumenti possono esserci solo se aumenta la produttività, imporre più sfruttamento.

Lo "Scambio salario/produttività", presentato dai padroni italiani come una novità, c'è da dire che non lo è affatto. Marx ha spiegato che sempre i capitalisti cercano di ridurre il costo della forza-lavoro aumentando il plusvalore, o attraverso l'allungamento della giornata lavorativa (cioè della parte della giornata in cui l'operaio lavora solo per il padrone), o con l'intensificazione del lavoro, aumentando i carichi, i ritmi di lavoro, la produzione dei singoli operai.
Oggi i capitalisti nostrani ripropongono queste loro "leggi", Da cui ne viene comunque un impoverimento del salario operaio. dato che anche lì dove a livello aziendale ci fosse un aumento nominativo del salario a fronte dell'aumento della produttività, quel salario di fatto non solo non aumenterebbe ma si abbasserebbe, sarebbe più povero relativamente all'incremento di produttività realizzato, e al maggiore utile per il capitalista prodotto.

In questa campagna i padroni non stanno lesinando nulla. La mettono sul piano dei valori, di una "nuova via italiana" che deve unire lavoratori e aziende, del dialogo, della partecipazione - come ha affermato Storchi presidente della Federmeccanica nell'assemblea annuale dell'associazione organizzata a Brescia - di cui sotto riportiamo stralci da un articolo su Sole 24 Ore; stanno utilizzando il risultato del referendum in GB per fare dell'allarmismo sulle sorti dell'industria italiana dopo Brexit e quindi chiamare sindacati e lavoratori ad "aprire una stagione di corresponsabilità". Ma questa volta stanno facendo anche di più, hanno fatto un questionario, su cui "avrebbero" raccolto risposte da un campione di lavoratori metalmeccanici da cui, secondo i loro dati, risulterebbe che gli operai sono per la "partecipazione e collaborazione" e che sono d'accordo che i salari siano collegati ai risultati d'impresa.
Su questo i padroni stanno chiaramente trovando il governo Renzi al loro fianco a sostenere che i "rischi di impresa vadano condivisi" (in cui siamo al classico: le perdite devono essere condivise/socializzate, i profitti devono essere privatizzati).

Il contratto metalmeccanico, in questo senso, sta diventando e vuole essere per la Confindustria, la Federmeccanica, e il governo, la "punta di svolta" come dicono loro, per mettere una pietra su aumenti salariali, sui diritti conquistati nel passato dai lavoratori, e in particolare dalla loro storica avanguardia di lotta, gli operai metalmeccanici. Se passa in questo contratto questo attacco, è scontato che passi, sicuramente pure peggiorato, in tutti gli altri settori.
E' una guerra di classe che i padroni stanno facendo, a cui occorrerebbe rispondere con una guerra di classe da parte degli operai, perchè la 'partita in gioco' lo richiede.
Una "guerra di classe" in cui tutti gli operai devono avere chiaro che i sindacati confederali non solo sono armi spuntate ma armi contro.

(Dall'Art. di Sole 24 Ore: MECCANICI, UN CONTRATTO PER LA SVOLTA - del 2 luglio):

"Produrre valore. Le imprese meccaniche sono consapevoli che è l’unica chance per restare
competitivi in un mercato in rapida evoluzione, sempre più competitivo. Per raggiungere questo obiettivo serve un rinnovamento.... Una «via italiana alla partecipazione» come ha spiegato ieri il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi, durante l’assemblea annuale dell’associazione, organizzata a Brescia....
Uno scambio salario-produttività che è alla base dell’attuale discussione tra imprese e sindacati sul rinnovo del contratto dei meccanici...
Storchi ha invitato ieri i sindacati ad «abbandonare la conflittualità che danneggia tutti, lavoratori e imprese, per riprendere la strada del dialogo, su nuove basi». Federmeccanica, ha ricordato, ha elaborato «un impianto contrattuale su due livelli, fra loro coordinati e complementari, che realizzi un rapporto più avanzato ed equilibrato tra parte fissa e variabile della retribuzione, legata ai risultati».... (cioè) legati sempre più all’effettiva produzione di valore»... Storchi ha assicurato che «non è uno scontro muscolare tra due fazioni. Al contrario – ha detto – è un confronto nel quale la premessa indispensabile è comprendere che il mondo è cambiato». Federmeccanica non ambisce a creare nuovi modelli contrattuali astratti, ma punta a «un nuovo modo di agire, pragmatico, per affrontare i problemi reali delle imprese e delle persone, a cui dobbiamo dare risposte concrete».

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini (ha detto) «Ho apprezzato la chiarezza di Storchi... nel passaggio del suo intervento in cui sottolineato l’esigenza che i rischi di impresa vadano condivisi» contrattualmente... L’assunzione di rischio è il cuore della funzione imprenditoriale... Il Governo c’è – ha concluso –, perché il tema è di interesse della collettività»

....il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha detto – dobbiamo chiederci quale industria vogliamo immaginare, in rapporto alla Germania e in rapporto a Brexit. Se non risolviamo all’interno delle fabbriche una linea di indirizzo sulla produttività rischiamo di perdere pezzi dell’industria italiana. Si deve aprire una stagione di corresponsabilità – ha detto il presidente –: al governo chiediamo un intervento sugli incentivi, non sulle regole; alle banche chiediamo di giudicarci anche sui valori qualitativi; al sindacato chiediamo di marciare nella stessa direzione, ognuno nel proprio ruolo». L’auspicio è che «si chiuda quanto prima – ha concluso –: non possiamo permetterci la paralisi»

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