Nella Formazione Operaia di oggi mettiamo ampi stralci della prefazione al libro di Engels del 1892.
La lettura di questi brani ci spiega ampiamente la sua lucida e affilata importanza - non tanto nel descrivere la condizione degli operai, quanto nel descrivere il loro movimento di lotta, le sue contraddizioni, il suo sviluppo.
Leggiamo con attenzione, guardando a quello che abbiamo sotto i nostri occhi oggi, e avremo nelle mani uno strumento di lettura e di analisi che ci deve ispirare e orientare.
Cosa che proveremo a fare con il commento a questi brani nella prossima puntata di giovedì prossimo.
...Più grande era uno stabilimento industriale e più numerosi i suoi operai, tanto maggiore è il danno agli affari che arreca ogni conflitto coi lavoratori. Onde un nuovo spirito penetrò i fabbricanti, specie più grossi, col tempo: evitar i conflitti non necessari; rassegnarsi all'esistenza e alla forza delle Trades Unions; scoprir negli scioperi (se proclamati al tempo giusto) un mezzo efficace per attuare i loro stessi scopi. Così i maggiori fabbricanti, già in testa alla lotta contro la classe operaia, poi furono i primi ad esortare alla pace ed all'armonia. E ciò per validi motivi...
...Invero tutte queste concessioni alla giustizia ed alla filantropia erano solo un mezzo per accelerare la concentrazione del capitale in mano di pochi e schiacciare i piccoli concorrenti, che non potevano vivere senza tali guadagni supplementari. Per i pochi grandi capitalisti le piccole estorsioni degli anni prima non avevano più rilevanza; anzi ostacolavano gli affari più grandi. Così è bastato il puro sviluppo della produzione capitalistica (almeno nei principali rami dell'industria, poiché nei rami meno importanti non è affatto così) ad elidere tutti i piccoli abusi che appena prima peggioravano la sorte dell'operaio. E così emerge sempre più il fatto cruciale che la causa della miseria della classe operaia è nell'essenza del sistema capitalistico, non nei suoi accidenti: l'operaio vende al capitalista la sua forza-lavoro per una certa somma giornaliera; dopo il lavoro di poche ore egli ha riprodotto il valore di quella somma; ma il suo contratto di lavoro dice che egli deve
lavorare ancora per diverse ore per finir la sua giornata di lavoro. Il valore che l'operaio produce nelle ore aggiuntive di pluslavoro, è il plusvalore, che nulla costa al capitalista eppure fluisce nella sua tasca. Ecco l'essenza del sistema che sempre più polarizza la società: un polo di pochi proprietari di tutti i mezzi di produzione e di sussistenza (pochi Rothschild e Vanderbilt); e un altro polo di un'enorme massa di salariati, proprietari solo della loro forza-lavoro...
...Marx (Capitale. Libro primo) descrive ampiamente la situazione della classe operaia inglese verso il 1865 (cioè l'epoca in cui il proletariato industriale inglese raggiunse la sua vetta massima)...
...Nell'anno 1844 non esisteva ancora il moderno socialismo internazionale che, elevatosi a scienza soprattutto e quasi solo grazie ai lavori di Marx...
...Così si dà molta rilevanza (specie alla fine) all'asserto che il comunismo, oltre a dottrina di partito della classe operaia, sia una teoria il cui scopo finale è la liberazione dell'intera società (inclusi i capitalisti) dai rapporti odierni che la soffocano...
...Finché le classi proprietarie, oltre a non sentir alcuna necessità di liberazione, si oppongono con tutte le forze alla liberazione della classe lavoratrice, allora la classe operaia sarà costretta ad iniziare e a compiere da sola la rivoluzione sociale...
...Pure oggi ci sono molti che, dall'alto punto di vista dell'imparzialità, predicano agli operai un socialismo al di sopra di tutti gli antagonismi e le lotte di classe. Ma tali individui, o sono novizi che hanno da imparare molto, o sono i peggiori nemici degli operai (lupi in pelle di pecora)...
...E quale era la condizione della classe operaia durante questo periodo? Temporaneamente ci fu un miglioramento pure per la grande massa. Ma tale miglioramento ridiscese al vecchio livello per l'afflusso della grande massa di riserva disoccupata, per l'incessante espulsione di operai per l'invenzione di nuove macchine e per l'immigrazione dei lavoratori agricoli, anch'essi per di più soppiantati dalle macchine...
...le grandi Trades Unions... sono le organizzazioni dei settori lavorativi in cui è impiegabile solo o prevalentemente il lavoro d'uomini adulti. Ivi non c'è la concorrenza di donne e bambini, né le macchine finora hanno spezzato le loro forze organizzate. I meccanici, i carpentieri, gli ebanisti, gli addetti alle costruzioni sono altrettante forze, al punto che possono opporsi con successo (come fanno gli operai edili) all'introduzione delle macchine. La loro situazione è sì migliorata notevolmente dal 1848. La miglior prova di ciò è che da più di quindici anni essi sono contenti dei loro padroni, nonché i loro padroni sono contenti di essi. Gli operai edili formano una aristocrazia nella classe operaia; sono giunti ad ottenere ed accettare come definitiva una condizione relativamente buona. Sono gli operai modello dei signori Leone Levi e Giffen (nonché di un borghesuccio Lujo Brentano) e invero sono gente molto gentile con cui tratta ogni capitalista intelligente in particolare e la classe capitalista in generale.
Ma circa la grande massa degli operai, il livello di miseria e di insicurezza, è oggi così basso, se non più basso di ieri. L'East-End di Londra, se disoccupato, è una palude sempre più crescente di miseria e di disperazione stagnanti, di fame; se occupato, di avvilimento fisico e morale. È così in tutte le altre grandi città, eccetto per la minoranza di operai privilegiati; è così nelle piccole città e nei distretti agricoli. La legge che limita il valore della forza-lavoro al prezzo dei mezzi necessari alla vita; la legge che di regola riduce il prezzo medio al minimo dei mezzi di sussistenza, tali due leggi agiscono sugli operai con la forza irresistibile di una macchina automatica che li schiaccia fra i suoi raggi...
...La produzione capitalistica non può divenir stabile: essa deve o crescere ed estendersi, o morire. Già ora la sola riduzione della parte di leone dell'Inghilterra nel rifornire il mercato mondiale, implica stagnazione, miseria, eccesso qui di capitale, lì di operai disoccupati. Cosa avverrà se l'aumento della produzione annua cessa? È il tallone d'Achille della produzione capitalistica. Per essa è vitale espandersi sempre, ma tale continua espansione ora è impossibile. La produzione capitalistica va in un vicolo cieco...
...E la classe operaia? Se dovette patire tanta miseria sotto l'incredibile espansione del commercio e dell'industria (dal 1848 al 1868), se perfino allora la maggioranza degli operai, nel migliore dei casi, ottenne solo un passeggero miglioramento della sua situazione, mentre solo una piccola minoranza protetta e privilegiata ebbe vantaggi durevoli, che cosa sarà se questo periodo abbagliante sparirà per sempre, se l'opprimente stagnazione odierna, nonché aggravarsi, diverrà lo stato normale e permanente dell'industria inglese?...
...(Ma) Tal immenso campo di miseria non è più la palude stagnante di 6 anni fa. L'East end ha scosso la sua torpida disperazione; è rinato divenendo patria del Nuovo Unionismo, cioè dell'organizzazione della grande massa degli operai unskilled (non qualificati). Tal organizzazione è diversa dalle vecchie unioni di operai skilled (qualificati), pur avendone per certi versi la forma. Le vecchie unioni conservano le tradizioni del tempo in cui furono fondate: considerano il sistema salariale come definitivo... Invece le nuove unioni sono fondate in un tempo in cui la fede nell'eternità del sistema salariale è fortemente scossa. I loro fondatori e protettori erano socialisti per coscienza o per sentimento; le masse affluiteci, e in cui sta la loro forza erano rozze, trascurate dalla aristocrazia operaia. Ma esse hanno un vantaggio immenso: i loro spiriti sono ancora puri, privi dei “rispettabili” pregiudizi borghesi, che offuscano le menti dei meglio messi “vecchi unionisti”...
...Le 1892 United Kingdom general election di alcuni giorni fa hanno reso noto ai due partiti ufficiali (i conservatori e i liberali) che d'ora in poi devono fare i conti con un terzo partito: l'Independent Labour Party [I.L.P.]. Tale partito operaio è in fieri; i suoi elementi sono ancora occupati a elidere i tradizionali pregiudizi d'ogni specie (borghesi, vetero-sindacali, dottrinari socialisti) per potersi ritrovar sul terreno comune a tutti...
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