sabato 1 febbraio 2020

Appalto Ilva - serve lo sciopero dei lavoratori, ma NESSUN fronte comune con i padroni delle ditte

FIM e FIOM, con una lettera al Prefetto, al Sindaco e al Presidente della Regione, “sollecitano la convocazione di un incontro urgente finalizzato all’analisi della gravosa situazione dei lavoratori di diverse aziende dell’indotto Mittal, su tutte Giove S.r.l. ed Enetec che, a seguito della mancata corresponsione della tredicesima e della retribuzione del mese di Dicembre 2019, sono in stato di agitazione”.
“Si precisa – scrivono i sindacati – che, a fronte della problematica suddetta, sono risultati vani i tentativi operati nei confronti delle aziende datoriali al fine di adempiere alle erogazioni retributive. Tale situazione, pertanto, ha determinato uno sciopero dei lavoratori della ditta Giove S.r.l. che dura da 4 giorni. Si ricorda, inoltre, che ad oggi un’azienda dell’appalto Mittal, la Lucale S.r.l., ha avviato le procedure per licenziamento collettivo, stante il perdurare del mancato saldo fatture operato dalla committente”.
“Dal momento che tale situazione ha ormai creato fibrillazioni diffuse e, al fine di evitare che le stesse possano dar luogo a gravi ripercussioni di natura sociale, si invitano le SS.VV. ad una pronta convocazione”.

 A proposito della situazione - articolo di Gianmario Leone:

 Ex Ilva, su indotto fronte comune Confindustria-sindacati



L’obiettivo è fare fronte comune tra Confindustria Taranto e Cgil Cisl e Uil in merito alla problematica dei ritardi nei pagamenti delle aziende dell’indotto da parte del polo siderurgico dell’ex Ilva di Taranto ora ArcelorMittal Italia. Una serie di iniziative congiunte infatti saranno messe in campo per sbloccare l’impasse economico che sta penalizzando imprese e lavoratori del territorio. La decisione arriva al termine di un confronto a Taranto tra le confederazioni sindacali e una rappresentanza degli imprenditori guidati dal presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro. Azioni che saranno individuate a stretto giro e che porteranno al coinvolgimento delle istituzioni, dal Comune di Taranto alla Regione Puglia.
Un tavolo sull’ex Ilva per affrontare le criticità riscontrate in tutti i siti produttivi del territorio nazionale. E’ quello che si è svolto oggi a Roma su richiesta delle associazioni dell’autotrasporto Anita, Confartigianato Trasporti, Fai Conftrasporto-Confcommercio, Cna Fita, Fisi con i rappresentanti di ArcelorMittal.
Confermando la volontà di garantire continuità nei rapporti in questa difficile fase con un fornitore strategico quale l’autotrasporto, Arcelor Mittal si è resa disponibile a proseguire il confronto sui temi più urgenti, come il rispetto dei tempi di pagamento dei servizi e la garanzia di sicurezza e riduzione delle attese alle operazioni di carico e scarico.
I rappresentanti delle associazioni, “apprezzando l’apertura di Arcelor Mittal, auspicano il buon esito dei prossimi confronti per superare le incertezze delle condizioni di lavoro in cui si trovano le proprie imprese“.

Ex Ilva, la mail della Morselli e le trame di Confindustria

Il 20 gennaio l'ad scriveva al presidente di Confindustria Taranto rassicurandolo sui pagamenti e chiedendogli di evitare aizoni di protesta.
Le vicende legate alle ditte dell’indotto dell’ex Ilva segnano una nuova puntata. Tutt’altro che edificante. Ancora una volta, al centro delle tribolazioni, ci sarebbero i ritardi da parte di ArcelorMittal Italia nei pagamenti delle fatture scadute di dicembre. Ballerebbero tra i 30 e i 40 milioni di euro.
Ma prima di analizzare in breve quanto accaduto negli ultimi giorni, c’è un fatto che il Corriere di Taranto è in grado di rivelare e anticipare ai suoi lettori, grazie alle nostre fonti dimostratesi sempre certe e affidabili.
E’ il testo di una mail che l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, ha inviato lunedì 20 gennaio al presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro. Ne riportiamo di seguito il testo integrale: Presidente, Come sa abbiamo proceduto ai pagamenti. Arriveranno nei conti delle aziende nei tempi banca usuali. Vorrei evitare nel futuro queste situazioni che mettono tutti in difficoltà. Da gennaio peraltro è arrivato un altro Direttore Acquisti che so molto sensibile al rapporto con i fornitori e quindi proporremo qualcosa di semplice e regolare. La prego di rassicurare i suoi associati della nostra sensibilità alla questione. Grazie ancora.  Lucia Morselli“.
Evidentemente il presidente Marinaro questa mail non l’hai mai ricevuta. O forse non l’ha mail letta. Difficile saperlo. O forse, come sosteniamo da tantissimi anni oramai, nell’indotto del siderurgico più di qualcuno cerca volutamente di alzare la tensione. Per coprire in questo modo una gestione delle ditte e dei lavoratori, che non è mai stata delle migliori e delle più trasparenti. Tutt’altro.
Casualmente, e tra l’altro come accadde a novembre, tutto questo caos viene sollevato nei momenti di massima tensione tra ArcelorMittal e il governo. Come scrivemmo nei mesi passati, è come se ci fosse dietro tutto questo una regia che inviti alla mobilitazione, alimentando i timori di una fuga improvvisa e immediata di ArcelorMittal. Ma gioverebbe ricordare che la multinazionale in questione non è la struttura commissariale che gestisce un’azienda in amministrazione straordinaria i cui debiti possono confluire in una massa passiva che non sarà mai più restituita.
Certo è che appena lo scorso 17 gennaio, alcune ditte dell’autotrasporto associate a Confindustria Taranto, decisero di effettuare un nuovo presidio all’esterno del siderurgico, per il mancato pagamento delle fatture scadute il 15 gennaio inerenti al mese di dicembre. Iniziativa bocciata da Confindustria Taranto che se ne dissociava ufficialmente. Poi, lo scorso 29 gennaio, la stessa sezione locale annunciava invece che l’indomani, ovvero ieri, si sarebbe autoconvocata all’esterno della palazzina della Direzione ArcelorMittal Italia, a causa della “persistente situazione di impasse riguardante i pagamenti da parte di ArcelorMittal Italia“. E protestando per non essere ricevuti pur non avendo avuto nessuna convocazione ufficiale. Oltre ad essere capitati in una giornata dove la Morselli è stata per ore in call conference con Roma per cercare di venire a capo della trattativa in corso con il governo.
Dunque, ancora una volta poniamo la solita domanda: possibile che la maggior parte degli imprenditori dell’indotto del siderurgico non siano in grado di tenere in regola i conti delle loro aziende, per appena 15-30 giorni di ritardo nei pagamenti delle fatture da parte di ArcelorMittal? Qualcosa non torna.
Inoltre, come sempre, ci sono situazioni molto diverse all’interno del siderurgico tra le varie azienda: alla Giove, che sostiene di vantare un non saldato di 950.000 euro e si occupa di molti lavori del cantiere AIA, i sindacati sono in sciopero da quattro giorni per il mancato stipendio ai lavoratori. Alle Enetec, azienda che gravita sempre nel pianeta Giove, la situazione pare in continua evoluzione (pare che nelle ultime settimane siano stati portati via diversi macchinari). La Iris invece ha appena ottenuto l’appalto per i lavori al reparto Itf sui convertitori e quindi l’aria è più tranquilla.
La Quadrato, azienda del presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro, oramai è fuori dall’indotto del siderurgico, ma pare vanti ancora qualche fattura da parte di ArcelorMittal…
Tra l’altro, fattore tutt’altro che trascurabile, ArcelorMittal Italia è la più grande associata che Confindustria Taranto possa vantare: questa guerra che le si sta facendo oltre ad apparire paradossale, non porterà a nulla di buono. Rumors sostengono infatti che la multinazionale potrebbe non rinnovare l’iscrizione alla sezione di Taranto, spostandosi a Roma: un altro “capolavoro” dei nostri prodi.
Infine, una battuta sulla classe politica. In queste ultime settimane totalmente silente.
Come si ricorderà, durante la nove giorni di novembre, molte ditte dell’indotto e dell’autotrasporto, con la gran parte delle fatture scadute e in scadenza in pagamento da parte multinazionale, effettuarono una durissima serrata all’esterno del siderurgico e furono appoggiate dal sindaco Melucci e dal governatore Emiliano (che minacciarono di entrare in fabbrica con gli imprenditori e spegnere la fabbrica, salvo pochi giorni dopo sedersi sorridenti al tavolo con l’ad Morselli dichiarando di essersi ‘sentiti a casa’). Il tutto si concluse con l’istituzione di un tavolo di confronto tra le parti, di cui non abbiamo avuto più grandi notizie, per monitorare i rapporti tra indotto e azienda.
A dicembre ci fu l’amara sorpresa: ai lavoratori ai quali fu impedito l’accesso sul posto di lavoro dalle ditte stesse, quelle giornata furono scalate dallo stipendio, come giornate di assenza involontaria trasformate in cassa integrazione, in permessi o ferie mai richieste. Senza contare le tante tredicesime che non furono pagate.
I sindacati chiesero un intervento alla Regione Puglia e al Comune di Taranto che avevano appoggiato la protesta degli imprenditori, ma dalle due istituzioni è arrivato soltanto silenzio.
Stesso silenzio che li accomuna a chi oggi protesta per un mese di fatture e che casualmente si ‘dimentica‘ di stigmatizzare i suoi associati nel perseverare in certi comportamenti nei confronti dei lavoratori.

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