Processo Ilva - Anche per l'ex Commissario Bondi - e il direttore dello stabilimento - nessuna condanna per prescrizione! Una vergogna - Chi mette in pericolo la vita delle persone viene assolto, chi lotta contro questi assassini viene processato! La giustizia la devono fare gli operai, prima in fabbrica
Ex Ilva, l’ultima prescrizione: non luogo a procedere per l’ex commissario straordinario Enrico Bondi
Questo è il terzo che la fa franca.
Si tratta di personaggi che sono stati direttamente responsabili di avvelenamento dell'aria, dei terreni, che hanno provocato morti, tumori, malattie di operai, di donne, bambini. E questi luridi assassini non si fanno neanche un giorno di galera!
Fino alla fine del processo Ilva quanti se ne usciranno senza nessuna condanna?!
Ma non è per tutti i processi così.
Mentre il processo Ilva si prolunga con tempi infiniti (e sono già passati 6 anni), con modalità di norme che consentono a ben pagati avvocati di allungare i tempi, di bloccare le udienza con eccezioni, e altro...
Altri processi anche a Taranto sono invece rapidi (per evitare prescrizione). Pensate al processo ai 15 attivisti, di cui 7 lavoratori e lavoratrici dello Slai cobas, per la manifestazione per la venuta di Renzi che aveva fatto 10 decreti salva Ilva. Qui, i tempi sono rapidi, e si rischiano condanne per aver semplicemente manifestato contro un capo del governo che con i suoi decreri attaccava lavoro e salute.
QUESTA SI CHIAMA (IN)GIUSTIZIA DI CLASSE!
L'UNICA GIUSTIZIA E' QUELLA PROLETARIA!
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Ancora una volta, insomma, la tagliola della
prescrizione blocca la valutazione delle accuse formulate dagli
inquirenti tarantini sulle emissioni velenose dello stabilimento
siderurgico
È trascorso troppo tempo per valutare le eventuali responsabilità penali dell’ex commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi, accusato di non aver rispetto gli obblighi imposti dall’Autorizzazione integrata ambientale e le norme del testo unico sull’ambiente nel periodo tra giugno 2013 e giugno 2014. Lo ha stabilito il giudice Loredana Galasso che, accogliendo le richieste della procura e della difesa di Bondi, ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dell’ex commissario
Dichiarata la prescrizione anche per l’ex direttore di stabilimento Antonio Lupoli: per entrambi i pubblici ministeri Remo Epifani, Raffaele Graziano e Mariano Buccoliero avevano contestato le ipotesi di reato di getto pericoloso di cose e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Nel capo di imputazione si legge che avrebbero omesso “nell’esercizio dell’attività produttiva dello stabilimento siderurgico Ilva sottoposto a commissariamento, di adempiere compiutamente alle prescrizioni Aia (rilasciate il 26 ottobre 2012) nonché alle prescrizioni del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria di cui al Dpcm del 14 marzo 2014” e avrebbero determinato “illecitamente lo sversamento di una quantità imponente di emissioni diffuse e fuggitive, nocive in atmosfera, emissioni derivanti dall’area parchi, dall’area cokeria, dall’area agglomerato, dall’area altiforni, dall’area acciaieria, e dall’attività di smaltimento operata nell’area Grf, nonché dalle diverse torce dell’area acciaieria a mezzo delle quali (torce) smaltivano abusivamente una grande quantità di rifiuti gassosi”. Era stato il giudice per le indagini preliminari Vilma Gilli a disporre nuove indagini e successivamente a ordinare l’avvio del processo: la procura, aveva chiesto già due volte l’archiviazione delle accuse.
Una dichiarazione di prescrizione che arriva a poche settimane da quella emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti di Roberto Primerano, l’ex consulente della procura di Taranto condannato a un anno di reclusione in secondo grado per aver falsificato i contenuti di una perizia sulle emissioni di diossina dall’ex Ilva. Anche in quel caso, a causa dell’eccessivo tempo trascorso dai fatti, la V sezione della Suprema corte aveva annullato senza rinvio la condanna emessa il 30 novembre 2017 dalla Corte d’assise d’appello... in primo grado era stato assolto dal concorso in disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari, ma condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per due ipotesi di falso ideologico. Nel processo di appello, la pena era stata ridotta a un anno perché uno dei due episodi di falso era stato dichiarato prescritto. Nell’ultimo grado di giudizio, la Cassazione ha riconosciuto l’intervenuta prescrizione anche per la seconda ipotesi di falso rispetto a una perizia redatta nel 2010 su ordine della procura per accertare se la diossina emessa dall’Ilva avesse effettivamente avvelenato acque, terre e animali.
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