Da una lettera dei genitori dei Tamburi.
"...E’ per noi motivo di grande preoccupazione la disastrosa situazione ambientale nella quale siamo costretti a vivere, noi ed i nostri figli, posto che, come Lei ben sa, i rischi di malattie invalidanti e di morte nella città di Taranto sono percentualmente molto più gravi rispetto al resto della regione” si legge nella lettera. “Questo è il motivo principale che ci spinge a porLe alcuni quesiti. Sui dati gravissimi derivanti dagli accumuli nei deposimetri resi noti in questi giorni. Lei ha dichiarato semplicemente di essere disorientato. Come dovremmo sentirci noi, dottor Stefàno, davanti a questi dati che, a Suo dire, Lei non può impugnare perché risalenti al 2015?”.
“Come genitori dei bambini di Taranto pretendiamo delle risposte e non Le sarà data tregua alcuna fino a che non le otterremo. Troppo del tempo che si sarebbe dovuto usare per il benessere della comunità è stato speso per interessi lontani dalla stessa comunità. Sappia, dottor Stefàno, che i genitori dei bambini di Taranto si sono incontrati e guardati negli occhi, riconoscendovi le stesse paure. Adesso sappiamo di essere in tanti e, giorno dopo giorno, cresciamo di numero. Sappia anche che non verrà più accettato il Suo silenzio perché è diritto di ogni cittadino fare domande ed ottenere risposte da chi amministra la cosa pubblica”.
A scrivere al sindaco è anche l’associazione PeaceLink che chiede a Stefàno di applicare con estrema urgenza l’ultima prescrizione (la n.96) dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata il 26 ottobre 2012, che prevede quanto segue: «Si prescrive all’Ilva su specifica richiesta dei Sindaci dei Comuni di Taranto e di Statte, di garantire alle medesime autorità comunali il ristoro degli oneri derivanti ai comuni dalla pulizia delle aree prospicienti lo stabilimento e di tutte le aree pubbliche dei Tamburi». Tale prescrizione aveva scadenza in data 27 ottobre 2012 ma non è stata attuata: il Sindaco non ha mai richiesto all’Ilva lo svolgimento di questi lavori a spese dell’azienda. L’onere delle spese, infatti, è a totale carico dell’Ilva e non del Comune”.
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