domenica 10 aprile 2016

Con il sit in in centro si è conclusa la settimana di mobilitazione internazionale per l'India - Molto interesse tra i giovani, studenti, operai.

Sabato sera in piazza Maria Immacolata, mostra, volantinaggio, diffusione di materiali, molte discussioni, che hanno portato anche nel centro di Taranto questa importante campagna che si è svolta contemporaneamente in tante città italiane, da Milano, a Bergamo, da Roma a Palermo, a L'Aquila, ma soprattutto in tanti paesi europei e nel mondo. 
Un sit-in per portare l'informazione su questo grande paese di cui qui nella nostra città si parla solo per i "marò" o per gli "affari", come la probabile acquisizione dell'Ilva da parte della multinazionale indiana Mittal; mentre si nasconde la realtà di oppressione, di massacri verso le popolazioni, in particolare adivasi da parte del governo fascista di Modi per conto delle multinazionali, si nasconde l'attacco agli operai, fatto con leggi simili a quelle del jobs act di Renzi, si nasconde la feroce repressione in atto verso studenti, docenti universitari, colpevoli di lottare contro il governo fascista Modi o di stare dalla parte dei comunisti maoisti. Ma si nasconde soprattutto che in India è in atto la più grande guerra di popolo che lo Stato cerca inutilmente di fermare rinchiudendo nelle carceri tantissimi prigionieri e prigioniere politiche, a cui riserva torture, e verso le donne anche stupri e ogni sorta di violenze sessuali.

Questa informazione, portata dallo Slai cobas sc e da proletari comunisti, ha suscitato ieri interesse, solidarietà verso i prigionieri politici, voglia di continuare a sapere, soprattutto da parte dei giovani.



Questo lo si è visto bene anche all'Università di Taranto vecchia, dove due giorni prima è stata anche portata la mostra e materiali sulla repressione verso studenti e professori.
La maggioparte dei giovani era stupita, perchè per la prima volta sentivano cosa accade realmente in India: "Non sapevo - diceva qualcuno - nessuno ce ne parla mai".
Alcuni studenti universitari si sono presi l'appello, che sta raccogliendo tantissime firme di professori e studenti a livello internazionale, per la libertà dei docenti, tra cui il Prof. Saibaba, e degli studenti arrestati in India, per portarlo all'interno dell'università e sottoscriverlo.


Ma l'India è mai come in questo periodo vicina. Padroni indiani e padroni italiani si uniscono per acquistare a "prezzi stracciati" l'Ilva, e operai indiani e operai italiani devono trovare una ragione in più per sentirsi uniti anche a migliaia di Km di distanza.
Per questo un altro momento importante di questa settimana di solidarietà, è stato l'assemblea di martedì 5 aprile nella sede dello Slai cobas, con la presenza di operai Ilva, altri lavoratori e lavoratrici, in cui operai e ambientalisti, è intervenuto Marescotti di Peace Link, hanno discusso di come queste grandi multinazionali come la ArcelorMittal sfruttano e opprimono le popolazioni e gli operai in India e cosa faranno all'Ilva.
La serata è stata preceduta dalla visione di un video che mostra l'opposizione di massa, compresi tantissime donne e bambini, delle popolazioni adivasi che non vogliono essere deportate per i profitti delle multinazionali dell'acciaio, e mostra l'azione infame della polizia ed esercito dello Stato fascista indiano per conto dei padroni, a cui però le popolazioni rispondono con una mobilitazione sempre più forte, prima non violenta ma poi, per forza, anche armata di fronte alla violenza armata dello Stato, che arriva anche a bombardare i villaggi e la popolazione.
Questo video ha suscitato un dibattito, in alcuni momenti anche acceso, con gli ambientalisti, che utilizzavano le prime fasi non violente dell'opposizione delle popolazioni e l'azione di alcuni sindaci indiani anti multinazionali per dire che questa della non violenza sarebbe la strada giusta in India come a Taranto per opporsi all'attacco alla salute, ambiente e lavoro.
Ma la realtà non è questa, è stato detto da compagni di proletari comunisti. In India è in atto da 10 anni una vasta guerra popolare, le cui fila vengono sempre più ingrossate proprio da uomini, donne, di quelle popolazioni adivasi che si vedevano nel filmato. E anche a Taranto, dove purtroppo, dopo i due anni caldi 2012/2013, non c'è neanche un'opposizione non violenta, l'unica strada per far pesare gli interessi alla salute, all'ambiente, al lavoro di operai e abitanti dei quartieri sarebbe quella di bloccare fabbrica e città; strada che invece viene osteggiata proprio da ambientalisti, "liberi e pensanti", "non violenti", che così lasciano che l'unica violenza sia quella dei padroni, del governo e dello Stato.
A questa posizione impotente, che si affida solo ai ricorsi, esposti legali, hanno risposto nell'assemblea alcuni operai dell'Ilva che invece hanno detto che "Bisogna ribellarsi!", "Noi operai dobbiamo ribellarci!"
La conclusione dell'assemblea ha visto nello stesso tempo una comune speranza: c'è bisogno di una grande internazionale, di un collegamento internazionale di tutte le lotte sindacali, politiche, dei diritti umani. 

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