Taranto, falda contaminata da Pcb e piombo nell’area Pasquinelli (Amiu)
Di Alessandra Congedo
4 aprile 2016
TARANTO – E’ contenuto in quindici pagine il verbale della Conferenza di Servizi decisoria convocata lo scorso 16 marzo al ministero dell’Ambiente. Pagine succose e interessanti che toccano Taranto e Statte: Ilva, discarica Italcave, area Pip di Statte, mar Piccolo, Autorità Portuale e anche Amiu. Ed è proprio dell’Amiu e del settimo punto del verbale, pubblicato a pagina 8, che vogliamo occuparci.
Riguarda l’esito della caratterizzazione e l’analisi di rischio sanitaria e
ambientale dell’area Paquinelli, sito dove vengono svolte attività di raccolta, selezione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata. Tali informazioni sono state trasmesse dall’Amiu il 28 gennaio 2016 con nota di protocollo 1029 ed acquisite dal ministero dell’Ambiente l’11 febbraio scorso. Poi, si fa riferimento alla validazione dei risultati dei campioni di terreno, top soil e acque sotterranee relative alla caratterizzazione dell’area Paquinelli, trasmessa da Arpa il 19 novembre 2015 e acquisita dal ministero il 20 novembre 2015.
L’AREA PASQUINELLI – E’ situata a 1 km a nord est dell’Ilva, si estende su un’area di 64.000 mq ed è delimitata a nord dalla proprietà della ditta Bartolini Sud Srl, ad est dalla linea ferroviaria FS Taranto-Martina, a sud dalla Strada provinciale 47 e ad ovest dalla strada consortile del Corsorzio ASI-Taranto.
I RISULTATI DEL PIANO DI CARATTERIZZAZIONE – Per quanto riguarda i terreni, i risultati della caratterizzazione hanno evidenziato valori conformi rispetto alla legge. Le brutte notizie, però, arrivano dalle acque sotterranee dove sono stati evidenziati superamenti di Csc (concentrazione soglia di contaminazione) per il parametro PCB in ben quattro piezometri denominati S7, PZ1, PZ2 e PZ3. Si tratta di indagini di caratterizzazione validate da Arpa Puglia che ha pure evidenziato per il parametro Piombo un superamento dello stesso Csc nelle acque di falda non riscontrato dalla parte (Amiu, ndr).
Ecco cosa hanno evidenziato i risultati dell’analisi di rischio:
per quanto riguarda gli aspetti sanitari il rischio cancerogeno e non cancerogeno di inalazione di vapori indoor e outdoor della falda risulta accettabile;
il rischio cancerogeno e non cancerogeno dovuto all’ingestione di acqua di falda non è accettabile;
per quanto riguarda gli aspetti ambientali il rischio associato a PCB e Piombo risulta non accettabile.
Su tale documentazione è stato già acquisito il parere di Ispra che ha ritenuto condivisibili i risultati dell’analisi di rischio. La Conferenza di Servizi istruttoria del 16 marzo 2016 ha preso atto dei risultati della caratterizzazione e della relativa validazione di Arpa Puglia. Inoltre, ha ritenuto approvabile l’analisi di rischio e ha chiesto alla società (Amiu) di avviare un monitoraggio della falda concordandone con Arpa Puglia le modalità esecutive al fine di verificare il mantenimento nel tempo delle condizioni di assenza di rischi sanitari per i fruitori dell’area.
La Conferenza di Servizi istruttoria ha chiesto, inoltre, alla Provincia di Taranto di dare corso, avvalendosi di Arpa Puglia, alle indagini tecniche e amministrative necessarie per identificare i responsabili della contaminazione riscontrata nelle acque di falda. La Conferenza di Servizi decisoria ha confermato le stesse richieste.
I risultati della caratterizzazione non ci sorprendono. La contaminazione della falda (e di conseguenza del primo seno di mar Piccolo) è nota da tempo. Man mano che si effettueranno indagini in quella zona, lungo la strada che congiunge Taranto a Statte, ne avremo ulteriore conferma. E’ noto da tempo che la presenza di elevate concentrazioni di Pcb è legata essenzialmente all’uso, in anni passati, dei trasformatori contenenti Pcb.
Basti pensare che negli anni Ottanta l’Ilva possedeva ben 2.000 trasformatori di grandi dimensioni che ha dovuto smaltire nel tempo per ottemperare alla normativa che ne imponeva lo smaltimento. Un censimento condotto da Arpa Puglia nel 1992 faceva emergere il possesso da parte del siderurgico di ancora 900 trasformatori. Tra l’altro, la gestione dello smaltimento vedeva coinvolta l’ex Matra (leggi qui). Nel considerare la contaminazione della falda, comunque, vanno considerate diverse sorgenti: dall’area Pip di Statte alla varie discariche presenti in zona, come quella usata dal siderurgico su un terreno poi occupato dalla San Marco Metalmeccanica. Vicenda di cui ci siamo ampiamente occupati insieme al collega Gianmario Leone (all’epoca collaboratore del TarantoOggi). In quell’area, è stata accertata la presenza di una cava colmata, nel periodo tra il 1972 e il 1995, anche da materiale contenente Pcb.
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