domenica 30 settembre 2018

Migliaia di antifascisti in piazza a Bari dicono: le vostre aggressioni non ci fanno paura ma alimentano la lotta antifascista antirazzista antigovernativa anticapitalista

Tanti giovani, tanta unità, rabbia e combattività, ma anche chiarezza nei tanti interventi di denuncia e proposta che si sono susseguiti durante tutto il corteo

I fascisti a Bari non passeranno, le sedi fasciste come quella al quartiere Libertà devono essere chiuse.
Non accettiamo l'antifascismo istituzionale - non vogliamo il Pd di Minniti che ha aperto la strada a Salvini. L'antifascismo si combatte nelle piazze - l'unico antifascismo vero è quello militante e anticapitalista.
La polizia blindava il corteo con poliziotti con i manganelli, ma dov'erano quando c'è stata l'aggressione? Premeditata e coperta in un gioco delle parti chiaro e palese.

Ma il corteo è stato molto di più che una risposta all'aggressione fascista, è stato il primo forte e serio corteo a livello nazionale contro l'infame decreto sicurezza di Salvini e il suo governo con i M5stelle, un decreto che dichiara guerra ai migranti, ma anche contro le lotte e i movimenti, in particolare quelli della casa, i centri sociali, gli spazi sociali.
Come negli anni 70 il capitale, lo stato borghese e i suoi governi scelgono la repressione per imporre i loro interessi e potere e usano oggi la demagogia fascio/razzista e populista per strappare il consenso alle masse. Il corteo ha detto - risponderemo colpo su colpo - a Bari come a livello nazionale.
Una giornata di lotta nazionale è stata proposta, cosi come una mobilitazione permanente per tutta la durata della discussione parlamentare del decreto sicurezza.
Forte è stata la denuncia non solo del razzista Salvini ma anche di Di Maio e movimento 5stelle
per il ruolo svolto di ingannapopolo su NOTAP e NOTAV, su Ilva, come sulle grandi questioni sociali
reddito-pensioni-sanità-scuola, ecc
Così come numerose sono state le compagne che hanno denunciato il sessismo come componente organica di questo governo e che nelle donne trova e troverà sempre più una forte opposizione.

Il culmine del corteo è stato al quartiere Libertà - teatro dell'aggressione, ma anche della penetrazione reazionaria e fascista della lega di Salvini e dei suoi galoppini sul territorio in nome del razzismo antimmigrati e della sicurezza; una sicurezza fondata sulla collusione tra malavita, partiti che assaltano la diligenza del Comune e della Regione, Forze dell'ordine, ecc.
Diversi abitanti affacciati e ai lati del corteo hanno osservato attenti e a volte partecipi questa dimostrazione di forza dell'antifascismo proletario, studentesco, democratico, quello di coloro  mai collusi con i governi precedenti; questo è oggi forza principale dell'opposizione ai governanti attuali, facendosi portavoce dei bisogni reali delle masse popolari.
Qui ha preso la parola una proletaria del quartiere che guidava il cordone iniziale del corteo.
Ella prima di tutto ha respinto l'equazione "popolazione del quartiere - fascisti e razzisti antimmigrati", dicendo chiaro che la larga maggioranza delle masse che vivono nel quartiere sono contro tutti i tipi di fascismo e politiche antipopolari che li fa vivere male, senza lavoro e senza reddito, senza servizi sociali, ecc, quelle dei partiti parlamentari sedicenti 'democratici' come i topi usciti dalle fogne di Casa pound la cui sede non deve essere chiusa da tribunali ma da noi stessi che abitiamo nel quartiere. Ha ricordato a tutti che si chiama quartiere Libertà e quella vogliamo, quella vera, libera da fascismi, partiti corrotti, sfruttamento e povertà.
E' intervenuta, applaudita, una compagna di proletari comunisti della delegazione di Taranto partecipante al corteo, di cui riportiamo il video/intervento.

venerdì 28 settembre 2018

Perchè a Bari sabato contro il Decreto Salvini razzista e classista e le aggressioni fasciste

SABATO 29 SETTEMBRE – MANIFESTAZIONE 

Piazza Libertà (ex piazza Prefettura), ore 17.00

Da Taranto  una delegazione del circolo proletari comunisti  partecipa chi vuole venire a Bari con noi - pulmino - appuntamento alle 15 (puntuale) alla sede Slai cobas via Rintone, 22 TA 

Pubblichiamo un testo da Ex Caserma Liberata che pienamente condividiamo.
Circolo proletari comunisti Taranto

Sotto attacco dell’idiozia.
Dopo la vile aggressione squadrista da parte di noti esponenti di Casa pound al termine del corteo – Bari non si Lega - dello scorso 21 settembre, come collettivo Ex-Caserma Liberata e rete informale “Mai con Salvini Bari” abbiamo rilanciato un percorso di lotta che vedrà nella manifestazione promossa per sabato 29 settembre un importante momento di mobilitazione generale. Sfileremo in corteo ancora una volta per il rione Libertà, per denunciare la campagna razzista portata avanti nella nostra città da partiti come Lega e Casa Pound, per denunciare il carattere razzista e profondamente classista del decreto Salvini (approvato all’unanimità da M5S e Lega in consiglio dei ministri) e per ribadire che la città di Bari rifiuta il razzismo e la violenza fascista.
In questi giorni frenetici, se da un lato abbiamo assistito alle incessanti manifestazioni di solidarietà arrivate da tutto il paese e alla chiara volontà di tutti e tutte di sostenere una mobilitazione antirazzista ed antifascista in città, che sia continua e che penetri in quei quartieri dove sono più forti le contraddizioni, dall’altro continuiamo ad assistere al solito teatrino fatto di cattiva informazione,

Bloccata Città vecchia: chiesto ristoro per ‘Six Underground’. Non siamo un set cinematografico da cui avere solo danni



Una giusta e sacrosanta protesta



Tutto nel giro di un paio d’ore o poco più. Erano in programma le riprese dell’action-movie ‘Six Underground’ e alcuni hanno pensato bene di bloccare via Cariati, in Città vecchia, per chiedere un ristoro economico alla produzione del film.

Info da L'Aquila - Cade questo ulteriore processo persecutorio contro Nadia Lioce - ASSOLTA

Ulteriori informazioni nei prossimi giorni con una testimonianza diretta di una compagna di Taranto del MFPR che ha partecipato oggi al presidio.

Oggi si è tenuta a L’Aquila la quinta udienza del processo contro Nadia Lioce, prigioniera politica rivoluzionaria da 13 anni in regime di 41bis presso la sezione femminile speciale delle Costarelle (AQ).
Le vengono contestate delle battiture (effettuate due volte a settimana al termine di ogni perquisizione, con una bottiglietta di plastica e della durata di mezz’ora l’una) iniziate a marzo del 2015 a seguito della sottrazione di materiale cartaceo, corrispondenza e atti giudiziari. Nadia concluse la sua protesta nel settembre del 2015 quando il materiale le fu parzialmente riconsegnato.
Per quelle battiture lo Stato ha già condannato Nadia in via pregiudiziale: il 6 settembre 2016 le ha prorogato per altri 2 anni il regime di 41 bis, nonostante questo regime detentivo ultrarestrittivo non abbia più fondamento di proseguire, né per lei, né per gli altri prigionieri delle BR-PCC, dato che questa organizzazione è stata smantellata nel 2003.
Per quelle battiture lo Stato ha inflitto a Nadia, in soli 3 mesi, una settantina di provvedimenti disciplinari, condannandola a 2 anni di isolamento totale. Una “vessazione continua”, come fecero osservare i suoi legali alle scorse udienze. Ma allora perché trascinarla in tribunale?
Il pretesto non può essere solo il reato contravvenzionale, con addebito a Nadia Lioce di presunti “danni” provocati da una bottiglietta di plastica vuota sulla porta blindata della cella.
In ballo c’è la dignità, personale e politica di Nadia Lioce, e con essa di tutti i prigionieri che si
ribellano a condizioni di vita inumane e degradanti. In ballo c’è il diritto di parola, di espressione del pensiero, il diritto di denuncia, di manifestazione del dissenso
Al processo vi è stato un combattivo presidio solidale  a cui era presente una rappresentanza delle donne MFPR, anche da Taranto.
Anche nella nostra città da tempo si è sviluppata una campagna di informazione, denuncia e solidarietà con una mozione sottoscritta da numerose donne, cittadini, avvocati e democratici

giovedì 27 settembre 2018

Accordo Ilva e USB - Non chiamatelo più "sindacato di base"...

Avevamo già scritto che l'USB è "più realista del re" nel giudizio sull'accordo Ilva, per cui il suo entusiasmo è superiore anche a quello del governo o dei sindacati confederali.
Una solerzia in difesa dell'accordo che ne fa la quarta gamba del nuovo padrone, apparentemente non spiegabile, se non per mettersi subito in luce verso i nuovi padroni e averne subito riconoscimenti.  
Questo viene confermato anche dal comunicato ufficiale fatto qualche giorno dopo dal nazionale, e per farlo usa anche il metodo di stravolgere i fatti.

Il comunicato inizia dicendo:
"Il larghissimo consenso dei lavoratori all'intesa non può e non deve trarre in inganno. La città è giustamente stanca dei veleni dell'acciaieria e degli altri ecomostri del territorio e ha visto palesarsi nell'accordo sindacale la realtà di una convivenza ancora lunga".
E' falso che vi sia stato a Taranto un "larghissimo consenso dei lavoratori". L'Usb si allinea alla peggiore stampa, nascondendo volutamente la realtà e i dati: ben 4368 non è voluta andare a votare, 392 hanno votato NO e 22 sono state le schede bianche o nulle - quindi circa il 38% si è opposto all'accordo. Ma oltre che fare da megafono a governo, padroni, l'Usb in questo modo alimenta quel luogo comune, a Taranto e non solo, secondo cui i lavoratori dell'Ilva pensano solo al lavoro e al loro tornaconto, contro una città che pensa alla salute; contribuendo ad alimentare una divisione tra operai e masse popolari della città che non ha alcuna base oggettiva. Questo è criminale!

Il comunicato continua: 
"Arcelor Mittal sarebbe subentrata comunque, anche senza accordo sindacale. USB, in totale isolamento, ha posto la questione della nazionalizzazione sin dall'inizio della amministrazione straordinaria. Un passaggio obbligato per qualsivoglia ipotesi di riconversione, chiusura o reale ambientalizzazione. Il movimento ambientalista ha infatti sempre osteggiato questa possibilità..."
E ancora sulla "nazionalizzazione": "La manifestazione nazionale del prossimo 20 ottobre mette esattamente al centro della giornata il tema delle nazionalizzazioni con la consapevolezza che proprio la supremazia del privato ha reso possibile la progressiva liquidazione del sistema di protezione del lavoro e lo stesso modello sociale del nostro paese".
Se "AM sarebbe subentrata comunque", allora la firma dell'Usb non è stata messa neanche come fatto "obbligato", ma per effettiva adesione. La questione della "nazionalizzazione" è stata in tutta la vicenda e nella trattiva una inutile bandierina, tanto per distinguersi, mentre dall'inizio l'Usb ha firmato sempre insieme a Fim, Fiom e Uilm tutti e ogni comunicato, in stretta unità di posizione. Ora, tanto per darsi una giustificazione, cerca di scaricare la colpa sugli altri di una "parola d'ordine" inutile che celava un dato molto concreto e verificato: l'Ilva di Taranto è stata pubblica per circa 39 anni! prima e dopo Riva che è stato per 17 anni; e operai e cittadini, lavoro e salute non sono stati affatto tutelati; per non parlare dei 12 decreti fatti dal 2012 ad oggi da governi tecnici, di centrosinistra, in cui ben 8 operai sono morti e tanta gente si è ammalata ed è morta. 
Ma, chiaramente, il problema non è solo l'esperienza di Taranto, sia pur di importanza nazionale/internazionale - visto che l'Ilva di Taranto è la prima fabbrica siderurgica di Europa - ma della linea che un sindacalismo che si dice ancora di "base" non deve avere, perchè inganna e devia dagli interessi veri, di classe degli operai. In questa società, sistema politico, statale borghese che fa del parlamento, dei governi (tutti) meri comitati d'affari della borghesia, la liquidazione del "sistema di protezione del lavoro...", la fa sia il privato che il pubblico, perchè le leggi di fondo, dell'"utile", del taglio dei costi del lavoro, dei costi per la sicurezza, ambiente, agiscono in entrambi i settori; secondo, il "pubblico" agisce per favorire la privatizzazione, nella logica le perdite sono pubbliche, i profitti sono privati. E' solo il rovesciamento rivoluzionario ad opera del proletariato e delle masse popolari di questo sistema economico e politico che rimette le cose a posto. Nascondere questo, dire che "nazionalizzazione" risolverebbe tutto, è ingannare! E la manifestazione nazionale del 20 ottobre è sbagliata e mistificatrice. 

Il comunicato continua:
"Il passaggio del gruppo Ilva a una multinazionale sancisce pertanto una sconfitta, sebbene temporanea, rispetto alla battaglia di USB per un nuovo intervento pubblico in un settore strategico dell'economia nazionale. Un altro pezzo del patrimonio industriale viene ceduto a un'impresa straniera...".
Quindi, per l'Usb la vera "sconfitta" è che il patrimonio industriale della "nostra Italia" sia stata ceduto ad una multinazionale straniera. Ma questo si chiama "socialsciovisnismo"! Per la classe operaia i padroni, siano essi italiani, siano indiani, sono tutti sfruttatori; i lavoratori non hanno da scegliere il "loro" padrone, ma hanno da lottare contro tutti i padroni e gli Stati imperialisti; perchè la loro nazione è solo quella socialista. Gli operai che parlano come l'Usb, come Bellavita, Rizzo e company esprimono l'aristocrazia operaia che spera di avere vantaggi dai "propri" padroni, dal proprio imperialismo. 
E, per tornare alla manifestazione del 20 ottobre citata nel comunicato, anch'essa è oggettivamente socialsciovinista.


Ma il comunicato nel suo giudizio sull'accordo Ilva va oltre: 
"In una fase come questa segnata da un processo di spoliazione di diritti e salario - scrive l'Usb -  fondato sul modello derogatorio del Testo Unico del 10 gennaio 2014 che sembra non trovare, e non ha, un punto di fine, l'accordo Ilva è un indiscutibile fatto positivo. I tanti detrattori dell'accordo, spesso poco informati e poco istruiti o semplicemente strumentali, anziché valutarne la portata nella storia delle relazioni sindacali e sullo stesso sistema contrattuale, preferiscono minimizzarne il valore o addirittura archiviarlo tra gli accordi truffa.
Ilva, sul terreno strettamente sindacale, ha rappresentato una vertenza esemplare che andrebbe presa a riferimento per due ragioni di fondo".
Se non fosse tragico sarebbe da ridere: "spoliazione di diritti e salario fondato sul modello derogatorio del Testo Unico del 10 gennaio 2014"? Ma questo Testo Unico è stato firmato dall'Usb! Proprio per partecipare ai Tavoli in cui avvengono quelle spoliazioni!
Ma, come dicevamo, sull'Ilva l'Usb va oltre. L'accordo del 6 settembre diventa storico; la vertenza (lungo iter defaticante) diventa "esemplare", tanto che dovrebbe essere presa a riferimento...
Neanche i sindacati confederali osano tanto...

E sulle "due ragioni di fondo" il comunicato dell'Usb continua: 
"La prima è che la vertenza non è stata sostenuta e alimentata da una lotta adeguata dei lavoratori dei diversi stabilimenti. Gli scioperi (pochi purtroppo), che pure ci sono stati, sono stati un fatto episodico, più che il segno di un conflitto reale a sostegno della vertenza. Ciò significa che la determinazione e la soggettività della delegazione sindacale sono stati elementi decisivi per la conquista dell'accordo".
Della serie: gli operai hanno lottato poco (e, di grazia, di chi è principalmente la responsabilità se non dei sindacati che dopo il 9 ottobre 2017 non hanno neanche tentato uno sciopero, una fermata, ecc.?; per non parlare proprio dell'Usb che prima che entrasse nelle Rsu dichiarava e faceva scioperi ad "oltranza" quasi ogni mese, su problemi importanti o piccoli, poi da quando ha potuto partecipare ai Tavoli si è subito allineata all'andazzo dei confederali). Ma per l'Usb, gli operai sono stati negativi, invece la delegazione sindacale è stata brava! Il merito è della determinazione della delegazione sindacale. Bravi! Prendetevelo tutto questo (de)merito.

Infine, la seconda ragione che indica l'Usb diventa un esplicito elogio a Di Maio, vergognoso e falso.
Nel comunicato scrive:
"In secondo luogo occorre considerare che in questo lungo anno di trattative abbiamo dovuto lottare con l'intransigenza di Arcelor Mittal ma soprattutto con un contratto di vendita firmato dall'ex ministro Calenda e dalla multinazionale dell'acciaio che definiva dettagliatamente le condizioni economiche, ambientali, contrattuali ed occupazionali della cessione. L'accordo riscrive quel contratto sul terreno ambientale, contrattuale e occupazionale. Chiunque può cercare sul sito del ministero dello sviluppo economico la famosa proposta ultimativa di Calenda e apprezzarne le differenze con l'intesa raggiunta".
E' tutto falso! L'accordo del 6 dicembre, compreso l'Addendum ambientale, è una quasi fotocopia del piano Calenda; unica variante i numeri dell'assunzione presso ArcelorMittal (ma gli esuberi/licenziamenti restano eccome, la violazione dell'art. 2012 sta tutta, come la riduzione del salario, l'annullamento dei crediti retributivi, ecc. ecc. - Su questo leggete l'analisi punto per punto dell'accordo dello Slai cobas per il sindacato di classe). Questa posizione per cui ora l'accordo sarebbe tutt'altro di quello proposto dal governo precedente, serve solo per fare una sviolinata all'ingannapopolo Di Maio, che prima dell'elezioni ha detto una cosa e poi fa esattamente l'opposto, e soprattutto per giustificare la loro firma.
La firma dell'accordo Ilva mostra in realtà come questo sindacato, ora sostenitore del governo fascio-populista, non può più essere considerato sindacato di "base" e va attaccato e smascherato verso i lavoratori. 

Su un punto siamo, però, d'accordo con l'Usb: E' vero questa vertenza Ilva, per la sua importanza, va presa ad esempio, MA DELLA NATURA SERVILE DELL'USB.

Che gli operai Ilva iscritti all'Usb aprano gli occhi!

A Bari sabato Contro il Decreto Salvini razzista e classista - Da Taranto una delegazione di proletari comunisti - Per chi vuole venire a Bari con noi, appuntamento alle 15 (puntuale) alla sede Slai cobas via Rintone, 22 TA

Contro il Decreto Salvini razzista e classista
Alle aggressioni fasciste rispondiamo: 
BARI NON HA PAURA!

SABATO 29 SETTEMBRE MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA 
Piazza Prefettura, ore 17.00 

GIOVEDI' ROSSI - GLI SCRITTI STORICI DI MARX -"LE LOTTE DI CLASSE IN FRANCIA" - 2° parte

Qui Marx spiega come il proletariato, gli operai si trovano nella storia della lotta di classe a divenire il soggetto principale di una rivoluzione (borghese), di cui è protagonista ma che non gli appartiene.
Questo testo mostra la necessità, tutt'oggi, del proletariato, per non essere utilizzato al servizio di interessi di potere delle classi borghesi, di costruire la sua autonomia da tutte le altre classi, attraverso la sua organizzazione, programma e lotta indipendente. 

La prima parte del testo riguarda gli avvenimenti che vanno dal febbraio a giugno ‘48 – il sottotitolo di Marx è “La disfatta del giugno 48” - egli racconta, descrive come il potere borghese fosse nelle mani essenzialmente di una frazione di essa, l’aristocrazia finanziaria ("D'ora innanzi regneranno i banchieri" diceva il banchiere liberale Laffitte), per cui il "disavanzo dello Stato era... il vero e proprio oggetto della sua speculazione e la fonte principale del suo arricchimento". 

In questa situazione la principale opposizione in seno al potere borghese era la borghesia industriale, e tutte le altre classi e i loro esponenti non potevano che muoversi dentro questa dinamica principale del contrasto di classe.
Marx dice che quando si sviluppò questo contrasto, "la piccola borghesia in tutte le sue gradazioni e ugualmente la classe dei contadini erano del tutto escluse dal potere politico". Vale a dire, essi facevano parte dell’opposizione ufficiale, ne erano i rappresentanti, ma non ne erano i gestori. Queste classi diverranno protagoniste della lotta per il potere politico solo quando saranno spinte dal proletariato, ma una volta che questa spinta del proletariato si esercita, essi non potranno che essere

AMIANTO/ILVA - Il 9 ottobre comincia l'udienza preliminare

(da Corriere di Taranto) - E' stata fissata per il 9 ottobre prossimo l’udienza preliminare a carico di 12 persone tra ex direttori dell’Italsider prima e dell’Ilva poi, di tre capi reparto del Siderurgico e di due medici che rispondono a vario titolo di cooperazione in omicidio colposo, lesioni colpose gravissime e inosservanza delle norme sull’igiene del lavoro. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal sostituto procuratore Giorgia Villa, si inquadra nell’inchiesta sulla morte di tre operai che lavorarono a contatto con l’amianto e sul caso di un quarto lavoratore che si è ammalato di asbestosi. L’Ona (Osservatorio nazionale sull’amianto) ha annunciato che si costituirà parte civile.
«Le vittime – sostiene l’Ona – hanno lavorato nello stabilimento siderurgico più grande d’Europa per oltre 20 anni senza mai ricevere alcuna protezione e senza essere mai stati informati sul rischio amianto». I dodici indagati sono Giambattista Spallanzani, direttore dell’Italsider tra il 1973 e il 1978, Sergio Noce, direttore tra il 1978 e il 1982, Attilio Angelini, direttore tra il 1984 e il 1987, Francesco Chindemi, direttore tra il 1989 e il 1993, Nicola Muni, direttore tra il 1993 e il 1995, Ettore Salvatore, direttore tra il 1995 e il 1996, Luigi Capogrosso, direttore tra il 1996 e il 2012; i tre capi reparto Pietro Loforese, Elio Buono ed Emanuele Imperiale e i medici Giancarlo Negri e Luciano Greco. L’Ona rivolge un appello al ministro Luigi Di Maio perché «provveda e/o disponga la bonifica dell’amianto ancora presente in Ilva, e perché tuteli i lavoratori esposti ad amianto».

mercoledì 26 settembre 2018

Ilva Taranto - Doppio Inganno: per l'Amministrazione straordinaria solo 40 lavoratori possono restare, gli altri - 2.586 - o se ne vanno con l'incentivo o non c'è niente?

Oggi alle 12 all'Ilva di Taranto parte il confronto tra le organizzazioni sindacali e l’Ilva in Aamministrazione Straordinaria sulla gestione degli esuberi in base all’accordo sottoscritto con ArcelorMittal il 6 settembre scorso al MiSe.

Ma il confronto parte dai licenziamenti, non dalleassunzioni. E questo è già tutto dire...
L’intestazione della lettera inviata ieri ai sindacati ed istituzioni locali dal responsabile delle risorse umane del gruppo, Claudio Picucci, è emblematica e allarmante: «Avvio procedura licenziamento collettivo» ex legge 223".

LICENZIAMENTO! E che questa formula "licenziamento collettivo" non sia solo una dicitura tecnico-legale, ma una prospettiva reale, si capisce dal seguito della lettera che ad un certo punto scrive: "l’organico dello Stabilimento, necessario per le attività ancora in carico ad Ilva Spa in A.S. ed all’esito del passaggio in forza alla Società affittuaria dei destinatari della relativa proposta occupazione, sarà così rideterminato a valle del completamento del programma di assunzioni della Società affittuaria: n. 40 lavoratori complessivi...
E poi prosegue: "L'ILVA in esecuzione dell’Accordo sindacale ministeriale del 6 settembre, intende offrire, nell’ambito dell’arco temporale ed alle “Condizioni previste nell’Allegato 5 del citato Accordo”, l’incentivazione all’esodo al personale che, nei “limiti degli esuberi dichiarati, non abbia nelle more formalizzato una ricollocazione lavorativa. Alla luce della finalità perseguita, l’esubero strutturale dichiarato è pari “a n. 2586 dipendenti”.

Quindi, l'unica proposta per i 2586 lavoratori non assunti da ArcelorMittal è l'incentivo! Chi non l'accetta va fuori, e basta? 

Sta di fatto che in questa lettera non si parla neanche di applicare quanto dice l''Accordo del 6 settembre, che diceva: a pag.7 - "1. Le società ILVA manterranno l'integrale ed eslusiva titolarità e responsabilità in relazione ai rapporti di lavoro di tutti i lavoratori che non abbiano perfezionato un nuovo contratto di lavoro con AM InvestCo e/o le Affiliate"..,.
e a pag. 8 - "per quanto riguarda gli Altri Lavoratori che non abbiano ricevuto una proposta di assunzione presso le Afficliate e siano rimasti alle dipendenze della Società ILVA:
i. i medesimi potranno esere impiegati nelle attività esecutive e di vigilanza funzionari all'attuazione del piano di tutela ambientale e sanitaria... non chè di ulteriori interventi di bonifica, decontaminazione e risanamento ambientale ovvero in attività di sostegno assistenziale e sociale alle comunità che i Commissari Starordinari potranno individuare e realizzare, anche mediante attività formative, allo scopo di favorirne il reinserimento nell'ambito del ciclo produttivo;
ii. ove non impiegati nelle attività anzidette o nelle altre attività funzionali al perseguimento degli obiettivi del Gruppo ILVA in AS, potranno continuare a beneficiare della CIGS...
E POI, SEMPRE L'ACCORDO SCRIVEVA NELLA STESSA PAGINA:
Clausola di salvaguardia Occupazionale
Qualora - al momento dell'emissione del decreto di cessazionbe dell'esercizio dell'impresa delle Società ILVA - vi fossero ancora dei lavoratori alle dipendenze della Società ILVA, AM InvestCo formulerà... una proposta di assunzione...".

Perchè di queste alternative - indicate nell'Accordo sotto il titolo "Opportunità e misure per gli altri lavoratori - Impegni delle Società Ilva" - nella lettera non si parla?
D'altra parte teniamo conto quanto ieri riportato da tutti i giornali della fine della Cigs per 140mila lavoratori, per effetto del Jobs Act.
 
L'APPLICAZIONE DI QUEST'ACCORDO RISCHIA, QUINDI, DI ESSERE PEGGIORE DELL'ACCORDO STESSO.

Lo Slai cobas sc ribadisce che contrasterà in ogni modo questo accordo, lo impugnerà sia in generale che in particolare. 
Ma chiamiamo gli operai ad aprire bene gli occhi, e a chi si è già opposto all'accordo nel referendum a continuare a farlo, mettendosi in contatto con lo Slai cobas sc: slaicobasta@gmail.com - 3475301704.


STRALCI DALLA LETTERA DELL'ILVA AS (Dal Corriere di Taranto)

Avvio procedura di licenziamento collettivo e incentivo all’esodo
Avviata la procedura di consultazione sindacale (prevista dal combinato disposto dell‘art. 47

La politica salviniana comincia ad applicarsi anche a Taranto. Il suo rappresentante è l'Ass. Cataldino, il difensore della "gente per bene", dei commercianti

Questi furgoni "abusivi" stavano da anni, utilizzati da giovani o da gente che non può permettersi i prezzi dei "begli" esercizi posti sul lato di fronte nel lungomare. A chi davano fastidio? Se non appunto alle tasche dei commercianti "per bene"?

(dal Corriere di Taranto) - La Polizia Municipale di Taranto in coordinamento con la Polizia di Stato ha posto fine con un intervento congiunto alla presenza abusiva di furgoni di vendita alimentare sul lungomare. Lo recita una nota municipale.
“Erano una quotidiana ferita inferta al decoro urbano, agli esercizi commerciali e a chi considera la bellezza del nostro lungomare un patrimonio da tutelare. Un’azione determinata – commenta l’assessore Cataldino richiesta da tempo e da tanti cittadini perbene di Taranto. Voglio esprimere il mio apprezzamento per il lavoro svolto da ufficiali e agenti che, superando le forti resistenze, hanno provveduto al sequestro dei mezzi. Nei giorni scorsi nella stessa via erano state sequestrate bici risciò prive di autorizzazioni e rimessaggio. Il commercio ambulante ha regole ben precise che vanno rispettate e inoltre, con ordinanza apposita, fu espressamente vietata l’autorizzazione a questo tipo di attività in molte vie importanti della città compreso il lungomare. Taranto chiede a gran voce il ripristino della legalità e l’amministrazione Melucci, con il concreto impegno di tanti dipendenti comunali, muove in questa direzione. Le situazioni di abusivismo e di illegalità diffusa che altro non è che mancanza di rispetto verso chi rispetta le norme, verranno contrastate sempre più. Tornando a ringraziare le donne e gli uomini della Polizia Locale che, nonostante il numero esiguo si sforzano di dare il massimo contributo possibile a questa azione, voglio sottolineare il proficuo lavoro interforze ottenuto grazie alla disponibilità della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza. Ribadisco che, un passo alla volta, riporteremo Taranto ad una condizione di normalità”.

martedì 25 settembre 2018

Ilva - Radio Onda Rossa di Roma intervista una compagna dello Slai cobas di Taranto sull'Addendum ambientale

Per sentire l'intervista clicca qui:

https://archive.org/download/ror-180921_1102-1123-/ror-180921_1102-1123-.ogg
 
Ascolta lo streaming di Radio Onda Rossa !Ascolta lo Straming di ROR !Ascolta lo stream MP3

Di Maio all'Ilva di Genova continua con le sue sparate da "guappo demagogico"

In realtà anche a Cornigliano una parte di operai non sarà assunta da ArcelorMittal e vi saranno operai di serie A e di serie B - Allora anche Di Maio è un "assassino politico"...

Di Maio: "All'Ilva nessuno perderà il posto di lavoro"

Il vicepremier è arrivato a Cornigliano per partecipare al tavolo sull'intesa che tutela i lavoratori siderurgici di Cornigliano

"All'Ilva di Genova nessuno perderà il posto di lavoro come è stato stabilito il 6 settembre nell'accordo di Roma". Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico, il vicepremier Luigi Di Maio, dopo l'incontro con i sindacati, gli enti locali e i vertici dell'azienda a Genova.
E si è scagliato contro il Jobs act. "Dannato il giorno _ ha detto _ in cui venne fatto il jobs act. Chi lo ha fatto non deve essere chiamato statista ma assassino politico".

E' ripartita così allo stabilimento Ilva di Genova Cornigliano la trattativa sull'accordo di programma che interessa i 1.474 lavoratori dello stabilimento. Al Tavolo era presente il ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio e i rappresentanti degli enti locali, il presidente della Regione Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci. L'accordo di programma è stato siglato nel 2005.
Prevede che a fronte della chiusura degli impianti a caldo vengano mantenuti livelli occupazionali e di reddito. Due punti sui quali i sindacati non intendono deflettere. Se verrà rispettato l'accordo di programma tutti i 1.474 dipendenti di Genova Cornigliano saranno assunti. Una parte da ArcelorMittal e una parte dalle società municipalizzate e a partecipazione pubblica che subentreranno nelle aree demaniali alle quali Arcelor Mittal potrebbe rinunciare.

lunedì 24 settembre 2018

140.000 LAVORATORI RISCHIANO LA FINE DELLA CIGS E DEL POSTO DI LAVORO - Al 2° posto per numeri di lavoratori c'è la Puglia e tanti anche a Taranto

140mila lavoratori da oggi possono restare senza ammortizzatori sociali e rischiano il licenziamento. Infatti, per migliaia di lavoratori di ogni settore produttivo, soprattutto metalmeccanici, iniziano a scadere i 36 mesi di cassa integrazione e i contratti di solidarietà a disposizione nel quinquennio (come previsto dal Jobs act). 
Ai padroni, invece è stato permesso, e si continua a permettere, di procedere a delocalizzazioni, chiusure di stabilimenti, tagli di posti di lavoro, per salvaguardare i loro profitti, che hanno fatto sulla pelle di questi stessi operai. 

Di Maio visitando la scorsa settimana lo stabilimento della Bekaert, aveva annunciato che col «decreto urgenze» sarebbe stata ripristinata la cassa integrazione straordinaria per cessazione. Dopo l’ok arrivato il 13 settembre da parte del Consiglio dei ministri questo provvedimento però è sparito.
"I metalmeccanici per oggi hanno promosso una giornata di mobilitazione e di scioperi ed hanno programmato un presidio a Roma davanti al ministero dello Sviluppo. Al governo avanzano una richiesta precisa, la stessa fatta al precedente governo: prolungare di almeno 12 mesi la cassa integrazione in scadenza in modo tale da poter completare i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale in corso e le iniziative di reindustrializzazione". 

I numeri della crisi  
Secondo le stime di Fiom, Fim e Uilm sono circa 140mila i metalmeccanici coinvolti da situazioni di crisi in comparti che vanno dalla siderurgia agli elettrodomestici, dall’elettronica all’automotive, dall’itc alle telecomunicazioni, con 80 mila lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Per metà sono concentrati nelle regioni del Nord, con punte di 16mila unità in Lombardia, 9.900 in Liguria, 9.800 in Piemonte e 5.900 in Veneto e un’ampia diffusione anche al Sud (14.700 in Puglia, 9.000 in Campania e 8.200 in Basilicata). Al Mise sono 144 i tavoli di crisi aziendali ancora aperti, mentre sono 31 le aziende che hanno cessato l’attività per delocalizzare le loro attività all’estero mettendo a rischio altri 30mila posti di lavoro. In tutto i i gruppi di imprese interessati da procedure di amministrazione straordinaria sono invece 147. 

Si dice che per risolvere il problema servirebbero 3 miliardi, ma si aggiunge "Cifra che di questi tempi il governo farebbe molta difficoltà reperire". 

NO ai licenziamenti a Teleperformance - NO al decreto dignità che attacca i lavoratori e favorisce i padroni

"Esistono già una sessantina di casi di lavoratori in scadenza che stanno per essere sostituiti da altro personale appena sfornato dai corsi di formazione di Teleperformance: un circolo vizioso che ammazza professionalità, esperienza e storie personali, consentito da una legge che proprio la ‘dignità’ non restituisce a lavoratori con contratti a tempo determinato”. Così Daniele Simon, segretario del NIDIL CGIL di Taranto.
“Oltre la metà dei contratti italiani – sottolinea ancora il referente del NIDIL locale – è in questa condizione e ci attendiamo pertanto che impresa ma anche il Governo facciano la loro parte interrompendo subito questa carneficina”.
Come si ricorderà con il decreto dignità viene introdotto il rinnovo con causale e la riduzione delle proroghe possibili per il rinnovo contrattuale per i lavoratori in somministrazione (da 5 a 4) nell’arco complessivo di 24 mesi.".

MASSIMA SOLIDARIETA' DALLO SLAI COBAS per il sindacato di classe ai lavoratori e alle lavoratrici di Teleperformance Taranto. 

Come abbiamo detto fin dall'inizio il "Decreto dignità" non difende affatto i lavoratori dagli abusi e dalla super precarietà delle aziende, favorita dai governi precedenti. 
Gli effetti sono ancora una volta solo contro gli stessi lavoratori che passano dalla "padella alla brace": da una serie di contrattI a termine, brutti a NIENTE LAVORO! E non passano certo da

domenica 23 settembre 2018

Massima solidarietà contro l'aggressione fascista a Bari - Piena disponibilità a una manifestazione regionale - iniziativa antifascista e antirazzista a Taranto nella prima settimana di ottobre

Bari - l'aggressione squadrista non spegne ma alimenta l'antifascismo di massa e militante

Lunedì 24 settembre, ore 18:00 in Ex-Caserma Liberata – Assemblea politica aperta a tutte le realtà cittadine promotrici del corteo del 21 e di tutte e tutti coloro che intendono contribuire alla discussione sulle forme della mobilitazione

Martedì 25 settembre, ore 18:30 in piazza Prefettura – Bari contro la violenza fascista – Assemblea pubblica per la costruzione di una mobilitazione generale che ribadisca che Bari non ha paura.



È chiaro chi abbiamo al governo?
In questa foto il Ministro degli Interni Salvini nel 2015 all’allegra tavolata è con i fascisti di Casapound, con picchiatori, razzisti, sessisti, omofobi, “impresentabili” per comprovati rapporti con la criminalità organizzata. E sembra perfettamente a suo agio.
“È evidente che fra noi e la Lega c’è una continuità”, diceva il segretario nazionale di Casapound solo qualche settimana fa. 
«Se sembra un fascista, si muove come un fascista e starnazza come un fascista, allora probabilmente è un fascista.»

sabato 22 settembre 2018

Coordinamento nazionale a Taranto dello Slai Cobas per il sindacato di classe - 13 ottobre ore 9/18

All'Ordine del giorno:

- l'accordo ILVA e l'opposizione a livello di fabbrica, città e a livello nazionale
  • - l'ignobile sostegno della USB all'accordo DIMAIO/MITTAL/SINDACATI CONFEDERALI - la linea confusa e inconsistente di Liberi e pensanti/Cub e dell'ambientalismo antioperaio
  • - la Fiat del dopo Marchionne e la battaglia per il sindacalismo di classe e la guerra di classe nelle fabbriche FCA
       
  • - contro il decreto dignità per il lavoro stabile e sicuro e il salario garantito a precari e disoccupati – le lotte in corso a Taranto e Palermo
  • - contro le morti sul lavoro e da lavoro – maxi processo Ilva e rilancio rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio
  • - contro il razzismo e il fascismo per l'organizzazione di massa dei migranti per l'accoglienza e il diritto di asilo

- L'esperienza, la forza e i limiti della lotta degli operai della logistica –
un caso esemplare

- Lo sciopero delle donne lavoratrici – l'attuale fase e la prospettiva
- Il sindacato di classe e l'unità internazionale dei lavoratori
- Materiali per la formazione operaia

La riunione è aperta

info slaicobasta@gmail.com - 347-5301704
settembre 2018

LE OPERAIE DELLA MONTELLO (BG) COME LE OPERAIE E OPERAI DELL'EX PASQUINELLI DI TARANTO

(Dal MFPR di Milano)

In occasione della seconda udienza per veder riconosciuto il pagamento delle ore effettivamente lavorate abbiamo portato alle operaie della Montello la solidarietà e il sostegno del MFPR e di lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta per difendere diritti e/o per conquistarli.
Abbiamo, durante il presidio davanti al Tribunale di Bergamo, raccolto dalla viva e vivace voce delle operaie le ragioni della loro lotta realizzando una piccola inchiesta.
In particolare ci hanno detto che hanno iniziato la lotta vincendo la paura perché non volevano più accettare di essere considerate schiave. 
Si tratta di un lavoro brutto, sporco perché sui nastri trasportatori passa di tutto: materiali pericolosi, siringhe. In fondo al nastro c’è una postazione con acido per materiali da lavoro. Il lavoro ai nastri trasportatori è molto pesante. Le giovani all’inizio tendono a lavorare molto anche facendo gli straordinari, ma, a lungo andare, si risente molto la fatica soprattutto alla schiena. Gli ausili consistono nella maschera - difficile, però, da tenere per tempi così lunghi -, guanti, occhiali, le scarpe in dotazione risultano scomode per cui ci si stanca di più. A fine giornata ti ritrovi con i piedi gonfi. L’abbigliamento in dotazione consiste in un pantalone estivo, uno invernale, tre magliette e la felpa: insufficiente per avere il tempo di lavare frequentemente i vestiti e averli pronti alla ripresa del lavoro, per cui si ricorre alle magliette personali. 
Le pause sono due di 15 minuti ciascuna: il tempo di togliersi i manicotti e poi bisogna scendere giù per i bagni - che sono in condizioni pessime - e per la mensa - non adeguata. E già sono passati 5 minuti. Quindi, le pause di 15 minuti, non bastano! Tante hanno problemi dopo aver mangiato in fretta. 
Inoltre anche se ci sono i filtri l’acqua non è potabile e non ha un buon odore. Pertanto in tante non