giovedì 27 settembre 2018

Accordo Ilva e USB - Non chiamatelo più "sindacato di base"...

Avevamo già scritto che l'USB è "più realista del re" nel giudizio sull'accordo Ilva, per cui il suo entusiasmo è superiore anche a quello del governo o dei sindacati confederali.
Una solerzia in difesa dell'accordo che ne fa la quarta gamba del nuovo padrone, apparentemente non spiegabile, se non per mettersi subito in luce verso i nuovi padroni e averne subito riconoscimenti.  
Questo viene confermato anche dal comunicato ufficiale fatto qualche giorno dopo dal nazionale, e per farlo usa anche il metodo di stravolgere i fatti.

Il comunicato inizia dicendo:
"Il larghissimo consenso dei lavoratori all'intesa non può e non deve trarre in inganno. La città è giustamente stanca dei veleni dell'acciaieria e degli altri ecomostri del territorio e ha visto palesarsi nell'accordo sindacale la realtà di una convivenza ancora lunga".
E' falso che vi sia stato a Taranto un "larghissimo consenso dei lavoratori". L'Usb si allinea alla peggiore stampa, nascondendo volutamente la realtà e i dati: ben 4368 non è voluta andare a votare, 392 hanno votato NO e 22 sono state le schede bianche o nulle - quindi circa il 38% si è opposto all'accordo. Ma oltre che fare da megafono a governo, padroni, l'Usb in questo modo alimenta quel luogo comune, a Taranto e non solo, secondo cui i lavoratori dell'Ilva pensano solo al lavoro e al loro tornaconto, contro una città che pensa alla salute; contribuendo ad alimentare una divisione tra operai e masse popolari della città che non ha alcuna base oggettiva. Questo è criminale!

Il comunicato continua: 
"Arcelor Mittal sarebbe subentrata comunque, anche senza accordo sindacale. USB, in totale isolamento, ha posto la questione della nazionalizzazione sin dall'inizio della amministrazione straordinaria. Un passaggio obbligato per qualsivoglia ipotesi di riconversione, chiusura o reale ambientalizzazione. Il movimento ambientalista ha infatti sempre osteggiato questa possibilità..."
E ancora sulla "nazionalizzazione": "La manifestazione nazionale del prossimo 20 ottobre mette esattamente al centro della giornata il tema delle nazionalizzazioni con la consapevolezza che proprio la supremazia del privato ha reso possibile la progressiva liquidazione del sistema di protezione del lavoro e lo stesso modello sociale del nostro paese".
Se "AM sarebbe subentrata comunque", allora la firma dell'Usb non è stata messa neanche come fatto "obbligato", ma per effettiva adesione. La questione della "nazionalizzazione" è stata in tutta la vicenda e nella trattiva una inutile bandierina, tanto per distinguersi, mentre dall'inizio l'Usb ha firmato sempre insieme a Fim, Fiom e Uilm tutti e ogni comunicato, in stretta unità di posizione. Ora, tanto per darsi una giustificazione, cerca di scaricare la colpa sugli altri di una "parola d'ordine" inutile che celava un dato molto concreto e verificato: l'Ilva di Taranto è stata pubblica per circa 39 anni! prima e dopo Riva che è stato per 17 anni; e operai e cittadini, lavoro e salute non sono stati affatto tutelati; per non parlare dei 12 decreti fatti dal 2012 ad oggi da governi tecnici, di centrosinistra, in cui ben 8 operai sono morti e tanta gente si è ammalata ed è morta. 
Ma, chiaramente, il problema non è solo l'esperienza di Taranto, sia pur di importanza nazionale/internazionale - visto che l'Ilva di Taranto è la prima fabbrica siderurgica di Europa - ma della linea che un sindacalismo che si dice ancora di "base" non deve avere, perchè inganna e devia dagli interessi veri, di classe degli operai. In questa società, sistema politico, statale borghese che fa del parlamento, dei governi (tutti) meri comitati d'affari della borghesia, la liquidazione del "sistema di protezione del lavoro...", la fa sia il privato che il pubblico, perchè le leggi di fondo, dell'"utile", del taglio dei costi del lavoro, dei costi per la sicurezza, ambiente, agiscono in entrambi i settori; secondo, il "pubblico" agisce per favorire la privatizzazione, nella logica le perdite sono pubbliche, i profitti sono privati. E' solo il rovesciamento rivoluzionario ad opera del proletariato e delle masse popolari di questo sistema economico e politico che rimette le cose a posto. Nascondere questo, dire che "nazionalizzazione" risolverebbe tutto, è ingannare! E la manifestazione nazionale del 20 ottobre è sbagliata e mistificatrice. 

Il comunicato continua:
"Il passaggio del gruppo Ilva a una multinazionale sancisce pertanto una sconfitta, sebbene temporanea, rispetto alla battaglia di USB per un nuovo intervento pubblico in un settore strategico dell'economia nazionale. Un altro pezzo del patrimonio industriale viene ceduto a un'impresa straniera...".
Quindi, per l'Usb la vera "sconfitta" è che il patrimonio industriale della "nostra Italia" sia stata ceduto ad una multinazionale straniera. Ma questo si chiama "socialsciovisnismo"! Per la classe operaia i padroni, siano essi italiani, siano indiani, sono tutti sfruttatori; i lavoratori non hanno da scegliere il "loro" padrone, ma hanno da lottare contro tutti i padroni e gli Stati imperialisti; perchè la loro nazione è solo quella socialista. Gli operai che parlano come l'Usb, come Bellavita, Rizzo e company esprimono l'aristocrazia operaia che spera di avere vantaggi dai "propri" padroni, dal proprio imperialismo. 
E, per tornare alla manifestazione del 20 ottobre citata nel comunicato, anch'essa è oggettivamente socialsciovinista.


Ma il comunicato nel suo giudizio sull'accordo Ilva va oltre: 
"In una fase come questa segnata da un processo di spoliazione di diritti e salario - scrive l'Usb -  fondato sul modello derogatorio del Testo Unico del 10 gennaio 2014 che sembra non trovare, e non ha, un punto di fine, l'accordo Ilva è un indiscutibile fatto positivo. I tanti detrattori dell'accordo, spesso poco informati e poco istruiti o semplicemente strumentali, anziché valutarne la portata nella storia delle relazioni sindacali e sullo stesso sistema contrattuale, preferiscono minimizzarne il valore o addirittura archiviarlo tra gli accordi truffa.
Ilva, sul terreno strettamente sindacale, ha rappresentato una vertenza esemplare che andrebbe presa a riferimento per due ragioni di fondo".
Se non fosse tragico sarebbe da ridere: "spoliazione di diritti e salario fondato sul modello derogatorio del Testo Unico del 10 gennaio 2014"? Ma questo Testo Unico è stato firmato dall'Usb! Proprio per partecipare ai Tavoli in cui avvengono quelle spoliazioni!
Ma, come dicevamo, sull'Ilva l'Usb va oltre. L'accordo del 6 settembre diventa storico; la vertenza (lungo iter defaticante) diventa "esemplare", tanto che dovrebbe essere presa a riferimento...
Neanche i sindacati confederali osano tanto...

E sulle "due ragioni di fondo" il comunicato dell'Usb continua: 
"La prima è che la vertenza non è stata sostenuta e alimentata da una lotta adeguata dei lavoratori dei diversi stabilimenti. Gli scioperi (pochi purtroppo), che pure ci sono stati, sono stati un fatto episodico, più che il segno di un conflitto reale a sostegno della vertenza. Ciò significa che la determinazione e la soggettività della delegazione sindacale sono stati elementi decisivi per la conquista dell'accordo".
Della serie: gli operai hanno lottato poco (e, di grazia, di chi è principalmente la responsabilità se non dei sindacati che dopo il 9 ottobre 2017 non hanno neanche tentato uno sciopero, una fermata, ecc.?; per non parlare proprio dell'Usb che prima che entrasse nelle Rsu dichiarava e faceva scioperi ad "oltranza" quasi ogni mese, su problemi importanti o piccoli, poi da quando ha potuto partecipare ai Tavoli si è subito allineata all'andazzo dei confederali). Ma per l'Usb, gli operai sono stati negativi, invece la delegazione sindacale è stata brava! Il merito è della determinazione della delegazione sindacale. Bravi! Prendetevelo tutto questo (de)merito.

Infine, la seconda ragione che indica l'Usb diventa un esplicito elogio a Di Maio, vergognoso e falso.
Nel comunicato scrive:
"In secondo luogo occorre considerare che in questo lungo anno di trattative abbiamo dovuto lottare con l'intransigenza di Arcelor Mittal ma soprattutto con un contratto di vendita firmato dall'ex ministro Calenda e dalla multinazionale dell'acciaio che definiva dettagliatamente le condizioni economiche, ambientali, contrattuali ed occupazionali della cessione. L'accordo riscrive quel contratto sul terreno ambientale, contrattuale e occupazionale. Chiunque può cercare sul sito del ministero dello sviluppo economico la famosa proposta ultimativa di Calenda e apprezzarne le differenze con l'intesa raggiunta".
E' tutto falso! L'accordo del 6 dicembre, compreso l'Addendum ambientale, è una quasi fotocopia del piano Calenda; unica variante i numeri dell'assunzione presso ArcelorMittal (ma gli esuberi/licenziamenti restano eccome, la violazione dell'art. 2012 sta tutta, come la riduzione del salario, l'annullamento dei crediti retributivi, ecc. ecc. - Su questo leggete l'analisi punto per punto dell'accordo dello Slai cobas per il sindacato di classe). Questa posizione per cui ora l'accordo sarebbe tutt'altro di quello proposto dal governo precedente, serve solo per fare una sviolinata all'ingannapopolo Di Maio, che prima dell'elezioni ha detto una cosa e poi fa esattamente l'opposto, e soprattutto per giustificare la loro firma.
La firma dell'accordo Ilva mostra in realtà come questo sindacato, ora sostenitore del governo fascio-populista, non può più essere considerato sindacato di "base" e va attaccato e smascherato verso i lavoratori. 

Su un punto siamo, però, d'accordo con l'Usb: E' vero questa vertenza Ilva, per la sua importanza, va presa ad esempio, MA DELLA NATURA SERVILE DELL'USB.

Che gli operai Ilva iscritti all'Usb aprano gli occhi!

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