Gravi parole di denuncia pronunciate da Giorgio Assennato, già direttore generale di ARPA Puglia.
Quali criticità nell’addendum?
La radicale critica di
Assennato (che non gli impedisce, comunque, di sottolineare alcuni
elementi positivi dell’accordo, come l’accelerazione di alcuni termini
di ambientalizzazione) si concentra su due punti del documento in questione, il punto 3.3 e il punto 4.1.
Di cosa parlano?
Valutazione del Danno Sanitario (VDS)
Nel punto 3.3 dell’addendum, Mittal si impegna a «cooperare attivamente con ARPA Puglia, ASL e AReS allo scopo di aggiornare annualmente la Valutazione Danno Sanitario, in conformità ai criteri indicati dal Decreto Ministeriale 24 aprile 2013 […] da utilizzare anche al fine di fornire al pubblico una corretta e trasparente informazione riguardo al rischio attribuibile alle attività industriali dello stabilimento di Taranto».
Dov’è il problema in queste parole?
La criticità (o, per usare le parole di Assennato, la «presa in giro») sta nel riferimento ai «criteri indicati dal Decreto Ministeriale 24 aprile 2013». Per Assennato, infatti, il cosiddetto decreto Balduzzi ha di fatto privato la VDS della possibilità di rimettere in discussione l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). In soldoni,
secondo l’ex dg di ARPA, se i valori emissivi sono nei limiti previsti,
non si può rivedere l’AIA nemmeno in presenza di un acclarato disastro
sanitario. Pertanto, sostiene sempre Assennato, di fatto non vi è alcuna
possibilità concreta che la VDS concorra «allo scopo di migliorare ulteriormente le prestazioni ambientali dello stabilimento di Taranto» (addendum, 3.3).
Per uscire da questa impasse,
Assennato propone che Mittal effettui una valutazione autonoma del danno
sanitario, utilizzando non i criteri previsti dal decreto Balduzzi, ma
quelli della VDS pugliese o altri criteri validati riconosciuti al
mondo.
La produzione: 6 o 8 milioni di tonnellate?
Altro punto critico dell’addendum, nella valutazione di Assennato, è quello riguardante il limite massimo della produzione annua.
Secondo la valutazione espressa in passato da ARPA, il rischio
ambientale, data la vicinanza dello stabilimento al quartiere Tamburi,
diventerebbe accettabile, nonostante le migliorie, solo sotto i 7 (o
preferibilmente 6) milioni di tonnellate di acciaio prodotte ogni anno.
Secondo l’addendum, Mittal «dovrà confrontare il flusso di massa annuale autorizzato dall’AIA […] con il flusso di massa delle emissioni convogliate di polveri previste esercendo gli impianti ambientalizzati […] fino a 8 milioni di tonnellate».
Per Assennato le criticità sono due:
- Riferimento solo alle emissioni convogliate e non anche a quelle diffuse
- Scelta, come valore di riferimento, delle emissioni autorizzate e non di quelle reali attuali (molto più basse)
Quest’ultimo punto, in particolare, secondo il dott. Assennato smentisce l’idea che ogni aumento di produzione sia ad emissioni zero.
In aggiunta, l’addendum contempla l’eventualità di oltrepassare ancora il tetto degli 8 milioni di tonnellate/anno («una catastrofe»), valutando solo in questo caso «l’impiego, per la realizzazione dei volumi produttivi addizionali, di processi di produzione a basso utilizzo di carbone (quali processi di produzione a base di gas naturale)».
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