Sul futuro della Cementir, ora Cemitaly
dopo l’acquisizione da parte della tedesca Italcementi dei siti
italiani del gruppo Caltagirone, tutto tace. Un silenzio preoccupante,
che dura oramai da diversi mesi e che ha fatto scattare l’ennesimo
allarme da parte delle organizzazioni sindacali di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Che in una nota congiunta si rivolgono alle istituzioni (Comune, Provincia, Regione e comitato SEPAC la Task Force Regionale per l’occupazione)
per chiedere un incontro urgente, per discutere dei temi che da anni
sono al centro della vertenza: finanziamenti per la messa in sicurezza,
lo stato di attuazione del progetto di bonifica delle aree e della falda
e il rilancio industriale dello stabilimento tarantino.
“Come ben sapete la crisi che negli anni scorsi ha investito anche il comparto del cemento, ha avuto le sue ripercussioni sul nostro territorio – si legge nella nota dei sindacati -. Lo stabilimento Cementir di TaranTo, ora CEMITALY dopo l’acquisizione da parte del Gruppo ITALCEMENTI dei mesi
scorsi, ha infafii subito un graduale e significativo ridimensionamento sul piano produttivo (l’area a caldo è ferma dal 2014) e su quello occupazionale (attualmente sono 68 i lavoratori collegati in CIGS)”. Ad aggravare la situazione del sito tarantino, come ricordano le organizzazioni sindacali, “le recenti vicende giudiziarie relative al sequestro della loppa d’altoforno fornita dallo stabilimento Iva, hanno ulteriormente aggravato la situazione e, ad oggi, non si intravedono segnali positivi e di prospettiva futura per i 68 lavoratori attualmente collocati in CIGS per area di crisi industriaie complessa” la cui scadenza, rammentano alle istituzioni i sindacati, “è fissata al 22 dicembre 2018“.
Pertanto, organizzazioni sindacali e lavoratori, “estremamente preoccupati vista l’assenza di segnali su investimenti propedeutici alla messa in sicurezza, alla bonifica ed al rilancio industriale dello stabilimento CEMITALY di Taranfo, Vi chiedono un incontro urgente per valutare possibili iniziafive finalizzate alla tutela dei lavoratori”.
Gli ultimi capitoli della vicenda Cementir
Le ceneri della centrale Enel di Brindisi e la loppa (scorie liquide) dell’Ilva di Taranto sono tornate ad essere utilizzate nella produzione di cemento. O almeno hanno ottenuto il via libera dalla Procura di Lecce che lo scorso 2 agosto ha revocato integralmente il sequestro della Cementir Italia di Taranto (ora Cemitaly), parte dell’Ilva e della centrale Enel di Brindisi. Alla base del dissequestro, disposto su richiesta dei difensori delle società, c’è la perizia disposta dal Tribunale di Lecce nell’ambito dell’incidente probatorio celebrato nei mesi scorsi su richiesta della Procura. Nell’inchiesta dei magistrati salentini sono indagate 31 persone tra dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia spa, nonché ex titolari, commissari dell’Ilva e direttori dello stabilimento siderurgico. Nei loro confronti si ipotizzano i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata in relazione alla vendita di ceneri e loppa d’altoforno da parte di Enel e Ilva alla Cementir per produrre cemento. Su questi sospetti investigativi, basati su una consulenza della Procura ora completamente ribaltata dalle valutazioni della perizia, fu eseguito il 28 settembre 2017 il sequestro preventivo dei beni delle tre società. Poi la stessa Procura ha dissequestrato tutto. «I pubblici ministeri hanno riconosciuto, in particolare, – fa sapere Cemitaly spa in una nota – che le ceneri prodotte presso la centrale Enel di Brindisi e la loppa prodotta dallo stabilimento Ilva rispettano quanto previsto dalla norma tecnica e possono essere utilizzate per la produzione del cemento».
(leggi anche https://www.corriereditaranto.it/2018/08/02/ceneri-e-loppa-revocato-sequestro-cementir-ilva-e-enel/)
Lo scorso 20 giugno poi, presso la sede della Presidenza della Giunta della Regione Puglia, si è svolta una riunione dove sono state affrontate le varie problematiche riguardanti il sito di Taranto. Attualmente, le attività sono del tutto sospese, dopo che sono state terminate le scorte di magazzino della loppa lo scorso 19 marzo. Durante quella riunione furono presi impegni importanti sul salario dei lavoratori e il loro percorso di formazione presso la Regione. Durante il vertice i rappresentanti della Cementir resero noto alle parti di aver fornito all’ARPA Puglia uteriori specificazioni e integrazioni dell’istanza di modifica non sostanziale dell’A.l.A. da essa richieste e che il relativo procedimento autorizzativo fosse in via di definizione.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/06/20/cementir-vertice-a-bari-intesa-tra-azienda-sindacati-e-regione-sul-lavoro-in-attesa-della-italcementi/)
Molto negativa invece, la previsione sul futuro da parte dello Slai Cobas, da sempre in contrasto con i sindacati di categoria confederali sulla gestione della vertenza del cementificio. Lo scorso maggio il sindacato di base definì “le prospettive per il futuro nere. Italcementi non ha dato finora alcuna garanzia circa i lavoratori di Taranto attualmente in cassa integrazione. Il sito lo prende ma manca finora ogni piano di suo utilizzo e sopratutto Italcementi non lascia trasparire l’intenzione di volersi tenere gli operai“. Per questo lo Slai cobas presentò diverse proposte alternative da avanzare all’azienda, alla Regione e ai sindacati confederali “che hanno portato ai lavoratori sulla linea di difendere il sito industriale: avviare la bonifica della fabbrica e dell’area e non permettere che si vada da rinnovo a rinnovo assistenziale della CIG – senza mai tornare a lavoro; impugnare gli accordi sindacali; rinnovare le RSU che già sono ridotti a due – e sono ampiamente scaduti e che non si vuole rinnovare per conservare il monopolio sindacale ed escludere dai tavoli lo Slai cobas; riprendere la vertenza con la lotta visibile e manifestazioni alla fabbrica, alla Prefettura e alla Regione. I
I sindacati attendono di incontrare i rappresentanti della Italcementi per conoscere nel dettaglio il piano industriale per il sito di Taranto. Che potrebbe conoscere una nuova vita, dopo l’acquisizione dell’Ilva da parte di ArcelorMittal e del presumibile ingresso come concessionario della banchina del Molo Polisettoriale del porto di Taranto, da parte della società turca Yilport.
“Come ben sapete la crisi che negli anni scorsi ha investito anche il comparto del cemento, ha avuto le sue ripercussioni sul nostro territorio – si legge nella nota dei sindacati -. Lo stabilimento Cementir di TaranTo, ora CEMITALY dopo l’acquisizione da parte del Gruppo ITALCEMENTI dei mesi
scorsi, ha infafii subito un graduale e significativo ridimensionamento sul piano produttivo (l’area a caldo è ferma dal 2014) e su quello occupazionale (attualmente sono 68 i lavoratori collegati in CIGS)”. Ad aggravare la situazione del sito tarantino, come ricordano le organizzazioni sindacali, “le recenti vicende giudiziarie relative al sequestro della loppa d’altoforno fornita dallo stabilimento Iva, hanno ulteriormente aggravato la situazione e, ad oggi, non si intravedono segnali positivi e di prospettiva futura per i 68 lavoratori attualmente collocati in CIGS per area di crisi industriaie complessa” la cui scadenza, rammentano alle istituzioni i sindacati, “è fissata al 22 dicembre 2018“.
Pertanto, organizzazioni sindacali e lavoratori, “estremamente preoccupati vista l’assenza di segnali su investimenti propedeutici alla messa in sicurezza, alla bonifica ed al rilancio industriale dello stabilimento CEMITALY di Taranfo, Vi chiedono un incontro urgente per valutare possibili iniziafive finalizzate alla tutela dei lavoratori”.
Gli ultimi capitoli della vicenda Cementir
Le ceneri della centrale Enel di Brindisi e la loppa (scorie liquide) dell’Ilva di Taranto sono tornate ad essere utilizzate nella produzione di cemento. O almeno hanno ottenuto il via libera dalla Procura di Lecce che lo scorso 2 agosto ha revocato integralmente il sequestro della Cementir Italia di Taranto (ora Cemitaly), parte dell’Ilva e della centrale Enel di Brindisi. Alla base del dissequestro, disposto su richiesta dei difensori delle società, c’è la perizia disposta dal Tribunale di Lecce nell’ambito dell’incidente probatorio celebrato nei mesi scorsi su richiesta della Procura. Nell’inchiesta dei magistrati salentini sono indagate 31 persone tra dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia spa, nonché ex titolari, commissari dell’Ilva e direttori dello stabilimento siderurgico. Nei loro confronti si ipotizzano i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata in relazione alla vendita di ceneri e loppa d’altoforno da parte di Enel e Ilva alla Cementir per produrre cemento. Su questi sospetti investigativi, basati su una consulenza della Procura ora completamente ribaltata dalle valutazioni della perizia, fu eseguito il 28 settembre 2017 il sequestro preventivo dei beni delle tre società. Poi la stessa Procura ha dissequestrato tutto. «I pubblici ministeri hanno riconosciuto, in particolare, – fa sapere Cemitaly spa in una nota – che le ceneri prodotte presso la centrale Enel di Brindisi e la loppa prodotta dallo stabilimento Ilva rispettano quanto previsto dalla norma tecnica e possono essere utilizzate per la produzione del cemento».
(leggi anche https://www.corriereditaranto.it/2018/08/02/ceneri-e-loppa-revocato-sequestro-cementir-ilva-e-enel/)
Lo scorso 20 giugno poi, presso la sede della Presidenza della Giunta della Regione Puglia, si è svolta una riunione dove sono state affrontate le varie problematiche riguardanti il sito di Taranto. Attualmente, le attività sono del tutto sospese, dopo che sono state terminate le scorte di magazzino della loppa lo scorso 19 marzo. Durante quella riunione furono presi impegni importanti sul salario dei lavoratori e il loro percorso di formazione presso la Regione. Durante il vertice i rappresentanti della Cementir resero noto alle parti di aver fornito all’ARPA Puglia uteriori specificazioni e integrazioni dell’istanza di modifica non sostanziale dell’A.l.A. da essa richieste e che il relativo procedimento autorizzativo fosse in via di definizione.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/06/20/cementir-vertice-a-bari-intesa-tra-azienda-sindacati-e-regione-sul-lavoro-in-attesa-della-italcementi/)
Molto negativa invece, la previsione sul futuro da parte dello Slai Cobas, da sempre in contrasto con i sindacati di categoria confederali sulla gestione della vertenza del cementificio. Lo scorso maggio il sindacato di base definì “le prospettive per il futuro nere. Italcementi non ha dato finora alcuna garanzia circa i lavoratori di Taranto attualmente in cassa integrazione. Il sito lo prende ma manca finora ogni piano di suo utilizzo e sopratutto Italcementi non lascia trasparire l’intenzione di volersi tenere gli operai“. Per questo lo Slai cobas presentò diverse proposte alternative da avanzare all’azienda, alla Regione e ai sindacati confederali “che hanno portato ai lavoratori sulla linea di difendere il sito industriale: avviare la bonifica della fabbrica e dell’area e non permettere che si vada da rinnovo a rinnovo assistenziale della CIG – senza mai tornare a lavoro; impugnare gli accordi sindacali; rinnovare le RSU che già sono ridotti a due – e sono ampiamente scaduti e che non si vuole rinnovare per conservare il monopolio sindacale ed escludere dai tavoli lo Slai cobas; riprendere la vertenza con la lotta visibile e manifestazioni alla fabbrica, alla Prefettura e alla Regione. I
I sindacati attendono di incontrare i rappresentanti della Italcementi per conoscere nel dettaglio il piano industriale per il sito di Taranto. Che potrebbe conoscere una nuova vita, dopo l’acquisizione dell’Ilva da parte di ArcelorMittal e del presumibile ingresso come concessionario della banchina del Molo Polisettoriale del porto di Taranto, da parte della società turca Yilport.
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