Inquinamento, risarciti condomini al Tamburi
TARANTO
- Depositata nelle settimane scorse dal giudice unico del Tribunale di
Taranto la sentenza con cui ha deciso sul giudizio promosso da un
condominio, il primo, di cittadini residenti nel quartiere Tamburi che
ha chiesto che gli venisse riconosciuto il diritto ad essere risarcito
dei danni subiti a causa dell’inquinamento proveniente dallo
stabilimento industriale Ilva. Somme comprese tra gli undicimila e i
quindicimila euro a famiglia.
Il condominio, assistito dagli avvocati Massimo Moretti ed Eligio Curci, ha introdotto la propria azione risarcitoria dal 2006, formalizzando la prima richiesta stragiudiziale dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna in sede penale di amministratori e dirigenti Ilva per il reato di 'getto pericoloso di cosè. L'azione stragiudiziale è poi sfociata, viste le resistenze di Ilva spa a riconoscere il risarcimento in via bonaria, nel giudizio civile giunto a conclusione nelle scorse settimane. Il processo, dopo l’atto di citazione nel 2008, basato anche sulla perizia di parte prodotta dal condominio, ha avuto un percorso tortuoso, che ne ha allungato notevolmente i tempi, e non si esclude che possa proseguire anche in appello. Su richiesta di Ilva, che eccepiva un presunto conflitto di interessi, il giudice sostituì prudenzialmente il primo consulente tecnico di ufficio nominato. La perizia ha avuto tempi lunghi e costi elevati.
Durante il giudizio due dei condomini sono deceduti, e ciò ha comportato un allungamento dei tempi. Alla fine, però, è stato riconosciuto il nesso di causalità tra inquinamento subito e produzione industriale ed il conseguente diritto al risarcimento. I condomini dei Tamburi, tra i quali anche gli eredi dei due deceduti, hanno vinto la propria battaglia. Qualche giorno fa hanno ricevuto dai propri difensori gli assegni relativi ai risarcimenti riconosciuti in sentenza e liquidati da Ilva spa. Somme comprese tra gli undicimila e i quindicimila euro a famiglia che vanno a risarcire una voce di danno che per la prima volta viene riconosciuta in sede giudiziale, cioè il danno conseguente alla ridotta possibilità di godimento dell’immobile di proprietà a causa dell’inquinamento industriale proveniente dallo stabilimento siderurgico.
Una sentenza innovativa - ritengono gli avvocati Curci e Moretti - e che costituisce un precedente particolarmente importante in materia, anche perchè il diritto risarcitorio riconosciuto, e mai reclamato da nessun altro, appare difficilmente revocabile in sede di impugnativa, non dipendendo da valutazioni tecniche o da dati che possono essere suscettibili di varia interpretazione. Per oggi non possiamo che gioire del risultato raggiunto dai ribelli dei Tamburi - aggiungono - e sperare che questi risarcimenti riescano, almeno parzialmente, a lenire la pena di quanti hanno dovuto sopportare l’ingiusta compressione dei propri diritti a causa dell’inquinamento industriale".
Il condominio, assistito dagli avvocati Massimo Moretti ed Eligio Curci, ha introdotto la propria azione risarcitoria dal 2006, formalizzando la prima richiesta stragiudiziale dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna in sede penale di amministratori e dirigenti Ilva per il reato di 'getto pericoloso di cosè. L'azione stragiudiziale è poi sfociata, viste le resistenze di Ilva spa a riconoscere il risarcimento in via bonaria, nel giudizio civile giunto a conclusione nelle scorse settimane. Il processo, dopo l’atto di citazione nel 2008, basato anche sulla perizia di parte prodotta dal condominio, ha avuto un percorso tortuoso, che ne ha allungato notevolmente i tempi, e non si esclude che possa proseguire anche in appello. Su richiesta di Ilva, che eccepiva un presunto conflitto di interessi, il giudice sostituì prudenzialmente il primo consulente tecnico di ufficio nominato. La perizia ha avuto tempi lunghi e costi elevati.
Durante il giudizio due dei condomini sono deceduti, e ciò ha comportato un allungamento dei tempi. Alla fine, però, è stato riconosciuto il nesso di causalità tra inquinamento subito e produzione industriale ed il conseguente diritto al risarcimento. I condomini dei Tamburi, tra i quali anche gli eredi dei due deceduti, hanno vinto la propria battaglia. Qualche giorno fa hanno ricevuto dai propri difensori gli assegni relativi ai risarcimenti riconosciuti in sentenza e liquidati da Ilva spa. Somme comprese tra gli undicimila e i quindicimila euro a famiglia che vanno a risarcire una voce di danno che per la prima volta viene riconosciuta in sede giudiziale, cioè il danno conseguente alla ridotta possibilità di godimento dell’immobile di proprietà a causa dell’inquinamento industriale proveniente dallo stabilimento siderurgico.
Una sentenza innovativa - ritengono gli avvocati Curci e Moretti - e che costituisce un precedente particolarmente importante in materia, anche perchè il diritto risarcitorio riconosciuto, e mai reclamato da nessun altro, appare difficilmente revocabile in sede di impugnativa, non dipendendo da valutazioni tecniche o da dati che possono essere suscettibili di varia interpretazione. Per oggi non possiamo che gioire del risultato raggiunto dai ribelli dei Tamburi - aggiungono - e sperare che questi risarcimenti riescano, almeno parzialmente, a lenire la pena di quanti hanno dovuto sopportare l’ingiusta compressione dei propri diritti a causa dell’inquinamento industriale".
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