TARANTO – “La Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta sui casi di tumore tra gli operai del reparto Carpenteria, ma è legittimo chiedere, e lo faremo previa consultazione con i lavoratori, il fermo dell’impianto, in attesa degli accertamenti, con il suo eventuale spostamento in zone che possano essere più sicure o con una ulteriore verifica dei materiali trattati nella lavorazione”.
Lo scrive in una nota lo Slai Cobas per il sindacato di classe di
Taranto dopo l'avvio di una nuova indagine penale sulle malattie che
potrebbero essere messe in relazione all’inquinamento dell’Ilva.
Il pm Antonella De Luca, della sezione specializzata sugli infortuni sul lavoro, ha acquisito due relazioni (una di gennaio e un’altra di pochi giorni fa) dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl, relativi al reparto. Sarebbe stata riscontrata una quindicina di casi di tumore e disfuzione della tiroide.
Nei giorni scorsi un operaio del reparto, Nicola Darcante, di 39 anni, è morto a causa di un tumore che gli era stato diagnosticato sei mesi fa.
“Quello che però va denunciato - aggiunge lo Slai Cobas – è come Bondi abbia già dato la sua risposta parlando di 'assenza, dopo controlli, di esposizione ad agenti inquinantì. Questo contrasta con le denunce già recepite dall’Asl attraverso lo Spesal e testimonia anche su questo la volontà dell’azienda e del suo commissario di procedere lungo la sciagurata linea di negazione della realtà che si manifesta su tutti i campi, e che mette in serio pericolo la salute e la vita degli operai in fabbrica”.
Il pm Antonella De Luca, della sezione specializzata sugli infortuni sul lavoro, ha acquisito due relazioni (una di gennaio e un’altra di pochi giorni fa) dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl, relativi al reparto. Sarebbe stata riscontrata una quindicina di casi di tumore e disfuzione della tiroide.
Nei giorni scorsi un operaio del reparto, Nicola Darcante, di 39 anni, è morto a causa di un tumore che gli era stato diagnosticato sei mesi fa.
“Quello che però va denunciato - aggiunge lo Slai Cobas – è come Bondi abbia già dato la sua risposta parlando di 'assenza, dopo controlli, di esposizione ad agenti inquinantì. Questo contrasta con le denunce già recepite dall’Asl attraverso lo Spesal e testimonia anche su questo la volontà dell’azienda e del suo commissario di procedere lungo la sciagurata linea di negazione della realtà che si manifesta su tutti i campi, e che mette in serio pericolo la salute e la vita degli operai in fabbrica”.
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